Hanno ancora un senso – oggi – le Beatitudini? Sì, quelle del Vangelo della festività dei Santi. Beati gli afflitti? Beati i miti? E quelli che hanno fame e sete di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore. Beati gli operatori di pace, i perseguitati? Il mondo non sta testimoniando l’esatto contrario? «La loro non attualità è terribile, ma sono le parole più alte e più profonde che l’umanità abbia pronunciato, dice Gandhi. Come facciamo adesso? Certo che siamo spiazzati», ammette padre Ermes Ronchi, friulano di Racchiuso, teologo, dell’Ordine dei Servi di Maria, in un’ampia intervista pubblicata sulla Vita Cattolica del 30 ottobre 2024.
«Guardiamo il mondo con gli occhi dei piccoli»
«Il soggetto che rende beati è Dio. Dio regala gioia a chi produce amore, a chi produce giustizia, a chi produce pace». È la premessa – spiega padre Ermes Ronchi – per capire e praticare le Beatitudini. Che sono fatica, certo, «ma c’è un segreto di gioia dentro l’“attività” delle Beatitudini. Non è solo dovere, ma la promessa della beatitudine. A una condizione…. Il grande André Chouraqui, traduttore di lingua ebraica della Bibbia, traduce appunto le Beatitudini con “in piedi”, “su”, “avanti”, “alzatevi”, “in marcia” voi poveri, voi miti, voi operatori di pace, voi affamati di giustizia, non lasciatevi cadere le braccia, Dio cammina con voi. Dio cerca i re di domani, i principi di domani, tra i poveri di oggi. Le Beatitudini ci insegnano come guardare il mondo. Oggi lo osserviamo con gli occhi dei ricchi, dei potenti, di quelli che si armano, di quelli che vincono… Invece noi dobbiamo guardare il mondo con occhi profetici: a partire dal piccolo, dal sofferente, dal povero. Se noi guardiamo il mondo con gli occhi dei generali, dei vincitori, dei ricchi, non cambierà mai niente. Dobbiamo guardarlo con gli occhi del mendicante, dell’ultimo arrivato, del naufragato».
Proprio qui sta l’inattualità delle Beatitudini? «Il vero problema del nostro mondo – risponde p. Ronchi –, come diceva padre Turoldo, non sono i poveri. Sono i ricchi che non hanno mai abbastanza, che depredano il paese e gli altri. I ricchi intesi nelle varie accezioni. Noi invece pensiamo che “il problema” siano i poveracci che arrivano senza niente addosso, sbarcano e cercano di trovare respiro, di vivere la speranza. Noi pensiamo che il problema dell’Italia siano quelli che varcano le frontiere. No, sono coloro che non sanno essere poveri. È chi non sa essere mite, chi non sa essere affamato di giustizia, chi non asciuga lacrime, chi non si pone a servizio. Questi sono i veri problemi. L’attualità delle Beatitudini è questa. Tu, dove ti siedi? Su che trono ti siedi? Su quello dei poveri, no?».
«Ecco i tratti del cielo nuovo e della terra nuova»
«La santità cos’è – conclude il servita –? È l’uomo che raggiunge il suo volto più alto, più puro. Come sogni l’umanità? Tu, con chi vuoi vivere in casa tua, nel tuo paese? Con gente semplice, povera, mite, non violenta, che vuole giustizia, onesta, oppure vuoi vivere con dei violenti, con degli aggressivi, con dei disonesti, con degli imbroglioni? È chiaro che questo è il mondo nuovo. Sono i tratti del cielo nuovo e della terra nuova. Quest’uomo qui, questa donna qui, sono i segreti legislatori della Storia».