Pensateci bene: perché in montagna quando ci si incontra ci si saluta sempre, mentre in città questo non avviene talvolta nemmeno tra vicini di casa? Perché nelle salite lungo i sentieri si condivide quello che si ha nello zaino senza difficoltà e dopo la fatica, in cima, nei rifugi, ci si racconta – «E tu da dove vieni?» – e si fa amicizia così facilmente? Don Gianluca Molinaro non ha dubbi: «La montagna è per eccellenza il luogo in cui si incontra Dio – per tutte le meraviglie del creato che contempliamo e che elevano il nostro sguardo –, ma è anche un luogo privilegiato per l’incontro con l’altro che il Signore mette sulla nostra strada. La montagna è luogo in cui trovare ossigeno per lo spirito e in cui approfittare, magari con tempi più distesi, di entrare più in profondità in noi stessi e, perché no, di stringere nuove amicizie».
Sappada e Forni Avoltri
Don Gianluca Molinaro è parroco di Sappada e Forni Avoltri, due comunità abbastanza diverse tra loro, in particolare in estate. La prima nella stagione calda si popola di turisti – più che altro famiglie – decuplicando i suoi “numeri” fino a raggiungere, attorno a ferragosto, le ventimila presenze (partendo da circa 1.500 residenti). La seconda proprio in estate vede il rientro di tanti emigranti. Inoltre, il fatto che sul suo territorio ci siano diverse case per ferie parrocchiali – oltre alla grande struttura di accoglienza di Piani di Luzza – fa sì che il via vai di giovani sia continuo.
Messa al mattino per gli operatori, alla sera per i turisti
«In estate a Sappada la popolazione si moltiplica – racconta ancora don Molinaro – e, in un luogo dove quasi tutti vivono di turismo, la vita intera della comunità modifica i suoi ritmi». Per garantire delle Messe anche agli operatori che in questi mesi sono particolarmente impegnati con il lavoro – chi con negozi, chi con ristoranti o altre attività… –, le porte della chiesa vengono aperte fin dal mattino presto. «La Messa più frequentata dagli abitanti di Sappada è quella della domenica alle 8», spiega don Molinaro. Per riuscire ad offrire un numero maggiore di celebrazioni, così da rispondere alle esigenze dei turisti, in estate (ma anche a Pasqua e Natale) il parroco si preoccupa di far arrivare a Sappada delle persone che possono dare una mano nelle celebrazioni.
Tempi dilatati, favorevoli alla meditazione
La montagna in tempo di vacanza è un luogo privilegiato per «lasciarsi guidare dalla curiosità di scoprire cose nuove, la bellezza del creato certo, ma anche persone e realtà diverse dalla nostra – conclude don Molinaro -, e magari i valori che si nascondono in esse. Questo diventa un tempo in cui lasciarsi illuminare dalla Parola, dall’Eucaristia, dalla meditazione. Il Signore parla alla nostra vita, la illumina, dà senso, dà bellezza, dà prospettiva di futuro, toglie dalla disperazione e apre alla speranza. La villeggiatura qui può diventare un momento di ossigeno per lo spirito.
Ci sono al contrario tante vacanze in cui ci tuffiamo per “consumare” e fare mille cose, ma dalle quali non ricaviamo molto. La montagna ci offre un’occasione grande: tempi più sereni e rilassati, la contemplazione della meraviglia del creato, una dimensione ideale per porci delle domande sulla nostra vita, per chiederci come mai corriamo come matti dalla mattina alla sera… E per lasciare spazio all’incontro: con l’Altro e con l’altro che il Signore mette sulla nostra strada. Solo così torneremo a casa dalle nostre vacanze con l’energia giusta per ripartire con entusiasmo».
La versione estesa dell’articolo, a cura di Valentina Zanella, sul numero de La Vita Cattolica del 31 luglio.