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Cronaca

Se n’è andato Rodolfo Castiglione

Fondatore dell’Ente regionale teatrale, del Teatro Club e anima della nascita del Giovanni da Udine, di cui è stato anche sovrintendente, Rodolfo Castiglione è morto all’età di 89 anni dieci giorni fa. La notizia della scomparsa è stata data dalla famiglia a tumulazione avvenuta, seguendo la sua volontà.

Se ne è andato in silenzio Rodolfo Castiglione, fondatore e direttore per oltre trent’anni dell’Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia e padre del Teatro a Udine e in Friuli. La notizia della sua scomparsa è stata resa pubblica dalla famiglia, rispettando le sue volontà, a tumulazione avvenuta.

Rodolfo Castiglione, nato a Udine nel 1927, è stato “il Teatro” in Friuli nella seconda metà del Novecento fino all’inizio del Nuovo Millennio. Alla sua passione e competenza si devono la fondazione del Teatro Club, del Palio Teatrale Studentesco, dell’Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia e del Teatro Nuovo Giovanni da Udine.

Nel 2015 l’ERT ha inaugurato nella sua sede di via Marco Volpe a Udine l’Archivio Rodolfo Castigione, nato dalla donazione di oltre undicimila pezzi di sua proprietà, una collezione di inestimabile valore fra recite, calendari, volumi, riviste, copioni originali, fotografie, nastri audio e film che racconta cento anni di storia teatrale e culturale del Friuli Venezia Giulia. 

Di seguito pubblichiamo la biografia di Castiglione scritta in occasione della consegna del Premio “Il Ventaglio d’argento”, avvenuta a Udine il 18 maggio 2007

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RODOLFO racconta CASTIGLIONE

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una biografia

 

La sua attività nel campo culturale comincia nel 1946. Un gruppo di studenti universitari udinesi costituisce il Circolo Udinese del Cinema, primo Cineclub del Friuli, seguito a breve tempo dalla Sezione Cinema del Circolo della Cultura e delle Arti, diretta da Callisto Cosulich ed alla quale fanno riferimento e prestano collaborazione Tino Ranieri e Tullio Kezich. Castiglione (ancora studente) viene incaricato di dirigere il Circolo friulano e lo fa con gravi sacrifici finanziari che si trascinano per sette anni, tanto che il Circolo, passato alla collaborazione dell’Università Popolare, sembra trovare una consistente ragione della sua continuità nella lodevole intenzione di raggiungere il pareggio di bilancio. Le proiezioni, comunque, si succedono fra il Cinema San Giorgio, l’Aula Magna della Manzoni, il Cinema Moderno (che era ubicato all’inizio di via Aquileia, dove attualmente si trova l’Istituto di Medio Credito del Friuli) e, buona ultima, l’Aula Magna del vecchio Malignani, attuale sede dell’Istituto Giacomo Ceconi. Contemporaneamente al suo impegno nel vivo dell’attività cinematografica, inizia, nello stesso 1946, il suo interesse per il teatro, questa volta come attore. Fonda insieme a Tiziano Cautero, il Teatro Sperimentale Udinese. Ha, come collaboratore, Umberto Chiarcossi e come “giudice’, al quale era stato demandato il compito di valutare il potenziale del giovane complesso udinese, Pier Paolo Pasolini. Ne nacque la serata commemorativa (nel decennale della morte) di Luigi Pirandello con affollatissima recita di “L’uomo dal fiore in bocca”, che diventerà il cavallo di battaglia di Tiziano Cautero, affiancato dallo stesso Rodolfo Castiglione. La recita era preceduta da una “lezione” di Umberto Chiarcossi sull’Autore, e fu un primo segnale di rinascita per un pubblico che si trovò, numeroso, all’appuntamento con la prosa.

Negli anni Cinquanta, dall’unione dei vari gruppi di amatori che si erano venuti affermando, nacque il Piccolo Teatro “Città di Udine” e Castiglione fu tra i promotori. Iniziò una attività intensa di attore (fu tra l’altro protagonista di “L’importanza di chiamarsi Ernesto” di Oscar Wilde, di “Uomini e topi” di John Steinbeck e di “Il bugiardo” di Carlo Goldoni) finché raccolse sulla sua persona le sorti del “Piccolo Teatro”, diventandone regista e direttore. In pochi anni, sotto la sua direzione, il Piccolo Teatro “Città di Udine” raggiunse un posto di primissimo piano fra i gruppi amatoriali d’Italia. Vinse, tra l’altro, per due volte (nel 1965 con una memorabile “Locandiera”; e nel 1967 con “Lulù” di Bertolazzi) il Festival nazionale di Pesaro. Venne designato, per ben due volte, a rappresentare l’Italia al Festival Mondiale del Teatro di Amatori, che ogni quatto anni si teneva al Teatro dell’Opera di Montecarlo (in occasione della seconda rappresentazione, “Andreuccio da Perugia” dal Decamerone, nella versione teatrale di Carlo Bernari, la principessa Grace di Monaco, che aveva presenziato in veste ufficiale alla recita, invitò la rappresentanza della Compagnia nel salotto annesso al suo palco, per congratularsi con gli attori ed il regista). Il “Piccolo Teatro” fu invitato a numerose rassegne in Italia e all’estero. Nel 1976 (anno del terremoto) fu incaricato da un gruppo di Enti ed Associazioni veneziane (Comune, Biennale, Teatro “La Fenice”  e Facoltà di Architettura “Cà Foscari”, che avevano promosso una serie di manifestazioni di solidarietà e memoria per il terremoto del Friuli), di presentare al pubblico, nella Chiesa di San Lorenzo sconsacrata, la prima rappresentazione di “I Turcs tal Friûl” di Pierpaolo Pasolini, nel primo anniversario della sua morte.

