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Commento al Vangelo

«Perché avete paura? Non avete fede?»

Dal Vangelo secondo Marco Mc 4,35-41

In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

Parola del Signore.

Commento al Vangelo del 23 giugno 2024,
XII Domenica del Tempo ordinario

A cura di don Alex De Nardo

don Alex De Nardo

La sofferenza è un’esperienza che ci capita di fare più volte nella vita, e sempre ci appare senza senso, sempre è accompagnata dal tacito grido: “Dove sei, Dio?”.
Il Vangelo ci vuole proprio condurre coi discepoli in questo dramma fatto di paura e senso d’abbandono. Essi si trovano in mezzo alla burrasca, sotto un cielo senza stelle, senza punti di riferimento né luci che possano rincuorare; sono su una povera barca, un guscio di noce che volteggia impazzito, trascinato su e giù dalle onde schiumose di un lago diventato improvvisamente intrattabile e ringhioso come un mastino inferocito. Ma la cosa peggiore è che a questa paura si aggiunge l’angoscia di vedere il Maestro che, in mezzo all’uragano, continua a dormire, apparentemente imperturbabile di fronte alla morte imminente dei suoi.

E questa angoscia prende voce, dal petto dei discepoli in preda al panico esplode un grido accorato: «Maestro, non ti importa che siamo perduti?» (Mc 4, 38). Non ti importa della vita o della morte dei tuoi amici? Parole dure, di lacrime e paura: non è vero niente di ciò che dicevi, non ti interessa di noi! Si è fatto largo in loro il virus del sospetto, il primo dei peccati, quello dei progenitori: credere che Dio ci abbandoni ai fallimenti e ai drammi della nostra vita. È proprio qui il problema, quando la paura alimenta l’angoscia invece di trovare pace nella preghiera, cioè nell’affidarsi a Dio passando dal sospetto alla fede.

E Gesù interviene, ovviamente; sgrida severamente il vento e al mare ordina di tacere, letteralmente di “mettersi la museruola”, espressione particolare, perché in ebraico il vento o il mare non “urla”, come diciamo noi, ma “abbaia”, quasi fosse un cane inferocito. «Il vento cessò e ci fu grande bonaccia» (Mc 4, 39). Ma Gesù è rimasto colpito al cuore dall’incredulità dei discepoli; certo loro sono incantati davanti al silenzio improvviso del vento, alla bonaccia delle onde. Ma il Maestro li scuote: dov’è la vostra fede? Dove sta? In un Dio che mostra di essere in grado di piegare le regole della natura? Credete solo quando vedete?

La questione rimane aperta, come rimane aperta la domanda fondamentale sul dolore. Io non so perché si alzano le tempeste nella vita e non lo sanno nemmeno gli evangelisti che raccontano tempeste uguali e tutte senza perché. Io, come voi, vorrei che non sorgessero mai, che il viaggio verso le altre rive della vita fosse rapido e facile, che il cammino della Chiesa fosse tracciato con chiarezza, invece sperimentiamo un senso di forte precarietà.

È, forse, questa la cifra più caratteristica del nostro tempo: l’incertezza. Ed è un paradosso, se ci pensiamo. Abbiamo beneficiato di un progresso senza precedenti, eppure soffriamo ancora di una persistente ansia per le malattie, per i crolli finanziari, per l’incubo dei fallimenti nelle relazioni.

Di nuovo lo stesso invito che richiamavamo prima, unico antidoto alla paura: riscoprire un profondo e sincero atteggiamento di fede. Fede nell’accettare anche un volto di Dio diverso da quello che vorremmo. Non un Dio che interviene per fare ciò che io voglio. Ma un Dio che “dorme”, che lascia le cose come sono, che non teme di fronte allo scatenarsi delle tempeste del male perché, quando il male sembra aver detto l’ultima parola, egli scopre le carte e mostra che ha vinto lui. Noi gridiamo a lui per trascinarlo nelle nostre angosce, egli ci risponde introducendoci nella sua pace.
don Alex De Nardo

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