A chi gli ricordava la bella festa che lo aspettava a Bugnins per il 60 anni di parroco, don Riccardo Floreani serenamente ha risposto: «La festa la farò in cielo».
Lo ha ricordato l’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, nell’omelia delle esequie celebrate questo pomeriggio nella parrocchale di Bugnins (frazione di Camino al Tagliamento). «Con la nostra preghiera, intrisa di tanto affetto e riconoscenza, noi tutti vogliamo partecipare a questa festa a cui siamo certi che Gesù ha già accolto don Riccardo: “Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli”. Lungo tutta la sua esistenza sacerdotale – ha proseguito l’Arcivescovo – don Riccardo, guidato dalla fede e da Maria, ha tenuto il cuore aperto sull’Invisibile, ora contempli a faccia a faccia Gesù, suo Signore».
Don Floreani è spirato alla casa Fraternitas di Udine, dov’era da circa un anno, venerdì 4 marzo. Nato a Maiano il 2 novembre del 1922, don Riccardo venne ordinato sacerdote nel 1947. Dopo un periodo come cooperatore a Biauzzo, il 19 luglio del 1956 fece il suo ingresso nella parrocchia di Bugnins, che ha retto fino alla morte. È stato per un periodo anche amministratore di Biauzzo, e, dal 1991 al 1998, parroco di Iutizzo. Da un anno e mezzo aveva lasciato la parrocchia alla guida di mons. Ivan Bettuzzi, vicario foraneo e parroco di Codroipo, il quale però aveva assunto l’incarico di amministratore parrocchiale, lasciando a don Riccardo il titolo di parroco “emerito”. «Desiderava morire parroco, fedele alla sua comunità cristiana come lo sposo alla sposa, e Dio lo ha esaudito» ha osservato mons. Mazzocato: «Si era rassegnato a staccarsi dalla sua comunità cristiana solo quando la malattia e la debolezza dell’età avevano piegato anche la sua fibra robusta e la sua forte volontà. Al momento di entrare alla Fraternità Sacerdotale di Udine, don Riccardo mi aveva confidato un unico desiderio: rimanere ancora, a pieno titolo, parroco di Bugnins e Straccis, anche se doveva essere assente per motivi di salute; desiderava, infatti, tornare tra i suoi cristiani per festeggiare con loro lo straordinario traguardo di 60 anni di ininterrotto ministero pastorale. Si era rasserenato, pur nella sofferenza del distacco, quando lo avevo confermato parroco. Ero rimasto colpito e commosso dalla richiesta di don Riccardo perché sentivo che esprimeva tutto il suo cuore. Era il cuore del buon pastore che non ha altro posto in cui vivere se non in mezzo al suo gregge e che rimane fedele ai suoi fedeli fino alla fine. Desiderava morire parroco, fedele alla sua comunità cristiana come lo sposo alla sposa, e Dio lo ha esaudito».
L’Arcivescovo ne ha tratteggiato gli elementi fondamentali della testimonianza sacerdotale: «Don Riccardo ha vissuto fino in fondo con il suo popolo e per il suo popolo avendo come prima preoccupazione la vita spirituale dei cristiani a lui affidati e di tutta la comunità. Ci lascia in eredità una profonda testimonianza di fede e di spiritualità che ha cercato di trasmettere a tutti. È stato vicino alla persone e alle famiglie cercando di aiutarle, anche, nelle loro necessità materiali come poteva essere il lavoro, la pensione per gli anziani e altri bisogni che si creavano nei momenti di difficoltà. Con la sua intelligenza viva aveva capito che una comunità cristiana e un paese non deve perdere la memoria del proprio passato, dove stanno le radici della propria fede e cultura. Si è dedicato, per questo a varie ricerche storiche con particolare attenzione al passato della chiesa madre di Pieve di Rosa».
Il legame con la Madonna è uno dei segreti della vita sacerdotale di don Floreani, ha ricordato l’Arcivescovo: «Ad essere servo del Signore don Riccardo lo ha imparato, prima di tutto, da Maria per la quale ha nutrito una straordinaria devozione e che è stata suo modello di vita. Lourdes, Pieve di Rosa, Straccis sono stati i luoghi prediletti in cui ha vissuto, testimoniato e insegnato la devozione alla Madre di Dio e Madre nostra. Ella è stata per lui la vera “stella del mattino” che lo ha orientato nel lungo pellegrinaggio della sua esistenza. Come Maria, “serva del Signore” anche don Riccardo non ha mai perdere la direzione che era il suo Signore e l’incontro finale con lui». E proprio come Maria si è fatto servo del Signore: «Non possiamo dimenticare nella nostra preghiera un altro suo merito: è stato per tanti anni parroco generoso perché aveva l’animo del servo fedele di cui ci ha parlato Gesù nel Vangelo – ha concluso l’Arcivescovo -. Questo, mi sembra, il segreto più profondo della vita sacerdotale di don Riccardo. Ha dato la vita per le comunità cristiane di Bugnins e Straccis, guidandole con passione e anche con fermezza; ma non come un capo che cerca un qualche suo potere e successo, bensì come il servo fedele che mai dimentica che il gregge è di Cristo e non suo».