Toglie il velo in classe, la mamma la scopre e la picchia. Una ragazzina di origini nordafricane, studentessa in una scuola superiore di Udine, è stata per questo collocata in una struttura protetta. «In Italia si rispetta la nostra legge e la religione non si impone a bastonate», ha dichiarato la presidente del Friuli-Venezia Giulia, Debora Serracchiani
Toglie il velo in classe, la mamma la scopre e la picchia. Una ragazzina di origini nordafricane, studentessa in una scuola superiore di Udine, è stata per questo allontanata d’urgenza da casa, dove abitava con i genitori e i fratelli. La Polizia, d’intesa con i servizi sociali, l’ha collocata in una struttura protetta. Il caso è stato scoperto nei giorni scorsi. Un pomeriggio la mamma della giovane si è presentata a scuola prima della fine delle lezioni, ha sorpreso la figlia senza il velo a coprirle collo e capelli secondo i dettami della religione islamica e ha preteso di riportarla immediatamente a casa. Pare infatti che la famiglia avesse imposto il velo alla ragazzina mentre lei, che non avrebbe voluto portarlo, se lo levava non appena arrivata in classe e lo rimetteva prima che i genitori l’andassero a prendere a scuola.
Il colloquio con gli insegnanti e il dirigente scolastico, davanti alla ragazzina spaventata che era corsa in classe a rimettersi il velo, non sono bastati a far desistere la madre. E di fronte alla sua ferma intenzione di riportare la figlia a casa ha dovuto acconsentire all’uscita anticipata. E’ la mattina seguente che, tornata a scuola, la ragazzina si è confidata con i professori raccontando di essere stata violentemente picchiata dalla mamma per non aver indossato il velo e di essere terrorizzata dalla punizione ancora peggiore che avrebbe potuto infliggerle il padre al rientro a casa dopo alcuni giorni di assenza per motivi di lavoro insieme al fratello maggiore.
La scuola ha avvisato subito la Polizia che, nell’interesse della minore, l’ha portata in una struttura protetta a sua garanzia, segnalando il fatto alla Procura di Udine e a quella dei minori di Trieste. La ragazzina, accompagnata in pronto soccorso per essere medicata, tre giorni di prognosi, ha accettato il trasferimento esprimendo solo il desiderio di poter tornare al più presto a scuola. La madre invece avrebbe ammesso di aver alzato le mani sulla figlia, ma solo per aver tenuto un cattivo comportamento e non per motivi religiosi.
La donna è indagata dalla Procura di Udine per l’ipotesi di abuso dei mezzi di correzione. Le indagini dovranno ora verificare tutti i contorni della vicenda, anche sugli altri componenti del nucleo familiare, da anni residente in Italia e ben integrato nel contesto lavorativo. La ragazzina dovrà essere ascoltata con un’audizione protetta.
«In Italia si rispetta la nostra legge e la religione non si impone a bastonate. Su questo dovremo essere ancora più chiari», ha dichiarato la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, ricordando che la Regione «si impegnerà per favorire un’autentica integrazione valoriale delle famiglie straniere di recente insediamento».
Vittima una ragazzina di origini nordafricane, studentessa in una scuola superiore di Udine