Una «parola di pace concreta». Così il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinal Matteo Zuppi, ha definito – solo pochi giorni fa, in vista del secondo anniversario dell’aggressione russa dell’Ucraina – l’accoglienza. Una parola di pace che si è fatta concreta anche in Friuli, nelle comunità della Chiesa udinese. Sin dall’inizio della crisi, infatti, la Caritas diocesana di Udine ha avviato il Cas Ucraina per dare risposta alle persone in fuga dalla guerra che stavano raggiungendo il territorio regionale. Ben 372 le persone accolte – secondo il modello virtuoso dell’accoglienza diffusa – da marzo a dicembre 2022. Come noto si è trattato in gran parte di donne e minori.
Sebbene da una parte numerose persone abbiano scelto di rientrare in Ucraina e, dall’altra, molte altre abbiano conquistato un’autonomia, anche nel 2023 i numeri dell’accoglienza sono stati significativi: 251 le persone accolte (157 adulti e 94 minori) nei Cas (Centri di Accoglienza straordinaria), 13 nel progetto del Sai (Sistema di Accoglienza e Integrazione).
Il ruolo di comunità e volontari
Un altro dato rilevante riguarda il coinvolgimento delle realtà ecclesiali, la maggior parte delle strutture impiegate per l’accoglienza dei profughi ucraini, sono infatti canoniche o altre strutture. Fondamentale è stato poi il ruolo attivo dei volontari in attività di supporto, di animazione e di collaborazione con gli operatori, tanto più in considerazione del fatto che la maggioranza delle famiglie ucraine in accoglienza hanno al loro interno bambini e adolescenti. Una fascia d’età quest’ultima che – com’è facile immaginare – ha sofferto in maniera più marcata lo sradicamento e rispetto alla quale molto si è fatto per l’inserimento scolastico, ma anche comunitario.
Si è andata inoltre consolidando la rete con altre realtà di supporto ai migranti. Aspetto questo particolarmente importante dal momento che con l’evoluzione del conflitto, sono cambiate le prospettive e i progetti di molte famiglie accolte, di conseguenza sono mutate anche le richieste rivolte ai servizi.
L’accoglienza diffusa si conferma strategia vincente
Una capacità di risposta quella del territorio – non solo a livello ecclesiale – che dimostra una volta in più la bontà del modello dell’accoglienza diffusa, capace non solo di affrontare emergenze improvvise, ma anche e soprattutto di favorire l’inclusione e l’integrazione delle persone migranti, anche grazie al coinvolgimento attivo delle comunità.