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Cronaca

Da profughi a cittadini imparando a riparare biciclette

Al via a Udine un corso di formazione in ciclomeccanica rivolto a richiedenti asilo 

Il lungo e complesso cammino per diventare cittadini italiani passa necessariamente dal lavoro: ce lo insegna la storia delle migrazioni, anche di quella friulana. Per questo motivo il Centro Caritas diocesano promuove a Udine un corso di formazione in ciclo meccanica rivolto ai profughi richiedenti asilo che ha preso il via nei giorni scorsi presso il laboratorio appositamente realizzato dalla Caritas in via Buttrio a Udine.

L’idea che le due ruote potessero aiutare l’integrazione dei profughi è nata nel 2020 in collaborazione con l’associazione Fiab AbiciTUdine. A sollecitare questa intuizione non solo la sensibilità sociale del sodalizio, ma anche una questione concreta: chi usa le due ruote sa che è sempre più difficile trovare in città e nei paesi bravi artigiani della bicicletta. Un po’ per il declino della passione dei friulani per le attività manuali, un po’ per l’avanzare della cultura dell’usa e getta, questa professionalità artigianale si è rarefatta. La Caritas di Udine vi ha quindi visto una concreta opportunità di inserimento sociale e lavorativo dei profughi richiedenti asilo.

Dopo le prime positive esperienze, svoltesi presso l’officina della Fiab, il corso in partenza, della durata di 48 ore di lezione e laboratorio, vedrà l’esordio della nuova ciclo officina permanente del Centro Caritas allestita presso il magazzino di via Buttrio a Udine. “Questa iniziativa risponde perfettamente ai due obiettivi principali della nostra azione – spiega don Luigi Gloazzo, direttore della Caritas diocesana di Udine -: essere solidali con le persone in difficoltà non in modo assistenziale, ma promuovendone l’autonomia, e sensibilizzare e mobilitare la comunità ecclesiale e civile coinvolgendola direttamente in forme che creino e rafforzino legami solidali”.

L’iniziativa vede anche la fondamentale partnership di Leroy Merlin, leader nella distribuzione di articoli per il bricolage e il “fai da te”, che mette a disposizione gratuitamente parte degli strumenti di lavoro necessari agli allievi. “Collaboriamo già da tre anni con la Caritas – spiega Daniele De Cecco – a cui abbiamo messo a disposizione il nostro Dna: insegnare ad essere autonomi in un’ampia gamma di lavori manuali e fornire gli strumenti per farlo. C’è anche un importante risvolto ecologico legato all’economia circolare: ridare vita a mezzi usati e ridare utilità a prodotti che per noi non sarebbero più vendibili”.

Le biciclette su cui si interverrà sono invece donate da privati o da enti, ad esempio il Convitto Bertoni di Udine.

Gli utenti sono 6 richiedenti asilo accolti presso i centri della Caritas diocesana. Apprenderanno non solo le basi della ciclo meccanica, ma anche i fondamenti dell’economia circolare, del riuso e del riciclo. “Gli allievi arrivano dal Bangladesh e dal Pakistan ed hanno una età media di 25 anni – spiega Giulia Lionetti, operatrice del Centro Caritas dell’arcidiocesi -. Sono persone che hanno voglia di mettere in campo le competenze acquisite nel loro paese d’origine o che hanno voglia di acquisirne di nuove. Vogliono essere “riattivati” per dare un senso anche al tempo di permanenza nei centri di accoglienza. Il tutor del corso è un ciclomeccanico conosciuto attraverso AbiciTudine”.

Per l’integrazione sociale dei profughi, Caritas diocesana promuove anche corsi di sartoria e di falegnameria.

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