Si deve a Castiglione, inoltre, l’idea della costituzione del Teatro Club. In una città priva di qualsiasi struttura adatta allo spettacolo, dopo la demolizione del Teatro Puccini, Castiglione ebbe l’idea di costituire un club che riunisse un pubblico di appassionati del teatro per preparare una forza, una spinta di pubblica opinione, capace di sollecitare il pubblico potere per la ricerca di una soluzione ed arrivare, percorso lungo ma unica risorsa, a dotare la città di un teatro, per la musica e per la prosa. Con grande sorpresa, un semplice trafiletto sul giornale con il quale Castiglione chiamava, nella sala maggiore dell’Automobile Club (che attualmente è sede dell’Ambassador Hotel), coloro che fossero interessati, attirò l’attenzione e provocò l’adesione di un folto pubblico che seduta stante, in una sala affollatissima, gettò le basi per la costituzione del Teatro Club (9 novembre 1960). I primi anni Sessanta videro agitare, subito, l’interesse per il teatro di prosa; dapprima con “serate” dedicate ad autori o temi che il teatro di allora andava a scoprire, e furono scelti i soli posti dove si poteva tenere questo tipo di attività teatrale (la sala Ajace, l’Auditorium Zanon, l’Aula Magna del Manzoni e, diventata in un certo senso la sede stabile del Teatro Club, la sala dell’Associazione Industriali).

Fu in una rapida progressione che si tentò, presso l’Auditorium Zanon, lo spettacolo vero e proprio, con ingresso a pagamento per far fronte al cachet di una “vera compagnia”: il Teatro dei Gufi. Si giocavano, in quella prima occasione, tutte le modeste risorse del Teatro Club e un insuccesso avrebbe sconsigliato il ripetersi con altri esperimenti. L’iniziativa ebbe invece un successo che, inequivocabilmente, dimostrava l’esistenza, nella città e nei comuni attorno, di un pubblico che chiedeva una attività regolare e quindi un ripetersi di occasioni alle quali avrebbe risposto anche sacrificandosi nella scelta del luogo dove assistere agli spettacoli, nell’attesa di un vero teatro per la città. Fu l’inizio di quella spinta che mosse l’amministrazione comunale, in primo luogo, a considerare il teatro non un semplice luogo dove la gente si ritrova per compiere “quella orribile cosa che si chiama ammazzare il tempo” (Federico Garçia Lorca), ma un segno concreto del suo grado di civiltà. Individuato nel Cinema Roma, di proprietà dei Servi di Maria della Basilica delle Grazie, il solo locale dotato di un palcoscenico, sia pure di modeste proporzioni, e di due camerini (uno per le attrici e uno per gli attori), si proposero le prime stagioni di prosa. Il Teatro Club si giovò per questa decisione anche della disponibilità del Teatro Stabile di Trieste, che essendosi costituita nel 1963 la Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, ebbe la qualifica di Teatro Stabile Regionale e per giungere a questa decisione dovette dimostrare la sua presenza nel territorio della Regione. Ne derivò un accordo con le prime realtà del territorio e si arrivò, nel 1969, alla costituzione dell’Ente Regionale che Castiglione diresse con continuità fino nel nuovo Millennio. Portando, progressivamente, a programmare una stagione di prosa e numerosissime attività collaterali in oltre 20 teatri nella Regione.

Il risultato, per Udine, fu il cartellone della stagione 1969/70. Portate a due le serate degli spettacoli in abbonamento, dividendo la programmazione, sempre in ragione della assenza di strutture capaci per gli spettacoli di maggiore impegno, in parte con il Teatro Ristori di Cividale (dotato di un teatro regolare e dove il pubblico udinese si trasferiva con mezzi propri o facendo uso dei pullman organizzati per le circostanze) il Teatro Club realizzò una stagione di grandissimo valore, che farebbe felici i programmatori di oggi. Essa vedeva impegnati attori del valore di Lilla Brignone, Anna Proclemer, Valeria Moriconi, Laura Adani, Carla Gravina, Franca Nuti, Alida Valli, Gino Cervi,  Alberto Lionello, Tino Carraro , Aroldo Tieri, Gianrico Tedeschi, Gianni Santuccio, Giulio Bosetti, Renzo Giovampietro, Mario Scaccia, per citarne solo alcuni.

