Autonomia avanti tutta. Lo ha detto e ripetuto Mauro Bordin nel corso della conferenza stampa di fine anno, tracciando il bilancio dei suoi primi otto mesi da presidente del Consiglio regionale. Perché il Friuli Venezia Giulia ha già dimostrato, attraverso il lavoro delle amministrazioni che si sono succedute nel tempo, “una buona gestione delle risorse finanziarie” e questo ha sempre consentito “una pronta risposta alle situazioni di emergenza: com’era successo in passato per il Covid, quest’estate abbiamo subito messo a disposizione i fondi per l’emergenza maltempo”.
La sintesi del presidente è che “con l’autonomia è possibile migliorare la qualità della vita dei propri cittadini”. E dunque bisogna insistere. “Alcuni percorsi – ha spiegato Bordin ai giornalisti radunati nell’aula di piazza Oberdan, alla presenza del vicepresidente Francesco Russo, dei vertici degli organismi di garanzia e dei dirigenti apicali del Consiglio regionale – sono stati già attivati, vedi le competenze dell’Ufficio scolastico regionale, mentre altri andranno approfonditi, e penso soprattutto alla sanità. Di sicuro non dobbiamo fermarci. E in gennaio incontreremo anche il rinnovato vertice della Commissione paritetica Stato-Regione”.
Il presidente non si è sottratto di fronte alla domanda secca, quasi da derby: prima l’autonomia o il presidenzialismo? “Prima l’autonomia – ha risposto senza esitazioni -: la storia del Friuli Venezia Giulia dimostra che si tratta di una grande opportunità e non se ne deve avere paura. Chi la teme forse non è convinto delle sue capacità di gestire il territorio”. Più tiepida la posizione sul presidenzialismo: “Se venisse adottato a livello nazionale, innescherebbe meccanismi simili a quelli delle Regioni. Il suo merito è garantire la stabilità, il suo limite la riduzione degli spazi di confronto”.
Sull’immigrazione invece, altro tema di stretta attualità, Bordin invita all’equilibrio: “Chi propone soluzioni semplici lo fa per motivi di comunicazione, in realtà è un argomento complesso”.
L’auspicio è comunque “di gestire e non subire il fenomeno migratorio, un movimento di persone che non si può bloccare come se si trattasse di accendere o spegnere un interruttore. Di certo
– ha aggiunto il presidente del Cr Fvg – la nostra società sta invecchiando, la denatalità è impressionante, e noi dovremo assicurare al mercato del lavoro le risorse necessarie: servono grande serietà e rigore nella gestione, per evitare situazioni che imbarazzano”. Il riferimento è al caso Silos di Trieste, di cui avevano parlato esplicitamente in precedenza Russo ed Enrico Sbriglia, il presidente dell’Osservatorio antimafia.
Quanto al possibile ritocco della legge elettorale, “il percorso
– ha assicurato il presidente, rispondendo a una domanda sui possibili meccanismi di garanzia per la minoranza slovena – è ancora tutto da costruire. Ricordo comunque che, al di là degli automatismi legislativi, siamo già una regione multiculturale e multilinguistica, in grado di fornire sostegno a queste realtà”.
Dopo aver ricordato i numeri dell’attività del nuovo Cr insediatosi il 26 aprile scorso, centrata in particolare sulle manovre finanziarie di assestamento e di bilancio, e aver auspicato un sempre maggiore protagonismo dei consiglieri nell’iniziativa legislativa, Bordin ha ricordato due tematiche che gli stanno a cuore, portate all’attenzione nazionale della Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative. Si tratta della riforma dello sport con i suoi riflessi problematici sul mondo associativo (“Il presidente della Conferenza, Roberto Ciambetti, ha chiesto un incontro al ministro Andrea Abodi”) e delle normative sull’organizzazione degli eventi, “con procedure che non devono risultare troppo onerose per non scoraggiare chi sul territorio desidera impegnarsi”.
Bordin ha rivolto un pensiero affettuoso anche al suo predecessore, Piero Mauro Zanin (“Mi ha lasciato in eredità una struttura che funziona”) e ai tanti corregionali all’estero:
“Sono reduce da una missione in Australia, dove ho trovato persone che hanno ancora un legame enorme con il nostro territorio, lo amano forse anche più di noi. E invito tutti – ha concluso il presidente, quando gli è stato chiesto di formulare il suo augurio per il 2024 – a riprendere a guardare il mondo con gli occhi di un bambino, capace di apprezzare le piccole gioie che troppo spesso noi adulti dimentichiamo, facendoci sovrastare dai problemi”.