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Chiesa

Mons. Nogaro, un libro su “90 anni di radicale mitezza”

“Ribelle”, “scomodo” e “controcorrente”. A volte, perfino, “comunista”. Sono innumerevoli le etichette che negli anni hanno cercato di incollare addosso a mons. Raffaele Nogaro, prete friulano diventato vescovo nel 1982, chiamato a svolgere il proprio ministero in Campania. Prima nella diocesi di Sessa Aurunca e poi, nel 1990, nella diocesi di Caserta. Chi ha avuto la fortuna di incontrarlo, di essergli accanto, lascia invece le etichette da parte e di lui racconta l’amore profondo per il Vangelo, l’impegno instancabile per chi è costretto ai margini della società, la centralità della giustizia sociale in ogni suo gesto, la profonda spiritualità.
Da qualche settimana un piccolo, ma densissimo libro dà conto del suo percorso, ma soprattutto dell’orizzonte che ha indicato e che continua a indicare con il suo operato. «90 anni di radicale mitezza» è l’espressione bellissima scelta come sottotitolo al volume (pubblicato da «Il pellicano» e curato da Sergio Tanzarella) che lascia intuire il traguardo che mons. Nogaro ha da poco tagliato, quello dei 90 anni, appunto. Un’occasione preziosa per conoscere meglio una figura straordinaria.

mons. Livio Carlino

La Vita Cattolica del 2 ottobre 2024 dedica un ampio servizio a mons. Nogaro, pubblicando anche alcune testimonianze di chi conosce bene il vescovo friulano. Come mons. Livio Carlino, parroco di Cividale, che prestò servizio con lui nei suoi primi anni da prete, nella Parrocchia di Santa Maria Annunziata, nella Cattedrale di Udine. «Ho potuto apprezzare la sua grande umanità, la disponibilità e l’attenzione per le fragilità, per le situazioni che meritavano di essere seguite – racconta –. È stato un grande maestro per la mia storia di prete». «È un uomo di preghiera e di grande studio. Ricordo che preparava con grande scrupolosità e cura anche le omelie dei giorni feriali. Non a caso la chiesa della Purità, dove celebrava la Santa Messa alla sera, era frequentatissima, la gente veniva ad ascoltarlo per la profondità e densità dei contenuti, ma anche perché dalle sue parole emerge sempre fortissima una grande spiritualità».
E il trasferimento in Campania? «L’ingresso in un mondo tanto diverso da quello da cui proveniva – osserva Carlino – lo ha cambiato e lo ha cambiato in meglio, accentuando ancor di più quella sua spiccata umanità. Fece una scelta precisa, da subito: decise di immergersi completamente e senza riserve nella nuova realtà sociale e culturale in cui si trovò ad operare. Per questo è stato un vescovo molto amato dalla gente, provocando allo stesso tempo anche parecchi scontenti».

don Aniello Manganiello

Una presenza luminosa quella di mons. Nogaro in una terra segnata dalla presenza della criminalità organizzata e dalle connivenze con la politica e con la chiesa. Lo conferma il parroco di Scampia, don Aniello Mangaiello. «Mi piace raffigurare mons. Nogaro con la parabola del buon samaritano – spiega don Manganiello –, con l’immagine di quest’uomo che (a differenza del sacerdote e del levita, passati oltre) si ferma davanti al malcapitato che è stato oggetto di violenza e se ne prende cura. Mons. Nogaro è stato ed è proprio così, un buon samaritano sulle strade del mondo. Ovunque, infatti, si è fermato e chinato sulle ferite dell’umanità. Un impegno che negli anni ha accentuato sempre di più, penso all’accoglienza delle persone migranti: si è battuto strenuamente in difesa della loro dignità». «Ed è stato ed è un buon samaritano anche rispetto ai temi dell’ambiente, della cura del creato che in queste terre vuol dire affrontare e mettersi contro il traffico di rifiuti e la criminalità organizzata, contro i Casalesi. Chi può dimenticare la Messa che celebrò in una discarica? Fu un gesto forte per spingere le istituzioni a farsi carico del problema dell’inquinamento che avvelena il territorio e fa ammalare la popolazione. Anche su questo frangente ha scelto di dare voce a chi non ha voce, a chi si ammala di tumore, per portare all’attenzione dell’opinione pubblica le vessazioni che la Camorra continua ad operare sulle nostre comunità, sulla nostra popolazione».
«Al di là dell’impegno appassionato al fianco degli ultimi – conclude don Manganiello –, mons. Nogaro è una persona di un’amabilità e una dolcezza straordinarie. Per non dire della sua grandissima spiritualità. È un uomo che lascia trasparire la presenza di Dio padre».
Anna Piuzzi

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