Nel secondo trimestre 2022 l’88% delle imprese intervistate è orientato al mantenimento dei risultati positivi del primo, il 17% addirittura a un miglioramento.
Le analisi dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine dei dati ISTAT per l’Italia, a giugno ’22, confermano un miglioramento del clima di fiducia delle imprese, da 111 a 113,6, ed un peggioramento di quello dei consumatori, da 102,7 a 98,3.
Questi risultati sono confermati anche per la provincia di Udine, dove ben l’81% delle imprese intervistate è orientato al mantenimento dei risultati positivi del primo trimestre 2022, inoltre ben il 17% ad un aumento e solo il 2% prevede un calo del fatturato.
Se questo sentiment sarà confermato dai fatti, il PIL italiano sarà, come previsto, del 3% circa.
Il rilancio dei servizi e turismo post pandemico contribuirà sostanzialmente all’aumento del PIL nel secondo e terzo trimestre.
Mantenere questo trend nel quarto trimestre è comunque sfidante, soprattutto per l’aumento dei costi energetici e delle materie prime e speculazioni relative. Aumento, come noto, che ha innescato una spirale inflazionistica importante.
L’aumento dei costi ha ovviamente innescato quello dei prezzi e non solo industriali, ma anche dei beni di consumo. Sin qui il mercato ha assorbito questi aumenti senza ridurre, in media, la quantità della domanda.
Da qui l’aumento dei fatturati e degli utili di molte imprese.
In prospettiva è probabile un rientro degli aumenti del costo di energia e materie prime entro fine anno, ma comunque i prezzi non scenderanno ai livelli del 2021.
Ne consegue un trend inflattivo che va raffreddato, probabilmente con un aumento progressivo dei tassi ed una stretta sulla liquidità. Sostanzialmente il macro ciclo economico entrerà nella fase down, che resterà tale per almeno un paio di anni.
Da questo scenario è esclusa la Cina, che prevede crescita costante ed inflazione controllata.
Va comunque sottolineato che le variabili sono molte, soprattutto geopolitiche, e quindi le previsioni sono volatili; forse qualche segnale aggiuntivo per definire meglio il forecast del ‘23 si avrà nei prossimi 6/8 mesi.
Le imprese nazionali e regionali hanno comunque dimostrato imprenditorialità tenace, flessibile, con spirito innovativo e con queste caratteristiche si potranno gestire adeguatamente gli scenari, definitivamente sfidanti, del prossimo futuro.
Infine, va considerato che la fiammata inflattiva ha diminuito sensibilmente la capacità di acquisto delle famiglie, con un impatto pesante sui redditi bassi.
La soluzione più rapida per ovviare a questo problema sociale appare essere la detassazione dei salari fino a circa 35/40.000 euro di RAL.
In parallelo probabilmente si elimineranno bonus, reddito di cittadinanza e simili che hanno prodotto distorsioni importanti nel mercato del lavoro e non solo.
In conclusione, scenario medio positivo per il secondo e terzo trimestre, sfidante quello a medio termine ma, con la proattività delle imprese e servizi ed una auspicata semplificazione e velocizzazione dell’amministrazione pubblica per un miglior utilizzo delle risorse ed a supportare “il fare”, in team up con il mondo produttivo, si riuscirà a gestire al meglio la prossima fase down del ciclo economico.
Inoltre, auspichiamo con fiducia una gestione dell’immigrazione tesa a coprire le attività lasciate libere, un orientamento scolastico efficiente, la valorizzazione del merito ed un sempre maggior supporto alla natalità, che sono più che mai prioritari per supportare la competitività del sistema.