«Pronto, sono don Riccardo. Dove siete? Vi raggiungo». La telefonata dell’arcivescovo Riccardo Lamba arriva al mattino presto, mentre i delegati convergono verso il Centro Congressi Generali, sede della 50a edizione delle Settimane Sociali dei Cattolici in Italia. Venerdì 5 luglio ai lavori si è unito anche l’Arcivescovo di Udine, che ha incontrato la delegazione friulana subito dopo la celebrazione della Santa Messa. «Resto poco tempo, dovrò tornare a Udine per pranzo», spiega. Tanto basta a Lamba per essere sommerso da saluti di amici e conoscenti romani incontrati a Trieste. Si avvicina una mano, accarezza il braccio dell’Arcivescovo. «Don Matteo!». Don Matteo è nientemeno che il cardinale Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e confratello di mons. Lamba nel presbiterio della Diocesi di Roma. «Don Riccardo, come va a Udine?». Una rapida stretta di mano e qualche battuta con il Presidente dei Vescovi, che poi concede una breve intervista ai microfoni di Radio Spazio.
Un metodo di raccolta delle idee
Ma i lavori incalzano, in sala già sono iniziate le relazioni del mattino. Ascolti cui fanno seguito lavori di gruppo, secondo il complesso – ma affascinante – metodo messo a punto per l’occasione. Cosa germoglierà da questo processo di discernimento comunitario? Cosa consegnerà al Paese questa edizione delle Settimane Sociali? «Non lo sappiamo proprio» afferma Giovanni Grandi, intercettato a pranzo «Non lo sapremo fino a domani, sabato, verso ora di pranzo». Grandi è membro del comitato scientifico delle Settimane Sociali oltre che ideatore dell’innovativo metodo di lavoro supportato – peraltro – da un’applicazione digitale che permette una raccolta e un aggiornamento immediato delle riflessioni e delle risonanze. Un’opera di intermediazione tra assemblea e gruppi resa possibile grazie all’addestramento di numerosi “facilitatori”. «In due giorni abbiamo raccolto circa 7.000 contributi: frasi, pensieri, riflessioni» spiega uno degli sviluppatori dell’applicazione. Dati al centro di discussioni reali, dati potenzialmente sintetizzabili da sistemi di Intelligenza artificiale.
Sociale sì, digitale poco
Già, l’Intelligenza artificiale. È stata al centro di uno dei più attesi incontri del pomeriggio triestino, dal cui palco si poteva distinguere anche la voce del friulano Luca Grion. Accanto a lui – virtualmente, in videocollegamento – padre Paolo Benanti, uno dei massimi esperti mondiali sull’etica dell’Intelligenza artificiale. In platea c’è ancora molto Friuli, con amici giunti a Trieste appositamente per questo appuntamento. Una nota un po’ dissonante nella Settimana Sociale è stata proprio l’unicità di questo appuntamento, solo momento di riflessione – su oltre venti eventi e “piazze” – a trattare espressamente temi dell’ambiente digitale. Sabato 6 luglio sono attesi in assemblea anche numerosi “missionari digitali” della community italiana, che alcuni membri del gruppo udinese hanno già avuto modo di incrociare nelle vie di Trieste: don Alberto Ravagnani con alcuni dei ragazzi di Fraternità, la disegnatrice Alumera, il vignettista don Giovanni “Gioba” Berti, i membri dell’associazione Web Cattolici WeCa, Parole O_stili, Paolo Curtaz (recente ospite a Lignano in “Frammenti d’Infinito”), don Cosimo Schena. Membri di un gruppo di persone che credono fermamente che il digitale sia un componente a pieno titolo del processo democratico, ma anche dell’evangelizzazione di questo tempo.
Giovanni Lesa, inviato a Trieste