Lo scavo archeologico della villa romana di Mutteron dei Frati, situato all’interno della Valgrande di Bibione, in provincia di Venezia, continua a “parlare” all’equipe che sta lavorando alla seconda campagna di indagini; la stessa equipe è pronta a condividere con il pubblico il patrimonio di conoscenza che sta emergendo dall’unica testimonianza ben conservata degli insediamenti che dovevano trovarsi lungo il litorale Alto-Adriatico in epoca romana.
E il richiamo della bellezza nascosta di Bibione non ha tardato ad attirare anche turisti e appassionati che, in poche ore, hanno voluto assicurarsi l’opportunità di accedere agli scavi, approfittando delle visite guidate gratuite in programma per sabato 16 marzo (prenotazione allo IAT locale – 0431 444846)
Già quasi sold out i tre turni di circa un’ora che, a partire dalle 14.30, consentiranno di scoprire il sito, proprio insieme agli archeologi che vi stanno lavorando; un’occasione unica quindi per conoscere la Bibione più antica e vederli all’opera.
Dopo qualche settimana – gli scavi sono iniziati a fine febbraio – si sta evidenziando che la zona residenziale della villa romana è decisamente più estesa di quanto si pensasse inizialmente. Lo testimoniano i nuovi ambienti riportati alla luce dagli studiosi guidati dal prof. Dirk Steuernagel e dalla dott.ssa Alice Vacilotto dell’Università di Regensburg, e dalla prof. Maria Stella Busana dell’Università di Padova, con la supervisione della competente Soprintendenza (Dott. Alessandro Asta) e il sostegno di proprietà e affittuario della valle.
Nuovi reperti musivi sono stati ritrovati in una delle quattro aree oggetto di scavo, tutte localizzate a ovest rispetto al sito precedentemente noto; da programma le zone previste erano tre, ma le anomalie del terreno segnalate dalle prospezioni geofisiche hanno portato proprio in queste ore a un ampliamento delle indagini. Ritrovati diversi materiali tra cui un coltello e una serie di monete, il cui interesse sta nella conferma della presenza sul sito in epoca tardoantica.
Gli scavi proseguiranno fino alla fine del mese con ritmi intensi per ottimizzare al meglio la missione, sfruttando il più possibile la luce che filtra nella pineta di Valgrande, straordinaria anche nella sua bellezza naturale, oltre che per quanto la sua duna sabbiosa sta facendo emergere dopo secoli.