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1° gennaio a Castelmonte. L’Arcivescovo benedice la croce di Celiberti e il Cammino di pace

Una grande croce in alluminio, incisa su una lastra alta due metri e mezzo, ben visibile ai piedi della scalinata che porta al santuario, a simboleggiare la Porta Santa. È l’imponente opera del maestro Giorgio Celiberti che sarà benedetta il 1° gennaio alle 11.00 (e non alle 11.15 come annunciato in precedenza) a Castelmonte dall’arcivescovo mons. Riccardo Lamba, in occasione della processione per le vie del borgo che anticiperà la solenne Celebrazione eucaristica nella solennità di Maria Madre di Dio.

La grande croce di Celiberti collocata ai piedi della scalinata di Castelmonte

Per vivere in modo particolare la visita al santuario giubilare, infatti, a tutti i fedeli, e in particolare ai gruppi organizzati, la fraternità dei Cappuccini ha voluto proporre per il 2025 una processione che, partendo dalla scalinata del piazzale e, passando attraverso il borgo e la piazzetta del pozzo, «aiuti a riscoprire nelle rocce di Castelmonte l’unica roccia su cui fondare la propria fede». Il primo pellegrinaggio verrà compiuto proprio il 1° gennaio, guidato dall’Arcivescovo che, successivamente, alle 11.30 presiederà la S. Messa.

Cammino di pace da Cividale a Castelmonte

Chi lo desidera potrà recarsi in pellegrinaggio a Madone di Mont anche partendo da Cividale. Alcune altre opere del maestro Celiberti, infatti, sono state collocate nei giorni scorsi nel Duomo e nel Museo cristiano di Cividale. In questo modo, i pellegrini potranno unire due luoghi sacri in un unico pellegrinaggio giubilare di pace. Proprio Celiberti, infatti, in una recente intervista alla Vita Cattolica ha espresso il desiderio di ricevere come dono per il suo 95° compleanno (da poco festeggiato), la notizia della pace.
Così, nel Duomo cividalese sono stati disposti quattro papiri in terracotta policroma che rappresentano i quattro vangeli e in chiesa si troverà anche un’apposita guida al pellegrinaggio, realizzata con la collaborazione della Pro Loco Nediške Doline. L’itinerario è stato pensato dai frati per essere scandito in tre tappe, accompagnate dalla preghiera del rosario e da alcuni stralci dell’enciclica “Pacem in terris” di San Giovanni XXIII. La prima tappa all’interno del Duomo di Cividale; la seconda a Carraria, all’inizio della salita verso Castelmonte; la terza ai piedi della grande croce di Madone di Mont.
Una seconda croce realizzata da Celiberti, anch’essa in alluminio, di dimensioni un po’ più ridotte rispetto a quella di Castelmonte, è stata collocata infine al Museo cristiano di Cividale, poiché da qui ha inizio il Cammino delle 44 chiesette votive delle Valli del Natisone.

L’Arcivescovo Lamba sale al santuario di Castelmonte con il rettore, p. Cereser, e gli altri frati (foto archivio)

L’invito del Papa: invochiamo Maria per generare speranza

La croce posta al Museo cristiano di Cividale
Uno dei papiri collocati in Duomo a Cividale

È stato lo stesso Papa Francesco ad inserire l’invito a recarsi in pellegrinaggio ai santuari mariani nella Bolla di indizione del Giubileo (Spes non confundit, 24). «In questo Anno giubilare – scrive il Santo Padre –, i Santuari siano luoghi santi di accoglienza e spazi privilegiati per generare speranza. Invito i pellegrini che verranno a Roma a fare una sosta di preghiera nei Santuari mariani della città per venerare la Vergine Maria e invocare la sua protezione».

Padre Cereser: «Disponiamoci a coltivare la speranza»

Ma come disporsi a coltivare la speranza, nell’Anno santo dedicato a questa virtù? Ce lo ricorda proprio il rettore del Santuario di Castelmonte, p. Andrea Cereser, sottolineando che «la speranza è un grande motore di azione e spinta alla vita!». «Chi è impaziente difficilmente sarà abitato e sostenuto dalla speranza e potrà guardare al futuro con fiducia e con una certa serenità», osserva il frate, da quel luogo privilegiato di quiete e pace che è Madone di Mont.

«Nella prospettiva dell’imminente Giubileo, disponiamoci a chiedere e a coltivare la virtù della speranza – esorta –, che ha bisogno, però, di essere sostenuta e di esprimersi concretamente con dei segni o delle opere di amore, che troviamo già diffusi nel mondo e che, a nostra volta, dobbiamo accogliere e promuovere. Papa Francesco, per quest’anno giubilare, ne indica alcuni: la pace, il restituire la speranza ai detenuti, agli ammalati, ai giovani, ai migranti, agli anziani, e in particolare alla promozione della paternità e della maternità».
Valentina Zanella

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