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A Tolmezzo i detenuti pregano con l’Arcivescovo per la pace

Si è celebrata nel giorno di Santo Stefano la messa natalizia nel carcere di Tolmezzo. Anche in questo Natale l’arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato non ha voluto rinunciare a far visita ai detenuti (il 25 ha celebrato la prima S. Messa del giorno di Natale nel penitenziario di Udine).

A concelebrare la Santa Eucaristia con l’Arcivescovo il cappellano del carcere, padre Claudio Santangelo e l’arcidiacono di Tolmezzo mons.  Angelo Zanello, insieme al diacono permanente Chiapolino Domenico, di fronte a un un nutrito gruppo di detenuti. Presenti anche alcuni volontari.

L’immagine di Papa Francesco realizzata da uno dei detenuti del carcere di Tolmezzo

Per l’occasione sono stati presentati all’Arcivescovo di Udine due straordinari lavori realizzati da altrettanti detenuti, Gennaro e Francesco, il primo raffigura l’immagine di Papa Francesco (composto da materiali riciclati e poveri), il secondo è un particolare presepe fatto da pannelli di compensato dove in miniatura è stata riprodotta una cella con tutti i suoi elementi, ma con una porta aggiuntiva, che si apre sulla mangiatoia dove si trova Gesù Bambino a significare che il Figlio di Dio vuole portare la sua Pace e la sua Luce in ogni dimora, comprese le celle di un carcere.

Un dettaglio del presepe realizzato da alcuni detenuti, che riproduce le celle del carcere di Tolmezzo

L’Arcivescovo nella sua omelia ha esordito ricordando la parte finale del Vangelo, proclamato dal diacono Chiapolino, quando all’annuncio della nascita di Gesù da parte dell’Angelo apparve una moltitudine dall’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Il Vangelo di Luca nel raccontare la Nascita del Figlio di Dio evidenzia proprio questi due aspetti, ha rimarcato il presule, il canto degli angeli – ovvero il dare Gloria a Dio – e l’invito alla pace sulla Terra. Un annuncio quanto mai attuale.

In questo tempo, ha proseguito mons. Mazzocato, sembra che gli uomini abbiano dimenticato e abbandonato Dio e la Pace appare una chimera. Quanto bisogno ha l’uomo, oggi, di ritornare a Dio e a lasciarsi amare da Lui per ritrovare quella pace che gli manca!

L’Arcivescovo ha proseguito la sua omelia sottolineando anche un terzo aspetto, cioè che l’uomo è capace di grandi scoperte tuttavia queste sono solo piccoli tasselli di un immenso Creato che – di fatto – rimandano sempre ad un punto fondamentale: Qualcuno di più grande ha fatto tutto questo! Colui che ha fatto le cose, il cielo e la terra  l’universo e i suoi abitanti e che ha mandato poi il suo Figlio, il Principe della Pace di cui parla il profeta Isaia, incarnatosi nel seno della Vergine Maria.

Mons. Mazzocato ha infine voluto chiedere ai fratelli detenuti nella sezione “di massima sicurezza” del carcere tolmezzino di  associare la loro preghiera durante la Eucaristia al canto degli Angeli, per dare Gloria a Dio, creatore di ogni cosa, e anche per supplicare per il dono della pace in molti luoghi della terra provati da guerre fratricide per le quali anche Papa Francesco non cessa di chiedere il cessate il fuoco e il ritorno ad un dialogo tra le parti. L’Arcivescovo ha ricordato in particolare la martoriata Ucraina, i conflitti in Siria, in Libano, in Etiopia e altri stati, e naturalmente nella Terra Santa, dove visse Gesù, continuamente lacerata da sanguinose lotte tra israeliani e palestinesi. Ha invitato pertanto a intensificare la preghiera da questo luogo così particolare quale è il carcere secondo questa intenzione, ribadendo che la pace  si costruisce iniziando prima di tutto dall’interno, dal proprio cuore, perché la pace viene compromessa in noi stessi ogni qualvolta il nostro cuore vive nell’inquietudine provocata dal male, dall’odio, dal peccato.

Infine l’Arcivescovo di Udine ha rivolto un ulteriore  invito ai presenti, prendendo sempre spunto dalla Parola di Dio proclamata durante questa celebrazione, ricordando che davanti al Bambino Gesù sono giunti per primi i pastori ovvero le persone più insignificanti in quel tempo, alle volte scambiati per dei briganti tanto era la considerazione che ne aveva il popolo di allora. L’Angelo invece sceglie loro, va da loro mentre sono ancora al pascolo, sceglie questi poveri e umili, scartati dalla società  per dire di andare ad incontrare con il loro cuore il Principe della Pace.

Dio non fa preferenze nemmeno in un luogo di pena come il carcere. È il cuore che conta, solo un cuore umile e povero sa riconoscere la vera fonte della pace e dell’amore.

Bruno Temil

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