Questo contributo di Net/Work Salute FVG (sottoscritto dalle Società Scientifiche regionali rappresentative dei Professionisti coinvolti sui temi dell’urgenza territoriale) sostiene e argomenta, pur nei limiti della sintesi, che uscire dalle esternalizzazioni, soprattutto nel delicato ambito dell’urgenza/emergenza, è una prospettiva possibile, che dovrebbe essere perseguita senza ritardo anche in Friuli-Venezia Giulia, utilizzando gli strumenti che altre Regioni hanno già reso operativi.
L’esteso impiego di medici (i gettonisti) a rapporto libero professionale, quasi sempre messi a disposizione da agenzie di reclutamento costituite ad hoc, diffusamente utilizzati per riempire “vuoti di organico” in alcune specialità mediche, sta mostrando limiti sia professionali che gestionali. In particolare, si sta rilevando allarmante la presenza di tanti professionisti “esterni” nell’attività dei Pronto Soccorso, il “core business” forse più esclusivo dell’attività ospedaliera per acuti.
Sono stati evidenziati diversi nodi critici: compensi orari molto superiori a quelli dei dipendenti impiegati negli stessi ruoli, esasperata “flessibilità” di alcuni medici (che si propongono per l’attività di Pronto Soccorso anche se provengono da percorsi professionali e specialità anche molto distanti da quelli che sarebbero richiesti), riduzione del patrimonio di competenze professionali, difficoltà a garantire, specialmente per coloro che provengono da Paesi extracomunitari, l’equiparazione dei requisiti richiesti per operare nel sistema sanitario pubblico di un Paese europeo.
È stato anche segnalato che, in alcuni casi, l’esternalizzazione dei turni di servizio è iniziata senza una fase di inserimento graduale “sul campo” e senza la supervisione di medici esperti. Non è chiaro e univoco, infine, se questi medici rispondano del loro operato al Direttore dell’Unità operativa in cui prestano servizio o piuttosto alla agenzia con cui hanno stipulato un contratto (che sembrerebbe contenere, in alcuni casi, “clausole capestro”).
Sono evidenti le tensioni e le preoccupazioni che questi aspetti generano negli altri professionisti e negli stessi utenti, per il semplice fatto che, al di là delle competenze, i gettonisti operano in condizioni tali per cui è difficile che rendano un servizio equiparabile a quello garantito dai medici strutturati.
Non a caso il governo ha dovuto varare un decreto (n. 34 del 2023, convertito nella Legge n. 56 del 2023), per “contrastare l’abuso delle esternalizzazioni, in particolare riguardo all’affidamento di interi reparti ospedalieri a cooperative, specie nell’emergenza-urgenza”, dando la possibilità alle aziende di “procedere alla esternalizzazione solo nei casi di necessità ed urgenza”, ove non sia possibile ovviare altrimenti alla carenza di personale sanitario.
È probabilmente vero – come ha detto il ministro Schillaci – che i governi degli ultimi dieci anni non abbiano affrontato, nonostante le dichiarazioni, il problema della carenza del personale sanitario (per garantire il ricambio dei medici in alcune specialità, per il turn over dei medici di Medicina generale e per gli infermieri) e della valorizzazione e fidelizzazione dei professionisti, ma bisogna ammettere che ora il problema si è acuito al punto da minacciare la tenuta dell’intero Sistema sanitario nazionale.
Per questo, e in particolare per i Pronto Soccorso, è maturata la consapevolezza che “il sistema delle esternalizzazioni del personale medico debba essere gradualmente, ma rapidamente, superato”.
Se è vero, infatti, che in molte realtà è stato istituito, affidandolo ai gettonisti, un Pronto Soccorso “parallelo” per i codici bianchi e verdi (che non dovrebbero richiedere una prestazione di emergenza/urgenza), chi conosce questo tema sa che l’attribuzione dei codici al triage non è priva di contraddizioni e che richiede la supervisione di medici d’urgenza esperti per assicurare le indispensabili competenze cliniche.
Alcune Regioni hanno già provveduto (ad esempio la Lombardia, su proposta dell’assessore Bertolaso e in coerenza con il DL 34) a superare almeno il ricorso alle agenzie di reclutamento, optando per un rapporto diretto (libero professionale) con i professionisti, tramite un bando regionale che prevede una selezione per verificare requisiti e stabilisce clausole contrattuali chiare. Altri esempi vengono dal Piemonte: il Consiglio Regionale ha approvato un provvedimento per cui si remunerano in maniera attrattiva medici di Pronto soccorso disponibili ad effettuare turni di lavoro oltre quelli dovuti. Nello stesso Piemonte, in Emilia Romagna e Toscana è stata anche chiesta la disponibilità a effettuare turni in Pronto Soccorso a medici di altre Unità operative (per esempio la Medicina Interna) ottenendo il vantaggio di avere in turno professionisti competenti e che conoscono il contesto in cui lavorano.
Infine i medici specializzandi nella disciplina di Medicina d’Emergenza – Urgenza, con la supervisione degli strutturati, sono stati (anche in Regione FVG) impiegati nella attività di Pronto Soccorso.
Gli esempi citati dimostrano che ci sono gli strumenti per emendare da subito una criticità che sta causando, dall’interno, un danno rilevante al Sistema sanitario regionale e che politica e amministratori non possono limitarsi a registrare.
Documento coordinato da Net/Work Salute FVG e sottoscritto dalle sezioni regionali di AAROI-EMAC,
SIMEU, FADOI, SIMG, CARD.