Iniziata nell’auditorium della Regione a Udine la riunione straordinaria del Consiglio regionale con il presidente della Repubblica Mattarella. Primo intervento quello del sindaco di Udine Furio Honsell, che ha ricordato l’importanza dell’autonomia concessa ai sindaci nell’emergenza del sisma e nella ricostruzione. “Questa autonomia deve continuare”.
Iniziata nell’auditorium della Regione a Udine la riunione straordinaria del Consiglio regionale con il presidente della Repubblica Mattarella. Primo intervento quello del sindaco di Udine Furio Honsell. Il quale ha parlato di terremoto come di Rinascimento merito “di ogni singolo friulano, di ogni singolo cittadino che venne da fuori a prestare soccorso e a aiutare. E fu merito dell’autorevolezza della politica e delle istituzioni sia nazionali che locali, e della fiducia che i cittadini riponevano in tali istituzioni, proprio quelle che oggi invece vengono denigrate da tanta antipolitica. Fu merito della forza di quelle organizzazioni e di quegli organismi intermedi che oggi tanti giudicano inutili, come i partiti e i sindacati. Ci fu una straordinaria partecipazione popolare, ma questa non fu individuale, bensì collettiva, come ai tempi della Resistenza”. “Un passaggio straordinariamente innovativo, ma decisivo – ha proseguito Honsell – fu proprio la delega operativa sostanziale ai Sindaci. Il conferire loro l’autonomia di funzionari regionali, permise di superare grazie anche alla Commissione Speciale, quella carestia di responsabilità che è la burocrazia, di quel governo di nessuno, che oggi paralizza noi sindaci rendendoci subalterni ad un apparato dirigenziale esecutivo irresponsabile. Quell’autonomia di potere delegato ai Sindaci permise anche di risolvere i conflitti che inevitabilmente emersero senza dover consegnare all’ignavia di un farraginoso sistema giudiziario amministrativo o di controllo, quanto poteva molto più rapidamente essere deciso direttamente. Quella fu una stagione nella quale la politica seppe essere vicina ai cittadini, seppe essere attiva proprio perché non fu delegittimata, o commissariata da superburocrati o da organi di controllo autoreferenziali. Anche questa è una lezione che viene dal Friuli: fiducia ai cittadini, fiducia ai sindaci che sono da loro eletti, fiducia nella politica e nella sua organizzazione. Questa fiducia, questa autonomia, questa operatività deve continuare ad essere delegata a chi opera sul territorio perché è l’unica soluzione anche per affrontare le grandi e urgenti questioni di questa nostra epoca, come il flusso dei richiedenti asilo che a decine vengono scartati dai Paesi del Nord Europa ed entrano dall’Austria in Friuli giungendo quotidianamente a Udine”. Al termine il saluto al presidente “che ricorda i 40 anni del terremoto, i 70 anni del voto alle donne (anche se nella Libera Repubblica Partigiana della Carnia le donne votarono già nel 1944), e i 150 anni dell’ingresso di quasi tutto il Friuli nell’Italia Unita, dopo il plebiscito seguito alla Terza Guerra di Indipendenza. Sia sempre vivo il ricordo di coloro che perirono nel terremoto del Friuli del 6 maggio 1976 e il ringraziamento a coloro che seppero ricostruirlo!”.
Signor Presidente Sergio Mattarella,
benvenuto in Friuli, benvenuto a Udine per commemorare insieme a noi quel giorno di immane tragedia e devastazione che cancellò per l’eternità, in pochi istanti, tante vite, ricordi, esperienze, affetti, progetti. Ma il 6 maggio 1976 fu anche il giorno che segnò l’inizio della Ricostruzione del Friuli, una straordinaria epopea che sa di leggenda. Fu lezione di resilienza per tutte le comunità che anche in futuro vorranno chiamarsi tali. Fu un paradosso: il Friuli trasformò una tragedia in un Rinascimento. Friuli, terra di emigrazione sin dall’800, che a fronte delle devastazioni del terremoto avrebbe potuto non sollevarsi mai più. Invece, facendo leva sulla determinazione della sua gente, sulla coesione sociale, sulla solidarietà locale, nazionale e internazionale, scrisse una pagina memorabile di Storia dell’Umanità che mitigò il dolore per le perdite umane restituendo l’orgoglio a una comunità unita, facendole raggiungere un livello di benessere mai immaginato prima. La maturità dei Friulani di allora fu esemplare. Vollero far ripartire la ricostruzione dalle fabbriche e l’unica nuova fabbrica che chiesero di costruire fu la “fabbrica della conoscenza”: l’Università. non alla maniera dei morti, con i piedi, con una nuova emigrazione, maalla maniera dei vivi Nelle tendopoli ci fu la raccolta decisiva di firme per una legge di iniziativa popolare per l’istituzione dell’Università di Udine.
