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Il ponte-diga di Dignano? «È troppo impattante»

È senza pace il Tagliamento. Non si placa infatti la polemica riguardante la sua messa in sicurezza. E si rincorrono le dichiarazioni di politici e amministratori attorno al progetto di traversa laminante che dovrebbe essere costruita accanto al ponte di Dignano. Sarà impattante? O sarà invece «un’opera giusta per amore del Friuli e della sua gente» come ha recentemente sostenuto l’assessore regionale all’Ambiente, Fabio Scoccimarro?

Il prof. Marco Petti

Di Tagliamento, traverse, ponti e dighe ne abbiamo parlato con un esperto, Marco Petti, professore ordinario di Ingegneria idraulica dell’Università di Udine, membro del «Laboratorio Tagliamento», (commissione che tra il 2010 e il 2012 si occupò dell’analisi delle diverse ipotesi in campo per la messa in sicurezza del fiume). «La mia – ha spiegato più volte Petti – è un’immagine complessiva del sistema Tagliamento, un fiume imponente maestoso e affascinante che, attraversando tutto il Friuli, di fatto dialoga con le popolazioni rivierasche, in un rapporto che io ritengo di perfetta simbiosi. Fascino e simbiosi hanno anche cambiato il modo in cui insegno a progettare le opere idrauliche. A me avevano insegnato che l’obiettivo di un progetto è la funzionalità dell’opera. Nel tempo mi sono convinto che parte integrante del progetto è l’impatto che può avere l’opera sulla simbiosi tra “gente e fiume”. Ora dunque insegno a inserire anche la variabile percezione che la popolazione avrà dell’opera. Questo, nel caso del Tagliamento, non significa che l’opera non debba essere fatta, ma che se minimizziamo l’impatto distribuendo l’opera su tutta l’asta del fiume, allora il progetto diventa ottimale».

L’intervista completa con il prof. Petti, a cura di Anna Piuzzi, sul numero de La Vita Cattolica pubblicato il 31 luglio 2024.

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