L’indagine congiunturale del primo trimestre 2016 di Confindustria evidenzia un rallentamento della produzione industriale del 3,3%.Anche le vendite rallentano per effetto, soprattutto, del calo delle esportazioni: vendite Italia leggermente negative (-1,3%), vendite estero da +6,4% a -5,4%, con totale a -3,7%. In controtendenza invece l’indicatore dell’occupazione (+0,4%). Bono: “Ricostruire il manifatturiero”
Un peggioramento di quasi tutti i principali indicatori congiunturali e un andamento “riflessivo” degli indicatori tendenziali, emergono dall’indagine congiunturale relativa al primo trimestre 2016 effettuata da Confindustria del Friuli Venezia Giulia su un campione delle imprese regionali. Secondo gli industriali, “le buone performance raggiunte dal settore industriale nell’ultimo periodo del 2015 non trovano, alla fine dei primi tre mesi del 2016, l’auspicata conferma. La debole ma costante ripresa iniziata verso la fine del 2014 segna quindi all’inizio dell’anno in corso un sensibile rallentamento”. La produzione industriale rallenta, segnando -3,3%. Anche le vendite rallentano per effetto, soprattutto, del calo delle esportazioni: vendite Italia leggermente negative (-1,3%), vendite estero da +6,4% a -5,4%, con totale a -3,7%. In controtendenza invece l’indicatore dell’occupazione (+0,4%). Rispetto allo stesso trimestre del 2015 la produzione industriale rallenta, ma si mantiene positiva (+0,1% dal +5,2%). Le vendite totali segnano +0,4%; le vendite Italia scendono da +3,9% a +0,2%, quelle estero dal precedente +2,4% calano a +0,4%. Per quanto riguarda gli altri indicatori, i nuovi ordini si mantengono di poco positivi sia nel confronto congiunturale (+0,1%), che nel confronto tendenziale (+2,6%). Per il secondo trimestre 2016 le previsioni di breve periodo espresse dagli operatori intervistati risultano in controtendenza rispetto ai risultati non buoni, e orientate all’ottimismo. Prevale la previsione di stabilità ma per tutti gli indicatori esaminati migliora sensibilmente la previsione di aumento e altrettanto sensibilmente diminuisce la previsione di diminuzione. L’aspettativa migliore è quella relativa alla domanda estera, per la quale il 24% degli operatori prevede un aumento, il 7% la diminuzione.
“Il 2015 si era concluso con dei risultati molto buoni per il settore produttivo regionale e si sperava di trovare in questa ultima indagine di fine marzo una conferma che li consolidasse. Purtroppo, la conferma non c’è stata”. E’ il commento del presidente di Confindustria FVG, Giuseppe Bono, ai dati dell’indagine congiunturale sull’industria regionale nel primo trimestre dell’anno. Secondo Bono “le cose stanno sì andando un po’ meglio di un anno fa ma la crescita, anche a livello nazionale, è troppo debole, incerta e soggetta a frequenti rallentamenti e ricadute perché si possa pensare che con questo trend si possa tornare ai livelli pre-crisi in tempi accettabili. Le riforme strutturali avviate, e soprattutto quelle realizzate e messe in cantiere dall’attuale Governo, vanno nella direzione giusta per liberare risorse da destinare a fini produttivi, per accelerare i procedimenti amministrativi e per mitigare l’eccessiva imposizione fiscale. Ma da sole neanche le riforme sono sufficienti”. “Dal 2008 ad oggi – ricorda il leader degli industriali – dopo una doppia recessione il Pil è calato quasi del 10% e si stima che almeno metà di questa riduzione è frutto della distruzione delle capacità produttive del Paese. Priorità assoluta è quindi, bisogna rendersene conto, quella di favorire il più possibile la ricostruzione del tessuto manifatturiero. E’ questa la strada maestra da percorrere senza incertezze se si vuole dare concrete e strutturali prospettive di crescita all’economia nella sua interezza. La manifattura è il centro nevralgico degli scambi intersettoriali perché acquista più di ogni altro settore produttivo beni e servizi dal resto dell’economia. Per questo, come ci dicono stime autorevoli, la produzione di un euro in più di beni manufatti ha un effetto moltiplicatore quasi doppio sull’output dell’intera economia. Solo una politica nazionale, ma anche regionale nell’ambito della propria autonomia e disponibilità, che tenga ben conto di questi presupposti e legiferi conseguentemente e coerentemente – conclude Bono – potrà consolidare e accelerare adeguatamente la timida e incerta ripresina attualmente in atto e rilanciare sviluppo e occupazione”.