Molte piogge in primavera, siccità in estate, ancora piogge in autunno, che hanno determinato una fioritura difficoltosa fino a settembre. È stato piuttosto problematico l’avvio della stagione dei funghi quest’anno, ma di recente sembra esserci una ripresa e la produzione è abbastanza importante». Lo ha dichiarato Egidio Fedele Dell’Oste, presidente del Centro micologico friulano, ai microfoni di Marta Rizzi su Radio Spazio. La Vita Cattolica, sul numero del 30 ottobre 2024 riporta ampi stralci dell’intervista.
Ad incidere sulla produzione, ha spiegato Dell’Oste, è un insieme di fattori, legati a umidità, escursioni termiche e ventosità. Ma pure il cambiamento climatico ha i suoi effetti. Sia perché stiamo assistendo ad una tropicalizzazione delle nostre zone, che determina uno spostamento “verso l’alto” dei funghi che una volta venivano prodotti a latitudini più basse; sia per la variazione del clima, con precipitazioni intense localizzate in periodi molto brevi che influiscono sulla dinamica di sviluppo dei funghi. «Ciò che vediamo – ha precisato l’esperto –è che sta cambiando il tipo di funghi che si trovano nel bosco, quindi bisognerebbe cominciare a ragionare in termini di funghi protetti. Ad esempio il Cantharellus friesii, che è un galletto che veniva raccolto abbastanza frequentemente assieme al galletto normale, si trova sempre di meno».
Dell’Oste ha illustrato anche quanto è importate raccogliere correttamente i funghi. «Va ricordato che ciò che noi raccogliamo non è il fungo vero e proprio ma il frutto che esso produce. Il fungo in realtà è una specie di bambagia, costituita da filamenti bianchi molto sottili che si trovano nei primi dieci, venti centimetri del terreno. Quando si va a funghi, dunque, la prima regola è cercare di evitare di strappare il terreno rovinandone il substrato. Secondo: lasciare lì dove sono i funghi che non si conoscono. Terzo: raccogliere l’intero frutto, dalla base al cappello, perché per identificarlo – se portato ad analizzare alla Asl, quando non lo si conosce – servono tutte le parti».
Attenzione, infine, perché molti dei ricoveri avvengono per l’ingestione di funghi commestibili. «Questo avviene quando i funghi sono trattati male – ha chiarito Dell’Oste –. Bisogna invece trattarli con estrema cura, come il pesce: consumarli il più presto possibile, trasportarli in contenitori rigidi aerati, sono assolutamente da evitare sacchetti di plastica. E se non si riescono a consumare appena raccolti, vanno sbollentati prima di metterli in frigo o nel freezer. Il chiodino, ad esempio, è molto ricercato, ma ha dato tanti problemi. Va raccolto giovane, dev’essere evitato quando il gambo comincia a diventare scuro, e va sbollentato per almeno dieci minuti (buttando via l’acqua); poi va cotto a lungo, sopra i trenta minuti. Solo così si è sicuri di mangiare un prodotto che non dà problemi».