In una sala consiliare gremitissima si è riunito il Consiglio comunale di Amaro in seduta straordinaria con un unico punto all’ordine del giorno: il conferimento della cittadinanza onoraria a don Giampietro Bellini in occasione del suo 50° anniversario di servizio pastorale ad Amaro. Numerosi i sindaci e gli amministratori pubblici presenti, con in testa Cristiana Mainardis, prima cittadina di Amaro, a riconoscenza di quanto un servizio pastorale sia anche civile.
Un emozionato don Bellini ha tracciato brevemente la sua vita. Un’infanzia difficile per la perdita del padre sul fronte di guerra greco albanese ancor prima della sua nascita. La mamma gestiva una vecchia osteria ad Anduins e lui da piccolo è vissuto in mezzo ai frequentatori dell’ambiente. Questo ha inciso profondamente sul suo carattere aperto e allegro.
Un lungo corteo con in testa la Banda di Sutrio e il gonfalone del Comune ha accompagnato il neo cittadino onorario fino alla chiesa parrocchiale di San Nicolò, per la celebrazione della S. Messa. «Si dice scherzi da prete, ma ci sono anche gli scherzi da Vescovo, e quindi don Pietro, questa è la tua festa, devi dire messa tu», gli ha detto l’arcivescovo mons. Riccardo Lamba. Concelebranti mons. Lamba e l’arciprete del Duomo di Udine, mons. Luciano Nobile, già compagno di seminario di don Bellini. Assente per impegni pastorali fuori diocesi, il parroco coordinatore della Collaborazione pastorale di Tolmezzo ha fatto avere un suo scritto.
Mons. Lamba ha espresso l’apprezzamento per il 50° anniversario di servizio pastorale di don Bellini nello stesso paese e la gratitudine per il servizio a favore della Chiesa. Ha ringraziato gli abitanti di Amaro per come hanno saputo esprimere con grande entusiasmo la loro partecipazione alla gioia del loro Pastore, tant’è che ha concluso dicendo: «Dovete cambiare nome al vostro paese: da Amaro a Dolce», a conferma di come don Bellini ha saputo entrare in sintonia con i suoi parrocchiani.
Silvano Tomaciello