Muro contro muro in V Commissione sul disegno di legge della Giunta che modifica le regole sui ballottaggi e sul terzo mandato dei sindaci. Se infatti, dopo più di sette ore di discussione, il Centrodestra vota compatto a favore del testo che abbassa al 40 per cento la percentuale di voti al primo turno utile a evitare il ballottaggio, e che consente il terzo mandato del sindaco in tutti i Comuni della fascia demografica da 1001 a 15mila abitanti, le Opposizioni continuano a considerare queste correzioni inaccettabili, in quanto poco rispettose dei princìpi di democrazia e partecipazione.
Dopo l’illustrazione da parte dell’assessore alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti, e le rapide audizioni del presidente del Consiglio delle autonomie locali, Giorgio Baiutti, e di Roberto Revelant per Anci Fvg, il presidente della Quinta, Diego Bernardis (Fp) ha aperto un dibattito che ha visto l’intervento di quasi tutti i consiglieri di Centrosinistra.
I contrari alla riforma hanno portato in aula una serie di argomenti ricorrenti. Il primo è legato alla motivazione addotta dalla Giunta nella relazione illustrativa del ddl 15 in cui si parla di ‘evidente risparmio di spesa che si produrrà in tutti gli enti interessati’. Parole che per primo Roberto Cosolini (Pd) ha bocciato senza appello: ‘Il richiamo al risparmio è irricevibile e preoccupante: la democrazia non può essere considerata un costo’. Un concetto ribadito dal collega di gruppo Francesco Russo: ‘È una sgrammaticatura istituzionale. Così come il fatto che il disegno di legge sia presentato dalla Giunta e non dal Consiglio: qui non stiamo parlando di norme di parte’.
‘Ma se lo scopo è risparmiare – ha aggiunto Massimo Moretuzzo, capogruppo del Patto-Civica – allora la Giunta avrebbe dovuto quantificare il risparmio. Quanto sono costati i 24 ballottaggi degli ultimi vent’anni, assessore?’. ‘L’argomento del risparmio non regge – ha commentato con ironia Honsell -: se è per questo, le dittature hanno enormi risparmi perché non votano’.
Un altro appunto condiviso dalle Opposizioni è quello della ‘mancanza di condivisione, con una modifica unilaterale delle regole’ come ha lamentato Marco Putto (Patto per l’autonomia-Civica Fvg), che ha difeso il sistema attuale che prevede la soglia del 50 per cento più 1 voto per evitare il ballottaggio. Analoghe considerazioni da Rosaria Capozzi (M5S):
‘Non avete condiviso con nessuno questa riforma. E con il costante abbassamento dei votanti si rischia di assegnare la poltrona di sindaco a chi ha un consenso reale del 20 per cento degli aventi diritto. Io sono contraria anche all’ampliamento del numero di mandati perché la politica dev’essere un servizio e non una professione’.
I consiglieri di minoranza hanno poi criticato gli effetti dell’abbassamento del quorum per evitare il ballottaggio. ‘State facendo scelte che vanno nella direzione opposta alla partecipazione – ha detto Francesco Martines (Pd) – e lo trovo contraddittorio rispetto alla vostra volontà di ripristinare le Province elettive. E poi cosa significa la soglia del 40 per cento? Nemmeno nelle bocciofile si dice che 4 voti a favore su 10 sono sufficienti per prendere una decisione’. ‘Il problema della partecipazione – ha proposto la dem Manuela Celotti – si risolve prestando attenzione a chi non può andare a votare, come ad esempio studenti e lavoratori fuori sede. Il vero problema è che non si trovano candidati sindaci nei piccoli Comuni’.
Tutti gli esponenti delle Opposizioni hanno difeso l’attuale legge elettorale. ‘Voi volete far inghiottire lo sciroppo anche a chi la tosse non ce l’ha’, ha riassunto Laura Fasiolo (Pd). ‘Dopo il ballottaggio un sindaco si sente più forte e autorevole nei confronti della propria comunità, dal momento che viene premiato con percentuali superiori al 50 per cento’, ha aggiunto Cosolini.
‘È sconcertante che si dica esplicitamente di voler rendere meno frequente il secondo turno’, ha protestato il collega di gruppo Massimiliano Pozzo. Mentre il dem Andrea Carli non capisce ‘il carattere di urgenza del ddl sui ballottaggi, visto che le prossime elezioni in comuni sopra i 15mila abitanti arriveranno non prima del 2027’. E il collega Nicola Conficoni ha messo in guardia ‘dalle ipotesi che sono circolate sui giornali, relative al possibile allineamento delle scadenze elettorali: sarebbe una negazione del diritto di voto per i cittadini, e in quel caso alzeremmo le barricate’.
