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Udine città civile, ma divisa

Alcune migliaia di persone da un lato. Altre migliaia dall’altro. Non un clima di “festa”, né per lo sport né per la democrazia. Ma certamente lunedì 14 ottobre per Udine è stata una giornata all’insegna della civiltà e della legittimità delle opinioni, a condire quello che in fin dei conti voleva e doveva essere un evento sportivo.

E dire che la mattina era iniziata con foschi presagi, per via di scritte vergate nottetempo davanti al palazzo della Regione (in via Sabbadini) e dinanzi a Palazzo D’Aronco, le cui amministrazioni sono state giudicate colpevoli per aver concesso un contestato patrocinio al match calcistico tra Italia e Israele. Bipartisan lo sdegno per la forma, nonostante molti ne condividano i contenuti.

Mentre gli elicotteri della polizia volavano sopra il cielo udinese sin dalle 14, la manifestazione “pro Palestina” delle 17.30 si è snodata lungo il centro cittadino senza alcun intoppo, tra bandiere e slogan a favore della causa palestinese, auspicando con voce unanime un “cessate il fuoco” a Gaza (e in Libano… e in Cisgiordania) e chiedendo a gran voce alle massime autorità del pallone di non usare due metri e due misure tra Russia e Israele (la prima, ma non del secondo, sono esclusi dalle principali manifestazioni sportive). Tra i duemila e i tremila i presenti. Città blindata, corteo civile e colorato. Insomma, buona parte di Udine si è fatta sentire.

Frattesi e Di Lorenzo, grandi protagonisti sul campo

Qualche chilometro più a nord, solo metà stadio Friuli ha potuto apprezzare le gesta sportive – encomiabili – degli Azzurri di Luciano Spalletti. Appena 12mila i presenti, meno di metà della capienza del nuovo catino dell’Udinese prestato per l’occasione alla selezione nazionale. Paura di disordini? Boicottaggio? Chissà. Fatto sta che le gesta di Di Lorenzo & C. hanno attirato molti sguardi, ma molto meno degli auspicati. E un altro fatto è la militarizzazione dell’area dei Rizzi: un pre-filtraggio ulteriore, con ringhiere temporanee aggiuntive rispetto alle ordinarie misure di sicurezza, in cui andando a vedere l’Udinese dai del “tu” a chi effettua i controlli di routine, volti ormai familiari. Il gran lavoro delle Forze dell’ordine è inversamente proporzionale alla creazione di un clima che favorisca una festa dello sport, nonostante la splendida prestazione azzurra in campo. Ma anche in questo caso, la civiltà ha prevalso e la partita – con tutto il corollario là ai Rizzi – si è svolta senza intoppi di sorta. Italia vittoriosa, primo posto nel girone, nessun disordine tra i presenti.

Udine città civile, ma divisa. Chissà che il 28 ottobre in quel di Arezzo, ospiti di Rondine Cittadella della Pace, non si possano gettare ponti di dialogo capaci di mettere fondamenta anche quassù a nord-est, terra di confine in cui resilienza e resistenza, sport e coesistenza di popoli sono sempre state una ricchezza.

G.L.

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