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La campionessa paralimpica Giada Rossi. «Il mio oro? Grazie a tanto lavoro, sacrificio e l’amore della mia famiglia»

Non sono ancora passate tre settimane dal momento in cui Giada Rossi, classe 1994, di Poincicco di Zoppola, è diventata la regina paralimpica del tennistavolo individuale. Nella finale per il titolo la pongista friulana è entrata nella storia dopo aver superato con un secco 3-0 la cinese Liu Jung, ovvero colei che – fino a quel momento – aveva dominato in lungo e in largo la scena del tennistavolo paralimpico a partire dai Giochi di Pechino 2008.

Una fase della finale dei Giochi di Parigi con la cinese Liu vinta da Giada Rossi per 3-0

Da venerdì 6 settembre, però, quella posizione è ben occupata da Giada che in Francia era arrivata da campionessa del mondo e pure con il titolo europeo in tasca. Il “sapore” della gioia e la consapevolezza di aver fatto qualcosa di grande stanno accompagnando queste settimane – e non potrebbe essere altrimenti – tra feste, premiazioni e applausi. Tanti applausi e l’ultimo in ordine di tempo è quello del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che lunedì 23 settembre ha ospitato al Quirinale tutte le atlete e gli atleti italiani che alle Olimpiadi e Paralimpiadi di Parigi hanno vinto una medaglia, oppure si sono piazzati al quarto posto. È la prima volta che accade e la decisione di accogliere anche i quarti classificati è stata presa dopo che alcuni atleti si erano mostrati contenti del piazzamento, aprendo un dibattito con il quale si era cercato di normalizzare le sconfitte e slegare la prestazione dal risultato.

Giada, partiamo dalla medaglia. Che effetto fa averla tra le mani?

«È davvero pesante, non solo perché all’interno ha pure un pezzetto della Torre Eiffel, ma anche per tutto ciò che rappresenta. Fatico ancora a rendermi conto di averla vinta, ho lavorato tanto per arrivare alla finale, ma mai avrei pensato di vincere il titolo e farlo in maniera così netta».

E questi giorni da campionessa paralimpica come li stai vivendo?

«La mia mente torna continuamente a quei momenti indimenticabili. Non mi sono ancora rivista, se non gli ultimi punti e l’esultanza con la testa tra le mani e le prime parole che sono state “cosa abbiamo fatto!”. Pian piano mi sto rendendo conto del risultato, soprattutto condividendolo con quanti mi hanno sostenuto, con la gente che mi ferma per strada per farmi i complimenti… È una bellissima sensazione».

Ma cosa c’è dietro a una medaglia così luccicante che, lo ricordiamo, fa seguito ai bronzi nell’individuale alle Paralimpiadi di Rio 2016 e a Tokyo 2020 a squadre?

«Tanto lavoro e impegno. Ma pure le sconfitte arrivate in questi 8 anni, dopo il terzo gradino del podio in Brasile…

La gioia di Giada Rossi appena vinta la finale paralimpica di tennistavolo

L’intervista completa, a firma di Monika Pascolo, è pubblicata sul settimanale “la Vita Cattolica” del 25 settembre 2024.

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