«Dì speranza» è uno spettacolo emozionante per raccontare e rivivere il cammino di “passione” del popolo friulano nel primo anno di terremoto: mette in dialogo artistico la cronaca testimoniale dell’evento del 6 maggio 1976, i Salmi nella traduzione in lingua friulana, il testo poetico di Charles Péguy e due scritti di mons. Duilio Corgnali
Uno spettacolo emozionante tra musica, immagini e parole per raccontare e rivivere il cammino di “passione” del popolo friulano nel primo anno di terremoto: è questo «Dì speranza», lo spettacolo teatrale/musicale con cui l’Arcidiocesi di Udine fa, ancora una volta, memoria del 40° anniversario del sisma in Friuli. La “prima” messa in scena sabato 3 settembre alle 21 nella suggestiva cornice del Duomo di Udine (il 10 settembre lo spettacolo sarà a Gemona e il 24 a Tolmezzo). Lo spettacolo prodotto dal Css Teatro stabile di innovazione del Friuli-Venezia Giulia è realizzato grazie al sostegno Regione, nell’ambito delle iniziative di questo 40° anniversario, e alla partecipazione della Fondazione Crup. «Dì speranza» – la cui ideazione artistica è di Alberto e Giuseppe Bevilacqua e che vanta musiche originali di Renato Miani, le immagini di Stefano Bergomas e la partecipazione, tra gli altri, di Elsa Martin come voce solista – in forma del tutto inedita mette dunque in dialogo artistico la cronaca testimoniale dell’evento del 6 maggio 1976, i Salmi nella traduzione in lingua friulana, il testo poetico di Charles Péguy e due scritti di mons. Duilio Corgnali, in voci e immagini di evocazione. A dar vita allo spettacolo saranno Anna Apollonio (violino), Enrico Cossio (oboe e corno inglese), Margherita Cossio (viola), Serena Vizzutti (arpa), Mauro Verona (corno) e Luca Zuliani (contrabbasso). Nella foto, la presentazione dello spettacolo: da sinistra Miani, mons. Corgnali, Bevilacqua e Maffei.
«Lo spettacolo teatrale/musicale che proponiamo – spiega proprio mons. Duilio Corgnali, coordinatore della Commissione diocesana per il 40° anniversario del terremoto –, vuole evocare quel lungo tratto di “passione” vissuto dal popolo friulano soprattutto nel primo anno di terremoto. Quel primo anno è stato cadenzato da centinaia di scosse telluriche. Il riferimento comune va al 6 maggio, ma quella è stata soltanto la prima grande scossa distruttrice. Ne sono seguite molte altre, due particolarmente violente: quella dell’11 settembre e poi quella risolutiva del 15 settembre. Dopo una estate di polvere, di tende, di pioggia e di vento, ma anche di grande solidarietà nazionale e internazionale e anche di assemblee popolari e di manifestazioni dei terremotati a favore di una ricostruzione-rinascita del Friuli a misura di popolo, il 15 settembre di 40 anni fa spazzò via ogni illusione di facile e svelta rinascita. Di più, il sisma di settembre, dati i ritardi sul baraccamento e l’inverno alle porte, costrinse i terremotati a vivere l’esperienza dell’esodo, un fatto lacerante e angoscioso per le comunità colpite dal terremoto». «Un anno – prosegue il presule – sempre in bilico tra disperazione e speranza in cui le fondamenta cristiane del popolo friulano hanno giovato non poco a illuminare, dopo la notte, “il mattino che sorge”. La Chiesa friulana ha scritto in quel primo anno di terremoto una delle pagine più belle della sua storia bimillenaria. Abbiamo ritenuto di offrire ai friulani d’oggi l’opportunità di rivivere quei giorni con l’occhio posato sull’oggi, non tanto per ricordare ma soprattutto per trarre linfa per affrontare i vari sismi che insidiano la vita di oggi. Perché ogni giorno che viviamo sia sempre un dì della speranza».
«Quando don Duilio Corgnali – spiega Giuseppe Bevilacqua che, assieme ad Alberto Bevilacqua, ha firmato l’ideazione artistica dello spettacolo – ci pone la domanda di chi abbia oggi memoria di quel primo anno di terremoto, con la forza di un testimone di quell’evento, ne porta con se’ un’altra: che cosa, oggi, raccogliamo come eredità, dal vissuto profondo delle comunità friulane raccoltesi spontaneamente come vicinie, dai primissimi giorni, ad affrontare prima l’emergenza e poi la ricostruzione-rinascita? Altre macerie popolano la vita di molti, oggi, nutrite di indifferenza, vuoto e insignificanza; ma se si è potuto vivere di speranza quarant’anni fa, perché non potremmo farlo anche oggi, sentendoci ancora e più che mai umanità in movimento che si rifiuta di cedere alla disperazione?». Un lavoro dunque che vuole «suggerire che nei “fatti” del terremoto forse ci si può riscoprire nuovamente comunità di destino, con uno sguardo di speranza verso la ricostruzione morale che ci attende da tempo».
Nel corso delle tre serate saranno raccolti fondi per le popolazioni colpite dal sisma che il 24 agosto ha messo in ginocchio vasti territori dell’Italia centrale. Le donazioni raccolte faranno parte della più ampia iniziativa diocesana che sarà intrapresa in comunione con la Chiesa italiana.
La “prima” sabato 3 settembre alle 21 nel Duomo di Udine. Il 10 Tolmezzo e il 24 a Gemona