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Cultura

Il dialogo possibile, l’esperienza decennale di Gemona

Favorire il dialogo, l’incontro, la reciproca conoscenza. Direttrici indispensabili per la pace che però sembrano essere state sradicate dal presente. Si tenterà – dopo le innumerevoli polemiche sollevate dalla partita Italia-Israele, svoltasi a Udine il 14 ottobre – di far germogliare semi fattivi di dialogo a Rondine, in provincia di Arezzo, nella “cittadella della pace”, realtà che si impegna per la riduzione dei conflitti armati nel mondo e la diffusione della propria metodologia per la trasformazione creativa del conflitto in ogni contesto. Qui infatti lunedì 28 ottobre avrà luogo un incontro a cui parteciperà anche l’arcivescovo di Udine, mons. Riccardo Lamba, insieme a numerose personalità che hanno deciso di mettersi in gioco per rilanciare il valore del calcio e dello sport come momento di dialogo e di pace tra le persone e tra i popoli.

Vale la pena attingere anche a un passato recente, in cui l’impegno del Friuli, in particolare della chiesa friulana, per il dialogo fra israeliani e palestinesi è stato significativo. Nei primi anni duemila, infatti, nasceva a Gemona, su iniziativa di un volontario della Caritas di Udine, il progetto di «Educazione alla pace» articolato in numerose iniziative scolastiche sportive e musicali.

Lo ricorda bene Shalom Zilbersmidt, gemonese di origini israeliane, da sempre impegnato per la pace. «Nell’ambito del mondo della formazione – spiega – si creò una rete di collaborazione tra più scuole superiori di Udine e scuole israeliane e palestinesi di Galilea. Il progetto consisteva nel far conoscere la cultura dell’una e dell’altra comunità, nonché la storia e le sofferenze reciproche. Questo percorso occupava tutto l’anno scolastico e alla conclusione gli alunni ebrei e arabi frequentavano le scuole superiori di Udine per circa due settimane, ospitati dalle famiglie. In questo modo le stesse famiglie friulane potevano venire a conoscenza di realtà molto complesse e dolorose. Il progetto è proseguito per 15 anni con il coinvolgimento di molte centinaia di alunni e delle rispettive famiglie con ricadute molto positive per tutti i partecipanti come testimoniato da vari documenti, registrazioni e pubblicazioni varie».

E anche lo sport venne individuato come strumento di incontro.

L’articolo completo, a cura di Anna Piuzzi, è pubblicato sul numero de La Vita Cattolica di mercoledì 23 ottobre.

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