«Una firma che fa bene». Questo lo slogan che accompagna l’invito alla firma per destinare l’8xmille del gettito Irpef alla Chiesa Cattolica. Uno slogan che non è fatto solo di parole, ma di gesti concreti e di numeri che, quei gesti, li descrivono. A livello nazionale, infatti, nel 2023 sono stati assegnati oltre 243 milioni di euro per interventi caritativi (di cui 150 destinati alle diocesi). Accanto a queste voci figurano 403 milioni di euro per il sostentamento degli oltre 32 mila sacerdoti che si spendono a favore delle comunità e che sono spesso i primi motori delle opere a sostegno dei più fragili. E oltre 352 milioni di euro per esigenze di culto e pastorale, voce che comprende anche gli interventi a tutela dei beni culturali ed ecclesiastici, anche con importanti restauri finalizzati a tramandare arte e fede alle generazioni future (oltre che sostenere l’indotto economico e turistico locale). Una copertura economica necessaria, dunque, al confine tra cultura e arte, carità e sostegno ai sacerdoti, emergenze e missioni. A questo proposito, l’Arcidiocesi di Udine ha incaricato uno dei suoi preti per la promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica: si tratta di don Fabio Filiputti, a cui abbiamo rivolto alcune domande.
Don Filiputti, negli ultimi anni la platea dei beneficiari dell’8xmille si è ampliata molto. Cosa comporta questo fatto?
«A oggi sono dodici i soggetti che hanno stipulato accordi con lo Stato per la ripartizione dei fondi dell’8xmille. Dato che ogni soggetto beneficiario otterrà una quota di denaro dividendo l’intero importo in modo proporzionale al numero di preferenze espresse con le firme, non necessariamente la cosa determina un calo di capitale ricevuto. Se guardiamo alla Chiesa cattolica, tuttavia, il problema risiede nel fatto che sempre meno persone appongono la firma in favore di essa.»
È una questione ideologica o di mancata informazione?
«Sempre meno persone sanno come manifestare il loro affetto per la Chiesa o, viceversa, non la sentono vicina come una madre, e vengono attirate da altre forme di sussidiarietà spirituali alternative.»
La firma dell’8xmille può quindi essere intesa come un gesto di affetto per la Chiesa Cattolica?
«Papa Francesco nell’udienza del 3 settembre 2014 ha detto che “Non si diventa cristiani da sé, cioè con le proprie forze, in modo autonomo, neppure si diventa cristiani in laboratorio, ma si viene generati e fatti crescere nella fede all’interno di quel grande corpo che è la Chiesa. In questo senso la Chiesa è davvero madre, nostra madre Chiesa”. Quale figlio che si è sentito amato, accudito e custodito dalla propria madre, non proverebbe gioia a sostenerla anche nelle sue debolezze e fragilità? Sia sopportando gli stessi pesi che, come in questo caso, con l’unico sforzo di una firma.»
A proposito di sforzi, firmare per l’8xmille alla Chiesa Cattolica è oneroso per il contribuente?
«No, assolutamente! Si tratta di far valere il proprio diritto di destinare quella parte di contributi che altrimenti resterebbero allo Stato. Inoltre per il principio di equità, la quota da destinare non viene calcolata in base alle proprie possibilità contributive, ma, come già specificato, è determinata dalla frazione di firme preferenziali ad un beneficiario proporzionate alle altre.»
Lo slogan della campagna a sostegno della firma 8xmille per la Chiesa Cattolica recita «Una firma che fa bene». A chi fa bene?
«Senza giri di parole… a tutti! Il bene fa bene sempre e ovunque; a tutti e a ciascuno: a chi lo fa, perché anche senza rendersene conto diventa strumento nelle mani della provvidenza di Dio, e a chi lo riceve in quanto percepisce di essere amato disinteressatamente: è un aspetto che aiuta a sostenere le fatiche che quotidianamente la vita gli pone davanti.»
Come vengono utilizzati i fondi 8xmille nell’Arcidiocesi di Udine?
«I fondi dell’8xmille nella Diocesi di Udine vengono ripartiti, oltre che per il sostegno economico dei sacerdoti, anche nell’edilizia per i luoghi di culto laddove le singole comunità fossero impossibilitate a far fronte a problemi economici reali in manutenzioni ordinarie e straordinarie. Poi ci sono fondi destinati alla Caritas (specificati nell’annuale bilancio sociale, ndr), alle attività degli uffici della Curia, alla pastorale, ai media diocesani e molte altre.»