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Caritas Udine a sostegno delle famiglie in Georgia

Negli ultimi mesi si è parlato moltissimo di Georgia, a dicembre, infatti, allo stato del Caucaso meridionale è stato concesso lo status di candidato all’Unione europea. Una decisione storica festeggiata nelle piazze di Tblisi. Ora però il cammino di avvicinamento all’Ue – che richiede l’implementazione progressiva di riforme istituzionali e sociali – si complica a causa di una legge sugli “agenti stranieri” (soprannominata “legge russa”) che è passata in seconda lettura in Parlamento il primo maggio e che ha portato a massicce proteste della cittadinanza.

Proprio in Georgia la Caritas diocesana di Udine, anche grazie ai fondi dell’otto per mille alla Chiesa cattolica, è intervenuta nel 2022 e nel 2023 per rinforzare il tessuto sociale nella città di Kutaisi con il progetto Programma multidisciplinare di supporto alla genitorialità negli scenari post-pandemici. L’emergenza legata al Covid ha infatti segnato profondamente la società georgiana.

Dove e perché si è intervenuti

Volendo sostenere la crescita e lo sviluppo di bambini e bambine, dunque, della società nel suo complesso, il campo di intervento individuato per il progetto è stato la famiglia, con particolare attenzione al rapporto genitori-figli. In Georgia infatti quest’ultima relazione, tanto importante quanto delicata, è troppo spesso – soprattutto nelle famiglie più vulnerabili – messa in secondo piano per questioni di necessità legate alla povertà, con una ricaduta negativa su tutti. La Caritas di Udine ha dunque scelto come partner locale la Caritas Georgia, interlocutore riconosciuto da parte delle istituzioni locali e particolarmente preparato sul fronte dei diritti dei minori.

Il progetto nasce e si implementa nell’area educativa del Centro Giovanile (Day Care Centre) di Caritas Georgia a Kutaisi. I genitori avevano in particolare dato segni di stanchezza fisica e psicologica, e di conseguenza, di una difficile ripresa dopo la pandemia. Kutaisi è poi una città che si trova tuttora in una precaria situazione economica: da ex città industriale del periodo comunista, non ha mai completamente visto riprendersi la sua industria. Negli ultimi anni si era gradualmente sviluppato il settore del turismo, tanto che molte persone avevano deciso di investire in tale ambito, anche richiedendo prestiti alle banche. Tuttavia la pandemia ha paralizzato per due anni il settore.

Aiuto psicologico e corsi professionali ai genitori

In questo contesto si è dunque deciso di offrire alle famiglie un aiuto psicologico volto a dare consigli su come intervenire nei processi educativi dei figli, i quali, a loro volta, avevano subito un isolamento dalla scuola e alcuni erano stati costretti a vivere dai nonni in campagna senza l’opportunità e gli strumenti per seguire le lezioni on-line. Non solo. Con il progetto si è cercato pure di dare una risposta concreta in ambito formativo e professionale, consentendo ai genitori di imparare arti e mestieri con potenzialità di reinserimento nel tessuto lavorativo e di avviare un impiego da casa propria o come dipendenti. La scelta dei percorsi proposti è maturata nell’ambito di un’analisi socio-economica del territorio. Sono quindi stati individuati come produttivi i corsi di cucina, sartoria, ceramica e falegnameria.

Realizzati da una psicologa col supporto di un’assistente sociale sono stati proposti dei training specifici sulla genitorialità e su temi inerenti l’educazione dei figli, sia in incontri individuali che di gruppo. Si è fatto ricorso anche a strumenti meno consueti come l’arteterapia. Sono inoltre state organizzate mensilmente anche attività congiunte tra genitori e figli.

Come detto, si è puntato anche alla formazione professionale dei genitori. Chi ha frequentato i corsi di cucina ha trovato impiego stagionale, anche grazie alla ripresa del turismo. Alcuni genitori che hanno seguito il corso di sartoria hanno avviato un’attività da casa. Chi si è cimentato nel corso di ceramica ha iniziato a produrre piatti decorati e bigiotteria, tutti prodotti che sono stati venduti nei negozi di artigianato locale. Infine, tra le persone che hanno frequentato il corso di falegnameria c’è chi ha comprato macchinari di seconda mano per avviare, anche in questo caso, un’attività in proprio.
Anna Piuzzi

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