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Mara Navarria. «Dopo il titolo olimpico è l’ora di appendere la spada al chiodo»

Non poteva desiderare collana migliore, ammette. Lei che ama i gioielli. «Tutti hanno parlato di queste medaglie con incastonati alcuni pezzi della Torre Eiffel, ma averne una tra le mani, tra l’altro la più preziosa, è stupendo. Anche se a distanza di giorni devo ancora realizzare cosa siamo riuscite a fare su quella pedana…». Atleta, mamma e moglie, la 39 enne di Carlino, Mara Navarria – dopo numerosi prestigiosi traguardi sportivi tra cui il bronzo di Tokyo 2020 – ora nella sua “fornitissima” bacheca ha aggiunto anche il titolo più bello, quello olimpico “targato” Parigi 2024, nella competizione a squadre di spada.

Ci racconta cosa ha provato a uscire vittoriosa, con le “colleghe” Giulia Rizzi, Rossella Fiamingo e Alberta Santuccio, da quello che è il tempio della scherma francese impazzito per le beniamine di casa?

«A parte una trentina di italiani – i nostri affetti e i comandanti dei nostri gruppi sportivi – tutto il pubblico continuava a incitare le proprie atlete e a cantare la “Marsigliese”. Essere lì, nella pedana del Grand Palais dove tra l’altro ho fatto il mio primo Mondiale nel 2010, e uscire da campionesse è stato spettacolare».

Una medaglia così ha una storia dietro…

«Certo, fatta di sconfitte, tanto lavoro, sacrifici, grandi partenze, tanti ritorni, tanti aeroporti, treni presi e persi, ritardi, feste saltate… Ma anche tanta condivisione con la mia famiglia, con gli amici, con Carlino, col Friuli e tutta Italia, con l’Esercito, il mio gruppo sportivo… Dopo tanta fatica anche grandi dimostrazioni di affetto. Dai compagni di classe che non sentivo da tempo agli amici di mio figlio. Tutto ciò che sto ricevendo in questi giorni mi sta ripagando di tante lacrime amare, di tante medaglie che non erano d’oro, di tanti cinema persi perché nel week end dovevo studiare avendo dedicato tutto il resto del tempo all’allenamento»…

L’intervista integrale, a firma di Monika Pascolo, si può leggere sul numero del 7 agosto 2024 de “la Vita Cattolica”.

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