Percentuale in aumento. Nel 2020-2021 era il 67%. Soddisfazione dell’Arlef
L’istruzione è uno dei nodi centrali del “Piano generale di politica linguistica per la lingua friulana 2021-2025” approvato dalla Regione su proposta dell’ARLeF. Fra i tre macro obiettivi individuati dal Piano c’è infatti quello di garantire l’apprendimento della lingua friulana a scuola, e i numeri delle adesioni dei genitori ci dicono che la stragrande maggioranza dei friulani lo condivide.
A sottolineare l’importanza della fotografia che ci offrono i dati dall’Ufficio scolastico del Friuli-Venezia Giulia è stato il presidente dell’ARLeF – Agenzia Regionale per la lingua Friulana, Eros Cisilino. «Secondo quanto emerge dai dati raccolti – ha commentato – i genitori che scelgono di aderire, per i propri figli, all’insegnamento della lingua e della cultura friulana a scuola è in crescita costante. Dato che va letto anche alla luce di un ulteriore aspetto, tutt’altro che relativo: la flessione degli iscritti. Ringrazio quindi tutto il mondo della scuola. In primis l’assessore regionale all’Istruzione, Alessia Rosolen, e il direttore generale dell’USR, Daniela Beltrame, per il costante impegno profuso nel garantire la presenza del friulano a scuola. Le ultime criticità, legate al reperimento degli insegnanti, sono ora state superate con l’approvazione delle nuove norme regionali che consentono il ricorso alla MAD anche per le ore di friulano. Anche l’ARLeF – ha aggiunto Cisilino – sta facendo la sua parte, in particolare mettendo a disposizione materiali e strumenti didattici per gli insegnanti. E va sicuramente a questi ultimi il merito per gli ottimi dati sulle iscrizioni: sono loro, infatti, che ogni giorno rendono possibile la trasmissione di una lingua che deve certo trovare in famiglia il primo luogo di incontro, ma necessariamente nella scuola il contesto dove questa conoscenza va approfondita e fatta diventare patrimonio culturale dell’intera comunità».
Guardando ai dati, emerge come nel caso della scuola dell’infanzia e della primaria, gli alunni sono passati dai 39.267 dell’anno scolastico 2019-2020 ai 33.893 del 2021-2022. Sensibile l’aumento percentuale degli aderenti al friulano. Se nel 2019-2020 si attestava al 76%, nell’anno in corso si parla dell’80%, ovvero di 27.139 bambine e bambini che studiano marilenghe a scuola.
Nella secondaria di 1° grado dove le adesioni, due anni fa, si attestavano al 45% si è passati al 50%. La situazione è dunque analoga a quella descritta sopra: sul totale di 15.338 alunni (e da 16.387 nel 2019-20), 7.718 frequentano le lezioni di friulano. Analizzando la situazione nel complesso – mettendo quindi insieme i dati della scuola dell’infanzia e della primaria con quelli della secondaria di primo grado – si evidenzia che nell’anno scolastico che sta per concludersi sono 34.857 le studentesse e gli studenti i cui genitori hanno scelto il friulano. In termini percentuali arriviamo al 70% del totale, pari a 49.231. Due anni fa, quando gli alunni erano 55.654, avevano scelto la marilenghe in 37.327, ovvero il 67%.
La consapevolezza dei genitori rispetto ai vantaggi di una formazione plurilingue sta maturando ed è senz’altro cresciuta in maniera evidente da quando, nel 2001, l’Ufficio scolastico regionale ha lanciato per la prima volta l’insegnamento della marilenghe nelle scuole, in attuazione della normativa statale di tutela (la legge 482/99). A dare forza a questa scelta ci sono senz’altro le numerose le ricerche scientifiche di livello internazionale, in particolare dell’Università di Edimburgo, che spiegano come il plurilinguismo faciliti l’apprendimento di altre lingue, come l’inglese, o di altre materie, si pensi alla matematica. Senza considerare che aumenta anche la capacità e la velocità di comprensione, oltre alla creatività, all’adattamento e all’apertura verso l’altro. «Quello friulano è un patrimonio culturale unico che dobbiamo preservare – ha ricordato ancora Cisilino – e uno dei più importanti strumenti per farlo è rappresentato proprio dall’insegnamento della marilenghe ai più piccoli che sono il nostro futuro e di quello della lingua».