“Oggi la vita corre molto in fretta, preoccupati più del domani che di quello che si è vissuto, come fosse già perso. E invece esiste nella memoria di Dio, perché nell’ultimo giorno della vita ce ne chiederà conto”, ha sottolineato l’Arcivescovo.
Non buttiamo via tutto quanto ci è accaduto nel 2016, ma custodiamolo e meditiamolo nel cuore perché Dio ce ne chiederà conto. Questo il messaggio lanciato dall’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, nella S. Messa che, con il canto del “Te Deum”, ha concluso nel segno del ringraziamento l’anno civile 2016. Nella Messa vespertina di oggi, sabato 31 dicembre, già si celebrava Maria nel più grande dei suoi titoli, Madre di Dio. “La donna nella quale Dio mandò suo Figlio, nato da donna, ad entrare nella nostra condizione umana per farci diventare come lui, Figli di Dio, capaci per mezzo dello Spirito Santo di pregare, “Abbà, Padre”. Maria è unita a Gesù come nessun altro e dona e offre Gesù a ogni uomo”, ha ricordato mons. Mazzocato
Maria “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”, ci dice San Luca. “Era l’atteggiamento usuale di Maria – ha spiegato l’Arcivescovo -, che partecipava agli avvenimenti straordinari della vita di Gesù custodendo nel suo cuore quello che viveva, vedeva e ascoltava. Meditava per capirne il significato profondo. Maria è una donna ricca di memoria spirituale, che non dimenticava in fretta ii fatti e gli avvenimenti della vita. Maria così ci dà un esempio grande di come vivere la vita cristiana e concludere un anno”.
La prima condizione per concludere come cristiani un periodo della nostra vita “è quello di custodire nella memoria quello che abbiamo vissuto, ciò che ci è successo, quanto abbiamo ascoltato – ha spiegato mons. Mazzocato -. Custodirlo meditando, cioè comprendendolo nel suo significato più profondo. Gli avvenimenti cambiano e sono spesso imprevedibili. E le grazie del Signore ci sorprendono sempre. Il Signore non aspetta che gli diamo il permesso. Interviene, possiamo accorgercene solo dopo. Come? Ricordando e meditando, come faceva Maria e come suggerito in tutta la Sacra Scrittura. Il cristiano è un uomo di buona memoria. Anzi, ogni uomo dovrebbe avere buona memoria della sua vita. Perché quello che noi siamo, è frutto di ciò che abbiamo vissuto . Ciò che ci accade intorno dipende da come ci siamo comportati e da come gli altri si sono comportati. Se non abbiamo buona memoria non capiamo niente della vita”. Ed oggi, è riconosciuto da più di qualcuno, non c’è molta memoria. “Si corre in avanti – ha evidenziato il Pastore della Chiesa Udinese -, è una vita che corre molto in fretta, preoccupati più del domani che di quello che si è vissuto, come fosse già perso: “Quel che è stato è stato, non esiste più”, si dice. E invece esiste nella memoria di Dio, perché nell’ultimo giorno della vita ci chiederà cosa abbiamo fatto, perché noi siamo il risultato della nostra storia”.
Allora “Maria ci suggerisce oggi di custodire almeno gli avvenimenti più importanti di questo anno che si sta concludendo. Ricordarli e meditarli, cercare di capire perché sono stati importanti e dove si è manifestata la Provvidenza di Dio. Questa si mostra nei fatti della vita: se gli dimentichiamo non vediamo più Dio”.
Il secondo esempio, secondo l’Arcivescovo, ce lo danno i pastori. “Dopo aver visto, meditato e adorato il figlio di Dio, tornano glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto. Dopo che abbiamo ricordato quanto ci è accaduto quest’anno, concludiamo poi lodando e glorificando Dio. Trovo in molte persone la difficoltà a pregare ringraziando Dio . A volte perché qualcuno ha l’impressione di non aver nulla per cui ringraziare, perché si è dimenticato tutto. Oppure perché no si accorge di Dio nella sua vita”.
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