Oggi verrà scoperta una lapide dedicata ad uno dei protagonisti di quel Rinascimento e verranno ricordati tanti singoli nomi di persone. Ma non dobbiamo lasciarci ingannare pensando che quella fu una stagione nella quale vissero alcuni giganti ai quali va singolarmente il merito. Se fu possibile consegnare alla Storia della nostra Patria un esempio così sublime, il merito fu di ogni singolo friulano, di ogni singolo cittadino che venne da fuori a prestare soccorso ed a aiutare. E fu merito dell’autorevolezza della politica e delle istituzioni sia nazionali che locali, e della fiducia che i cittadini riponevano in tali istituzioni, proprio quelle che oggi invece vengono denigrate da tanta antipolitica. Fu merito della forza di quelle organizzazioni e di quegli organismi intermedi che oggi tanti giudicano inutili, come i partiti e i sindacati. Ci fu una straordinaria partecipazione popolare, ma questa non fu individuale, bensì collettiva, come ai tempi della Resistenza. Signor Presidente, il Friuli è stato insignito della medaglia d’oro per la lotta di Liberazione per quanto seppe fare 71 anni fa, e qualcosa di molto simile accadde 40 anni fa: ci fu una presa di coscienza collettiva e una decisiva spinta al rinnovamento del concetto di pratica della cittadinanza, il terremoto fu la molla per una partecipazione attiva alla vicenda collettiva della regione, per una diffusa assunzione di responsabilità.
Un passaggio straordinariamente innovativo, ma decisivo, fu proprio la delega operativa sostanziale ai Sindaci. Il conferire loro l’autonomia di funzionari regionali, permise di superare grazie anche alla Commissione Speciale, quella carestia di responsabilità che è la burocrazia, di quel governo di nessuno, che oggi paralizza noi sindaci rendendoci subalterni ad un apparato dirigenziale esecutivo irresponsabile. Quell’autonomia di potere delegato ai Sindaci permise anche di risolvere i conflitti che inevitabilmente emersero senza dover consegnare all’ignavia di un farraginoso sistema giudiziario amministrativo o di controllo, quanto poteva molto più rapidamente essere deciso direttamente. Quella fu una stagione nella quale la politica seppe essere vicina ai cittadini, seppe essere attiva proprio perché non fu delegittimata, o commissariata da superburocrati o da organi di controllo autoreferenziali. Anche questa è una lezione che viene dal Friuli: fiducia ai cittadini, fiducia ai sindaci che sono da loro eletti, fiducia nella politica e nella sua organizzazione. Questa fiducia, questa autonomia, questa operatività deve continuare ad essere delegata a chi opera sul territorio perché è l’unica soluzione anche per affrontare le grandi e urgenti questioni di questa nostra epoca, come il flusso dei richiedenti asilo che a decine vengono scartati dai Paesi del Nord Europa ed entrano dall’Austria in Friuli giungendo quotidianamente a Udine.
A nome di tutti i Sindaci del Friuli e delle comunità che rappresentano, Le porgo i più calorosi saluti Signor Presidente in quest’anno che ricorda i 40 anni del terremoto, i 70 anni del voto alle donne (anche se nella Libera Repubblica Partigiana della Carnia le donne votarono già nel 1944), e i 150 anni dell’ingresso di quasi tutto il Friuli nell’Italia Unita, dopo il plebiscito seguito alla Terza Guerra di Indipendenza.
Sia sempre vivo il ricordo di coloro che perirono nel terremoto del Friuli del 6 maggio 1976 e il ringraziamento a coloro che seppero ricostruirlo!
Iniziata la seduta straordinaria del Consiglio regionale