Da Serena Pellegrino (Avs) è venuta invece una riflessione più
generale: ‘La legge elettorale è la madre di tutte le norme: ogni democrazia ne è la ricaduta. E oggi il nodo sostanziale è quello di dare più forza alle assemblee, ai Consigli’.
‘Il tema del ballottaggio non è urgente e se non ci credete – ha riassunto il capogruppo del Pd Diego Moretti – allora abbiate il coraggio di eliminare del tutto il secondo turno di voto. Queste norme devono essere accompagnate da un ragionamento di sistema, altrimenti tutte le nostre interpretazioni diventano plausibili’.
Trasversale invece la richiesta, avanzata dai due poli politici, di pensare a un abbassamento del quorum anche per i piccoli Comuni che vedono un solo candidato sindaco in lizza e sono dunque legati al raggiungimento del 50 per cento dei voti validi.
Un emendamento in questo senso, preparato da Celotti, è stato ritirato su richiesta dell’assessore Roberti, che ha promesso un approfondimento.
A replicare, per il Centrodestra, è stato innanzitutto Andrea Cabibbo, capogruppo di Forza Italia: ‘Da sempre il mio partito chiede di abbassare la soglia per i ballottaggi per evitare un eccessivo astensionismo al secondo turno. Io non vedo alcun attacco alla democrazia, ma solo un po’ di incoerenza nel Centrosinistra’. Sulla stessa linea Mauro Di Bert, capogruppo di Fedriga presidente: ‘Non sono norme improvvisate, ma rispondono a scelte già fatte a livello nazionale. Il mio gruppo condivide in modo assoluto il terzo mandato dei sindaci e l’abbassamento al 40% del quorum’. ‘Io sono un liberale – ha aggiunto -: se la gente gradisce un sindaco, è giusto che lo possa votare ancora’.
‘Non capisco la smania di alzare l’affluenza – ha spiegato Igor Treleani (FdI) -: il problema dell’astensionismo non nasce dalle istituzioni ma dalla velocità dei mutamenti della società’. ‘Se prendiamo i dati degli ultimi 20 anni – ha aggiunto Markus Maurmair (FdI) -, vediamo che i ballottaggi sono stati 24, e in
18 casi uno dei candidati aveva superato il 40% al primo turno:
il verdetto iniziale è stato confermato nella successiva votazione il 95 per cento delle volte. Senza contare che al ballottaggio il numero dei votanti è sempre inferiore’.
‘La discussione – ha commentato il capogruppo della Lega, Antonio Calligaris – è stata fuori scala rispetto al provvedimento: non ha nessun senso parlare di compressione della democrazia. E non accettiamo accuse di golpe da parte di chi ha piallato il Fvg eliminando le Province’.
Nella replica affidata alla Giunta, Roberti ha voluto subito sgombrare il campo delle polemiche sul tema del risparmio di
costi: ‘Condivido che non sia questa la motivazione, anche se non capisco perché si gridi allo scandalo da parte di chi in passato cancellò le Province parlando di poltronificio’. Quanto all’urgenza del tema, ‘è legata alla questione del terzo mandato per i sindaci, visto che molti Comuni stanno per andare al voto’.
E slla condivisione, ‘vi ricordo che stiamo correggendo una legge del 2013 che fu varata dalla giunta Serracchiani. Era forse anche quello un golpe? No, erano solo legittime scelte politiche, così come quelle di oggi’.
Accusato a più riprese dal Centrosinistra di voler intervenire solo per ‘correggere’ quel che è accaduto l’anno scorso alle elezioni di Udine – con il sindaco eletto che al ballottaggio ha preso un numero di voti inferiore a quelli ottenuti dal suo sfidante al primo turno – Roberti ha ammesso che ‘guardiamo a quel che succede sul territorio, e quell’esito ci ha fatto riflettere. Ma non parlate di una norma salva-Udine: lì ha vinto De Toni e ha perso Fontanini, e De Toni è il sindaco legittimo’.
Bocciate o accantonate le proposte emendative, la Commissione ha votato il testo articolo per articolo prima di dare il via libera a maggioranza al testo finale. Relatori in vista della discussione in Aula saranno Calligaris, Di Bert, Cabibbo e Treleani per la Maggioranza, Russo, Putto e Honsell per le Opposizioni.