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L'editoriale

Il ruolo del centro

Continua in Europa l’avanzata dei partiti nazionalisti di destra, dopo la prima vittoria in un’elezione regionale del partito di estrema destra Alternativa per la Germania in Turingia, e dopo una serie di risultati elettorali positivi per i partiti di destra in tutta Europa, ad esempio in Francia dove il Rassemblement National di Marine Le Pen è diventato il primo partito in parlamento. Nelle elezioni austriache per la formazione della camera bassa del parlamento di Vienna del 29 settembre scorso, ad avere la meglio è stato il Partito della Libertà (Freiheitliche Partei Österreichs).

E’ la prima volta, nel secondo dopoguerra, che un partito di destra-destra ottiene il maggior numero di consensi (29%) in un paese che è sempre stato governato dai partiti storici usciti dal dopoguerra, i socialdemocratici e soprattutto il Partito Popolare, il primo a fare le spese dell’ascesa del partito nazionalista di Herbert Kickl. Costui, un esperto di comunicazione che ha curato la campagna elettorale di vari esponenti del suo partito, si è progressivamente imposto all’interno di una formazione che negli anni si è distinta per la litigiosità dei suoi dirigenti.

Tra questi, molti ricorderanno Georg Haider, già governatore della Carinzia, che aveva spostato il Partito delle Libertà dalle tradizionali posizioni liberal-conservatrici verso una destra più estrema, strizzando l’occhio ai nostalgici del nazismo: una politica che era costata l’espulsione dal gruppo dei liberali europei, voluta dall’italiano Giovanni Malagodi. Dagli anni Novanta il Partito delle Libertà è quindi entrato in alcune compagini ministeriali, chiamato a sostenere i Popolari, non senza pareri contrari all’interno del partito di centro e avvertimenti preoccupati da parte dei popolari europei.

La svolta è avvenuta durante la pandemia. Sostenitore di cure a base di vitamina D e dell’assunzione di ivermectina (un parassitario anti-vermi) e contrario alla vaccinazione e al lockdown, Herbert Kickl ha raccolto nei difficili mesi del Covid-19 centinaia di migliaia di sostenitori, oppositori della “dittatura” del corona-virus e convinti della teoria del complotto internazionale pandemico. A questo, sapientemente, ha aggiunto dopo il 2021 una posizione sempre più xenofoba nei confronti degli immigrati, condita di antiamericanismo e di neutralità nei riguardi della guerra in Ucraina.

Kickl si fa chiamare Volkskanzler (“cancelliere del popolo”), come si faceva chiamare Adolf Hitler nel corso della campagna politica che lo avrebbe portato nel 1933 al governo e quindi alla dittatura personale (dopodiché adottò il termine “Führer”). Sostiene i temi classici della destra europea, quelli della formazione europea Patrioti per l’Europa, alla quale aderisce assieme alla Lega di Salvini, e cioè che nel continente è in corso un’islamizzazione e che la “Fortezza Europa” debba issare il ponte levatoio, ad esempio abolendo il diritto d’asilo per i rifugiati politici. Ce l’ha su particolarmente con i siriani, un milione dei quali, si ricorderà furono accolti in Germania durante la guerra in Siria da Angela Merkel.

Come è successo in Francia, è molto probabile che anche in Austria le consultazioni per la formazione del nuovo governo dureranno a lungo. Porteranno quasi inevitabilmente ad una versione viennese di grosse Koalition che metterà assieme popolari e socialdemocratici in funzione anti-destra, la stessa soluzione difficile e precaria che Macron ha escogitato (sotto nomi diversi) in Francia. E’ anche la medesima scelta che è stata fatta a livello europeo, dove Ursula von der Leyen guida una commissione basata sull’alleanza popolari-socialdemocratici, vale a dire i due campi politici che hanno inventato e portato avanti l’unificazione europea.

Il problema, a livello continentale, è fino a quando la diga anti-destra possa reggere. Nel momento in cui la destra conservatrice e liberale che aveva valori antifascisti (à la De Gaulle, per intenderci) viene scavalcata dal revival dei sentimenti e dei simboli più estremisti degli anni Trenta, tornano decisivi i partiti, gli uomini politici, gli elettori di centro. E’ loro responsabilità storica decidere la partita.

Andrea Zannini

Università di Udine

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