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Il vescovo Infanti Della Mora dalla Patagonia al Friuli: «Il consumismo uccide i poveri del mondo»

«Sono qui da soli quindici giorni, però quel che ho visto non solo in Friuli ma in giro per l’Italia sono un consumismo e uno spreco esagerati, non per soddisfare necessità, ma desideri, e con l’effetto di depredare sempre più il pianeta in maniera preoccupante. Per chi viene dal Sud del mondo, vedere questo è uno scandalo. Stiamo assistendo a una sorta di conquista del Nord verso il Sud del mondo. Sono questioni economiche, politiche e sociali, ma dal punto di vista della fede sono problemi essenzialmente etici, che ci dovrebbero far riflettere. Spero che nella prossima Settimana dei cattolici a Trieste se ne parli». Così mons. Luigino Infanti Della Mora, vescovo di Aysen in Cile – meglio noto come il “Vescovo dell’acqua” per aver dato voce alla lotta per la difesa di questo bene primario in Patagonia – in un’ampia intervista pubblicata sulla Vita Cattolica del 3 luglio 2024, di cui pubblichiamo qui un estratto.

70 anni, missionario dei Servi di Maria originario di Campomolle (Teor) e da 50 anni in Cile, nell’estremo sud del cono latinoamericano («là dove finisce – o inizia – il mondo»), in questi giorni mons. Infanti Della Mora è in Friuli, dove ha festeggiato i 25 anni di episcopato e dove parteciperà alla Settimana Sociale dei cattolici in Italia a Trieste.

Il Vicariato di Aysen si estende per 900 chilometri, da nord a sud. «In questo momento mi dicono che ci sono 22 gradi sotto lo zero», racconta mons. Infanti Della Mora

Il Vescovo friulano coglie l’occasione per lanciare un appello ad una vita di maggior austerità e coscienza. «I Paesi che si definiscono “sviluppati” – afferma – prendono acqua, cibo ed energia dove ancora ci sono, nei paesi del Sud del mondo, essenzialmente Africa e America Latina. Ciò non va solo contro il comandamento di “non rubare”, ma anche contro quello di “non uccidere”, perché togliere ad alcuni popoli i beni essenziali per la vita significa uccidere una grande quantità di persone. Tutti noi abbiamo una responsabilità di fronte al mondo che stiamo costruendo».

Privatizzate dall’epoca della dittatura di Pinochet, le acque della Patagonia cilena sono una risorsa ambita dalle multinazionali di tutto il mondo

«È importante che ci siano dei leader che aiutano a prendere coscienza di queste situazioni – continua mons. Della Mora –, ma nel suo piccolo, ciascuno sceglie di condurre la propria vita con maggior austerità e coscienza, anche nell’uso dei beni, e con azioni di solidarietà verso i più bisognosi. Oltre al potere dei “grandi” ricordiamo che esiste anche il potere di un popolo che prende coscienza, reagisce, esige maggior giustizia, fratellanza, solidarietà, un popolo che pacificamente reclama i suoi diritti». «Questo dovrebbe farci riflettere, tutti».
Valentina Pagani e Valentina Zanella

 

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