La mostra “Preludio” ha aperto gli eventi di “AbitUdine al confronto”, il progetto di inclusione sociale e culturale promosso dall’Arcidiocesi di Udine tramite il Museo Diocesano e Gallerie del Tiepolo. 16 opere contemporanee, dal figurativo all’astratto, di 8 artisti sono allestite al piano nobile del Museo diocesano, affrescato da Giambattista Tiepolo, e dialogano con l’arte settecentesca. La mostra sarà visibile fino al 30 marzo 2025.
Un esercizio di comprensione reciproca che l’Arcivescovo di Udine Riccardo Lamba – intervenendo alla presentazione del progetto, venerdì 11 ottobre nel Centro Paolino d’Aquileia – ha auspicato possa estendersi alle relazioni umane (fino al 30 marzo, Udine, piazza Patriarcato n.1, da mercoledì a lunedì 10/13 e 15/18 chiuso martedì).
Nella Biblioteca patriarcale gli Archivi di Alberto Pasqual, scultore informale in metallo e plastica, sono lunghi fogli di carta scenograficamente disposti lungo le aperture tra gli scaffali, recando impressi pieghe, segni, macchie, tracce del suo lavoro. Nella vicina sala azzurra decorata a grottesche attribuite a Giovanni da Udine, il fotografo Stefano Tubaro espone le “Stanze Fotogeniche” (2019-2024), ultimo suo ciclo sperimentale. Sono spazi architettonici della mente, animati da lame di luce che invitano «a ritrovare un tempo interiore… meditativo e spirituale». La attigua sala gialla ben si adatta alle essenziali pale d’altare di Ludovico Bomben. Unica decorazione un triangolo, alternativamente disposto, in lamina d’oro, che allude allo spazio spirituale e al simbolo cristiano dell’occhio divino. Nella sala rossa, Luigi Manciocco dispone due dischi in corian. Sculture minimal, cioè essenziali, ispirate al culto di santa Rita: il tondo bianco con una linea rossa ne ricorda le stigmate e quello nero, con api dorate, rimanda ai suoi miracoli e al barocco di Pietro da Cortona.
Nella sala del trono il controluce delle finestre esalta le “Terre fragili” di Pierluigi Slis, in cui superfici dipinte compongono dei collage «come se fossero inutili montagne di colore». La fine ritrattista Tamara Zambon, che sulla parete del salone ha affrescato Alfredo Battisti e Pietro Brollo, inquadra il trono patriarcale con due ritratti di famiglie immigrate, dove include anche i volti dei suoi famigliari mostrando le trasformazioni sociali e l’integrazione di culture diverse. Stefano Jus, pittore e mosaicista, tratta a graffito nella cappella palatina i drammi contemporanei delle migrazioni e delle guerre. Nella prestigiosa Galleria degli ospiti le installazioni di Olimpia Biasi mostrano la sua passione per la botanica, gli erbari e la medicina di Hildegard von Bingen. L’artista applica su oscillanti garze leggere insetti, foglie, elementi naturali, componendo suggestive installazioni esaltate dalla luce.
Gabriella Bucco