L’Arcivescovo: continuate a godere fino alla fine dei frutti spirituali del Giubileo (abbondanti in Friuli) per poi impegnarsi nel progetto delle «collaborazioni pastorali»
«È questa la porta del Signore (Sal 118,20). Una Chiesa esperta di misericordia, testimone di comunione, aperta alla missione»: è il titolo del Messaggio dell’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, alla Chiesa Udinese in occasione dell’avvio dell’Anno pastorale 2016/17 che nei suoi primi mesi sarà caratterizzato anche dalla chiusura (nella festa di Cristo Re, il 20 novembre) dell’Anno Santo della Misericordia voluto da Papa Francesco. E proprio da qui, da questo speciale tempo di grazia, muove l’Arcivescovo: «L’Anno giubilare – scrive infatti mons. Mazzocato nel suo Messaggio – sta portando una ventata di rinnovamento spirituale nella coscienza di tanti cristiani e nelle nostre comunità. Molte testimonianze ci mostrano come lo Spirito Santo abbia sempre la potenza di aprire la porta del cuore anche degli uomini, apparentemente distratti e refrattari, e risvegliare sentimenti di conversione, di umiltà, di preghiera, di amore». A questo tema è dedicato lo speciale di apertura del settimanale diocesano “la Vita Cattolica” in distribuzione oggi agli abbonati e domani (giovedì 28 settembre) in edicola. Oltre alla sintesi e alla versione integrale del messaggio e alla presentazione dei prossimi appuntamenti giubilari, un interessante reportage sui frutti dell’Anno Santo al santuario di Castelmonte, visitato per l’occasione da poco meno di 300 mila pellegrini per chiedere a “Madone di Mont” le grazie più disparate, come la nascita di un figlio, l’incontro con un bravo fidanzato/a o semplicemente la promozione a scuola o trovare un lavoro.
Ecco dunque la prima indicazione ed obiettivo per questo nuovo Anno pastorale, l’invito alla Chiesa udinese a vivere con slancio ed entusiasmo anche la chiusura del Giubileo straordinario della Misericordia: «È ancora aperta in Cattedrale e nei santuari la Porta della Misericordia – scrive l’Arcivescovo –. Essa continua ad essere una fonte di grazie in mezzo a noi. Per questo vogliamo ancora attraversarla con fede e umiltà e valorizzare al meglio, fino alla sua conclusione, il 13 novembre, l’Anno giubilare».E la Porta della Misericordia è proprio il fil rouge del Messaggio del Pastore della Chiesa udinese e che conduce al secondo obiettivo di questo Anno pastorale: «Partendo da questa porta – prosegue mons. Mazzocato –, guardiamo avanti verso un ulteriore e grande obiettivo sul quale stiamo lavorando da tempo. Anche se fisicamente la chiuderemo, nella nostra diocesi manterremo spalancata la Porta della Misericordia. Vogliamo, cioè, continuare a camminare sulla strada della misericordia di Gesù in un modo particolare: guidando le nostre parrocchie e tutte le comunità a crescere nella comunione tra loro, nell’accoglienza reciproca, nella condivisione dei doni e dei carismi che ognuna ha. Ci avviamo nel progetto delle Collaborazioni pastorali». «Sarà un cammino – sottolinea ancora l’Arcivescovo – che ci occuperà nei prossimi anni e sul quale ci sentiamo spinti dallo Spirito del Signore Gesù. Egli ci chiama a rafforzarci nella comunione per essere più forti nella missione di trasmettere la nostra fede».
«La comunione di fede, di preghiera e di reciproco aiuto tra parrocchie farà trasparire la gioia che Gesù dona a chi crede in lui e fa parte della sua Chiesa. Questa gioia è contagiosa, è missionaria e attira le persone. Ha attirato gli abitanti di Gerusalemme che si convertirono vedendo che i primi cristiani erano “un cuor solo e un’anima sola”. Convertirà ancora a Gesù tanti nostri fratelli che cercano pace e speranza. “L’unione fa la forza”: è un proverbio che possiamo applicare anche alla Chiesa. Col nostro progetto diocesano cercheremo di essere più uniti scambiandoci doni e risorse tra persone e tra comunità per essere assieme missionari e testimoni più convinti e convincenti».
Due sono le condizioni affinché questo progetto abbia successo:
• «che la nostra Chiesa diocesana sia una porta ben spalancata in modo che in ogni occasione le persone possano entrare e si sentano accolte senza condizioni – spiega mons. Mazzocato -, come nel banchetto di nozze della parabola evangelica. Per questo le parrocchie non devono essere chiuse in se stesse ma ben presenti e vive dentro i paesi e le città»;
• «che essa sappia offrire – evidenzia ancora l’Arcivescovo – a chi entra l’incontro vivo con il Signore Gesù nella sua Parola, nei sacramenti, nella carità fraterna. Le persone hanno bisogno di respirare, nelle nostre parrocchie, l’aria nuova del Vangelo l’entusiasmo dei due discepoli di Emmaus che corrono per annunciare: “Abbiamo visto il Signore!” e la gioia di essere “un cuor solo e un’anima sola”».