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Chiesa

Il nostro «sì» per tutta la vita

Raymond ha assaporato la gioia e l’entusiasmo dello spendersi per la Chiesa grazie al nonno catechista, in Ghana. Bernard, pure lui ghanese, ha lasciato un lavoro avviato in banca per seguire la vocazione. Insieme sono giunti in Friuli per effetto di una convenzione tra l’Arcidiocesi di Udine e la Diocesi di Obuasi. Dominique invece ha radici in Togo, ma studiava già alla facoltà di Matematica a Udine quando è entrato in Seminario.

Stesso continente di provenienza, l’Africa, tre storie diverse, un’unica Chiesa. I tre giovani diaconi che verranno ordinati sacerdoti domenica 23 giugno nella Cattedrale di Udine si sono raccontati nella consueta intervista con i media diocesani a pochi giorni dal «sì» per sempre.

Dominique: «Ho scoperto la vocazione qui in Friuli»

Don Dominique Assosolm Mandjami

Trentatré anni in agosto, settimo di otto fratelli, don Dominique Assosolm Mandjami è cresciuto in Togo, ma è in Friuli che ha scoperto la vocazione al sacerdozio. «Sono arrivato qui per motivi di studio – racconta –. Nel mio paese non c’erano molte possibilità e mio fratello già studiava in Italia: è stato lui a suggerirmi di raggiungerlo, e così ho fatto nell’agosto 2015, iscrivendomi alla facoltà di Matematica. Mi sono lanciato, mi sono messo in gioco e decisamente ne è valsa la pena, dato ciò che sto per vivere tra qualche giorno».

«Il mio parroco, in Togo, ci diceva: “Ovunque andrete nel mondo, se là troverete una chiesa cattolica entratevi”». È seguendo quel consiglio che all’università Dominique ha chiesto informazioni ad alcuni amici, che gli hanno parlato del coro dei giovani africani del Duomo. «Cantiamo in italiano, in francese e in altre lingue. È stato lì che tutto è cominciato, durante una confessione, in un ritiro con mons. Luciano Nobile. Ricordo che mia madre mi ha detto: ormai sei grande, puoi scegliere la strada della tua felicità».

Raymond: «Felice di restituire quanto ha ricevuto il mio paese». Bernard: «Qui ci sentiamo a casa»

Bernard Emmanuel Appiah (33 anni) e Raymond Darkwah (27) provengono entrambi dalla medesima diocesi, Obuasi, ma la loro amicizia è nata e si è consolidata negli anni del seminario a Castellerio e oggi il loro cuore è ben piantato qui in Friuli, dove i due futuri preti si sono fatti tanti amici. Allegria e sorriso contagiosi, Bernard sta vivendo questi giorni di preparazione all’ordinazione pienamente immerso nelle attività estive della sua Parrocchia di servizio, Paderno («Abbiamo iniziato il grest con 130 bambini!»), mentre per Raymond l’oratorio estivo inizierà proprio il giorno seguente l’ordinazione, lunedì 24 giugno («Si comincia subito a “lavorare” con 120 bambini e ragazzi!»).

Don Bernard Emmanuel Appiah

«Il desiderio di entrare in seminario era qualcosa che sentivo già da bambino, ma negli anni delle superiori era passato un po’ in secondo piano – racconta Bernard –. Dopo la laurea in Economia ho iniziato a lavorare, ma ho sempre continuato a frequentare la chiesa e un giorno, con un gruppo di Rinnovamento dello Spirito ci siamo recati in un villaggio vicino alla mia città; ricordo che ad accoglierci c’era moltissima gente e una suora; poiché in quel villaggio non c’erano sacerdoti, non abbiamo potuto celebrare l’Eucaristia. È stato quello il momento in cui dentro di me è cambiato tutto. Mi sono detto: “Se divento prete, posso tornare qui e aiutare questa gente!”».

Don Raymond Darkwah

Anche per Raymond la vocazione è nata da bambino. «Devo ringraziare di questo mio nonno materno, catechista – racconta –. Io provengo da un piccolo paese che fa parte di una Parrocchia di ben 22 villaggi, con un unico prete. Questo significa che ciascun paese vede il sacerdote ogni due o tre mesi al massimo, mentre le chiese e tutto il resto sono in mano ai catechisti. Mio nonno era il responsabile della Parrocchia ed io, crescendo, l’ho sempre aiutato, come animatore, catechista… La sua vita mi ha toccato. Nella sua semplicità, mi ha trasmesso una gioia ed un entusiasmo grandi e un giorno mi sono detto: “È qualcosa che vale la pena approfondire”».

Sulle pagine di Vita Cattolica i due giovani hanno raccontato la bella accoglienza ricevuta in Friuli, prima a Basaldella, poi a Paderno (Bernard) e Camino (Raymond). Pregi e “difetti” della Chiesa friulana rispetto a quella ghanese? «Una cosa che ci ha colpiti qui è la grande attenzione alla pastorale giovanile – hanno risposto –. Gli oratori, i grest, i campi in montagna… Si vede un grande impegno verso l’accompagnamento dei giovani. D’altra parte in Ghana c’è più attenzione alla catechesi degli adulti. Ci si incontra prima della Messa per approfondire il Vangelo e anche durante la celebrazione dopo l’omelia ci si confronta, c’è più coinvolgimento e partecipazione. Anche la liturgia è diversa: il ballo è una forma di preghiera, un modo per lodare Dio. Pure la durata è diversa: la Messa standard in Ghana è di un’ora e mezza, anche due!».

Mancano pochi giorni all’ordinazione, presto sarete sacerdoti. Emozionati? Raymond e Bernard rispondono con una battuta in friulano: «Un ninin!» («Un po’»). «È grazie all’opera di tanti missionari anche friulani che in passato hanno saputo seminare bene nel nostro Paese se oggi siamo qui – aggiunge Raymond –. Noi siamo il frutto anche di questo e senz’altro siamo qui anche per “restituire” quanto abbiamo ricevuto, per quanto ci è possibile. Vi chiediamo di accompagnarci con la vostra preghiera». «Come preti ci metteremo a servizio di tutta la Chiesa», conclude Bernard.

Le interviste complete ai tre futuri sacerdoti si possono leggere sulla Vita Cattolica di mercoledì 19 giugno

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