Il programma comprendeva uno spettacolo che vedeva riuniti circa 60 interpreti e che fu, per molti aspetti, un avvenimento oggi irripetibile: “Cinque giorni al porto” di Vico Faggi e Luigi Squarzina con il Teatro Stabile di Genova.

Siamo al 1970 e Udine inaugurò, finalmente, il Teatro delle Mostre, che aveva per allora, una linea elegante e pochissime limitazioni. Vale la pena di raccontare come si arrivò alla costruzione di questa sala e delle sua attrezzature. Il progetto del Palazzo delle Mostre doveva realizzare la sede delle manifestazioni fieristiche e prevedeva una sala di contrattazioni e di convegni, priva di palcoscenico camerini per gli attori, tipici di un teatro che, nell’incarico assunto dal pro getti sta, non era previsto. Il Teatro Club, con il suo Presidente, il prof. Ciro Nigris, e con il suo direttore Rodolfo Castiglione, presero contatti con il progettista arch. Gianni Avon e lo trovarono disponibile a fare di quella sala di contrattazioni, il teatro di cui la città mancava, con una serie di “variazioni” in sede di realizzazione. Ma ci fu un altro episodio risolutivo. Il presidente del CONI, Manlio Benedetti, portò da Roma la proposta del CONI appunto, di una assegnazione di 300 milioni di lire se al progetto del Palazzo delle Mostre fosse aggiunta anche la realizzazione di una piscina, della quale Udine era sprovvista. Tocco d’artista del cav. Benedetti: il contributo era disponibile a condizione che i lavori avessero inizio con il 31 dicembre di quell’anno. Per la prima volta, per non perdere un contributo che non si sarebbe potuto giustificare, venne presa la decisione e furono completate le pratiche per autorizzare l’inizio dei lavori di costruzione entro il 31 dicembre di quel 1969. E il 10 novembre del 1970 il Teatro delle Mostre venne inaugurato da un pubblico, come era ancora in uso a quel tempo, in abito da sera. Il Sindaco di allora, prof. Bruno Cadetto, volle che  l’inaugurazione fosse affidata al Piccolo Teatro “Città di Udine”, con lo spettacolo “Le smanie per la villeggiatura” di Goldoni, per la regia di Rodolfo Castiglione.

Cominciò quindi la lunga serie di stagioni in abbonamento con un seguito di spettatori che superò i 2.500 abbonati e che fece registrare un record nelle code per ottenere l’abbonamento. Nei primi anni infatti il pubblico doveva contendersi i posti ed i turni di abbonamento e la fila. Sotto la spinta dei suoi più esigenti spettatori che puntavano ad assicurarsi i posti migliori, cominciò, anno dopo anno, a formarsi sempre con maggior anticipo fino a raggiungere per la stagione 1985/86 un record che mise a dura prova la resistenza del pubblico. La fila, nella quale gli spettatori, unendosi spesso in coppia e alternandosi, affrontarono la coda, iniziò nel pomeriggio del giovedì per assicurarsi i posti migliori che venivano messi a disposizione a partire dalle ore 9 del sabato!

Temendo un crollo della buona volontà e della resistenza del pubblico, a partire dalla stagione 1986/87 fu introdotta la formula che prevede la facoltà, concessa agli abbonati della stagione precedente, di confermare l’abbonamento al posto e al turno già acquisito.

Si venne, nel frattempo, a rendere sempre più pressante la richiesta del pubblico nei confronti della Amministrazione Comunale per le decisioni relative al teatro comunale. Castiglione ebbe una parte attiva nel complessivo intreccio degli avvenimenti, battendosi in una diretta contestazione con il progettista, e durata lunghissimi anni, contro la realizzazione di un progetto assurdo, che realizzato su un unico piano circolare, riduceva la visuale del pubblico della prosa a circa 600 persone: poco più di quelle del Teatro delle Mostre, ma con una spesa di oltre 30 miliardi.

Finalmente, dopo 9 anni di battaglie, la verità sostenuta da Castiglione venne raccolta dal Comune, essendo succeduto nel frattempo, quale Sindaco, il dott. Bressani al compianto avvocato Candolini. La progettazione, nella attuale definitiva stesura, ebbe finalmente la sua inaugurazione il 18 ottobre 1997. Nel 2000, dopo alterne vicende, Castiglione ne assunse la direzione della stagione di prosa e la carica di sovrintendente.

Nel frattempo e negli anni successivi Castiglione ricoprì anche numerose cariche in sede  nazionale e regionale. Fu componente del Comitato di Coordinamento Prosa presso l’AGIS di Roma; vice-Presidente dell’ Associazione Nazionale Attività Regionali Teatrali e vice-Presidente del Teatro stabile di Prosa del Friuli-Venezia Giulia.

                                                                      

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Rodolfo Castiglione

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