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Chiesa

«Se ogni Parrocchia avesse un testimone digitale…». 230 all’incontro di Castellerio

Erano 230 “Testimoni digitali” di speranza, per lo più giovanissimi, ma con diversi adulti impegnati nelle Parrocchie friulane. E hanno partecipato insieme – nonostante importanti differenze di età – all’incontro che l’Arcidiocesi di Udine ha organizzato in Seminario a Castellerio in occasione della memoria del Beato Carlo Acutis, primo “missionario digitale” della Chiesa.

Nicola Camporiondo, tiktoker. Un giovane che parla ai giovani

«Su alcune cose la Chiesa arriva con molto ritardo, sui social ci siamo noi e come parte di quella Chiesa possiamo davvero evangelizzare il mondo digitale». Così Nicola Camporiondo, giovanissimo tiktoker vicentino ospite della prima parte del pomeriggio di Castellerio, in un momento animato dai giovani udinesi de “I Mercoledì dell’Angelo”. «Mi sono chiesto come mai fossi l’unico giovane rimasto in Parrocchia dopo la pandemia – ha spiegato Camporiondo – così ho provato a capire cosa c’era che non stava funzionando. Il catechismo inefficace? La mancanza di persone capaci di parlare di Dio? Così ho chiesto aiuto a don Alberto Ravagnani (sacerdote lombardo che durante la pandemia ha iniziato a pubblicare filmati per i ragazzi del suo oratorio e ora noto creator digitale, ndr) e ho iniziato a pubblicare qualche video su TikTok che parlasse della mia esperienza in Parrocchia». Da lì è nato un seguito forse non voluto, ma certamente importante: oltre 160mila followers su TikTok. Da cui giungono moltissimi riscontri. «Alla sera cerco di rispondere a tutti i messaggi che mi scrive la gente», ha affermato Nicola, «anche perché se io scrivessi a qualcuno avrei piacere di ricevere una risposta dall’interlocutore. Una volta però una persona mi ha augurato addirittura la morte: è stata forse l’unica volta in cui non ho risposto».

Rispondendo alle domande dei partecipanti, Camporiondo ha affermato come «ricevere critiche on-line abbia rafforzato il mio carattere, di per sé molto introverso e sensibile». Ma tutto nasce perché «il male ti attacca là dove stai camminando bene. Mi prendono molto in giro: è successo anche una settimana fa nel mio paese. Ma vado avanti. Se ogni Parrocchia avesse anche solo un giovane convinto “testimone”, in Italia saremmo tantissimi». La missione cresce e si diffonde, dunque, con il Vangelo portato sui display degli smartphone, nuove frontiere di annuncio di fede.

L’Arcivescovo Lamba: «Siamo parte di una storia di amicizia con Dio»

A proposito di nuove frontiere, proprio questo aspetto era al centro del brano evangelico scelto per la parte conclusiva dell’esperienza di Castellerio. Dopo tre approfondimenti tematici sulla presenza sui social media, infatti, a Castellerio si è celebrata la prima “Notte di Nicodemo” dell’anno, presieduta dall’arcivescovo mons. Riccardo Lamba. Al centro, appunto, il brano in cui Cristo Risorto consegna ai dodici discepoli il mandato missionario «fino ai confini del mondo», ricordando anche che «io sarò con voi» sempre.

«È come vedere i titoli di coda di un film», ha spiegato il Vescovo, «infatti il Vangelo di Matteo termina proprio con queste frasi. Ma a differenza dei film, qui il racconto non si ferma. È la storia di un’amicizia tra dodici uomini, alcune donne e Gesù. E oggi sappiamo addirittura i loro nomi! Anche noi facciamo parte di questa storia, tra le nostre amicizie vi è anche la sua. Allora potremo portarlo nel cuore dovunque andiamo».

La preghiera si è conclusa con l’adorazione eucaristica, prima di concedere agli oltre duecentotrenta partecipanti il gusto di una cena condivisa – e solidale, visto il coinvolgimento della mensa della Caritas – in stile di fraternità. Perché nessuna missione – nemmeno quella digitale – è possibile senza Dio… e senza procedere insieme, come fratelli e sorelle attorno alla stessa mensa.

G.L.

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