Per chi svolge servizio con i più giovani – catechista o insegnante, educatore o allenatore – è frequente usare l’immagine del cammino. Zaino in spalla, scarpe ai piedi e via, un passo dopo l’altro. Lo ha fatto anche Papa Francesco scegliendo come tema per la Giornata mondiale della Gioventù 2024 un versetto di Isaia: «Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi». La 39a edizione della GMG si celebra nelle singole Diocesi di tutto il mondo nella solennità di Cristo Re, domenica 24 novembre. E a camminare saranno anche i giovani dell’Arcidiocesi di Udine che l’Ufficio diocesano di Pastorale giovanile invita a riunirsi a San Daniele nel pomeriggio di quel giorno, a partire dalle 15. Sono invitati adolescenti dalla prima superiore e giovani. «Ormai è una tradizione che la GMG diocesana sia itinerante», spiega Elena Geremia, segretaria dell’Ufficio di Pastorale giovanile. «Dopo la prima edizione di Udine, negli anni siamo andati a Cividale del Friuli, Palmanova e quest’anno San Daniele. Sarà un pomeriggio – svela – per approfondire il tema del messaggio di Papa Francesco per la GMG. E lo faremo in un modo “particolare”».
L’Arcivescovo con i giovani
Cosa ci può essere di particolare nel camminare… se non il camminare in sé? O meglio: il camminare insieme verso una meta. Domenica 24 novembre, infatti, i giovani partecipanti non si riuniranno a San Daniele, ma nei pressi del Lago di Ragogna (nel parcheggio di via del Lago), alle ore 15, per iniziare un simbolico pellegrinaggio fin sul colle della cittadina, dove li attenderanno incontri, animazione, testimonianze e, in conclusione, la Santa Messa. «Avremo un camminatore d’eccezione – anticipa Geremia – perché per tutto il pomeriggio sarà con noi l’arcivescovo Riccardo». Proprio mons. Lamba presiederà la Messa che concluderà il pellegrinaggio, alle 19 nel duomo della cittadina collinare.
Un cammino condiviso
Per quanto simbolico, ogni cammino vuole la sua giusta preparazione. Così è nata l’idea di offrire ai gruppi partecipanti un’anteprima della GMG tramite un’attività che la “piggì” diocesana proporrà anticipatamente. Una preparazione non calata dall’alto, ma condivisa con il territorio che ospiterà l’esperienza. «Ci siamo riuniti più volte con l’équipe della Pastorale giovanile diocesana e con alcuni giovani impegnati nelle Parrocchie della Forania del Friuli collinare» afferma don Davide Larcher, vicario parrocchiale di San Daniele del Friuli. «Insieme abbiamo preparato le attività, affinché il cammino non sia svolto solo a piedi, ma anche con lo spirito. E diventi un pellegrinaggio alla scoperta del seme che Dio ha nascosto dentro ai giovani stessi, che spesso faticano a riconoscere. Il territorio – prosegue don Larcher – è coinvolto anche in alcune persone che metteranno a disposizione dei partecipanti alcune esperienze da loro vissute». A proposito di territorio, nei momenti liberi del pomeriggio sandanielese i giovani potranno anche visitare la storica Biblioteca Guarneriana, aperta per l’occasione.
«I giovani? Pellegrini e non turisti della vita»
Cammino e pellegrinaggio sono parole ricorrenti nel Messaggio che Papa Francesco ha voluto consegnare ai giovani per la Giornata mondiale della Gioventù 2024. «Il vostro camminare – scrive il Santo Padre – non sia semplicemente un passare per i luoghi della vita in modo superficiale, senza cogliere la bellezza di ciò che incontrate, senza scoprire il senso delle strade percorse, catturando brevi momenti, esperienze fugaci da fissare in un selfie. Il turista fa così. Il pellegrino invece si immerge con tutto sé stesso nei luoghi che incontra, li fa parlare, li fa diventare parte della sua ricerca di felicità». Parole che trovano sponda nella GMG sandanielese, come spiega il vicario parrocchiale della cittadina collinare, don Davide Larcher. «L’immagine che il Papa ha scelto è azzeccatissima perché coglie un bisogno nel cuore dei più giovani, ossia la necessità di sentirsi pellegrini. Nei giorni scorsi – prosegue – con alcuni ragazzi riflettevamo proprio sul fatto che viviamo la vita passivamente, facendo tantissime cose (spesso troppe) di cui conserviamo un ricordo sbiadito o al massimo una foto sul telefono. Molto di rado questi ricordi danno una spinta in più… per questo è necessario sentirsi pellegrini, custodendo le esperienze non solo nella galleria del telefono, ma nel cuore. Sono tratti di vita che hanno qualcosa da dire e, in aggiunta, fanno incontrare ai giovani moltissimi altri pellegrini, come loro incamminati su una stessa strada in cui condividono fatiche e passi, successi e fallimenti. Credo – conclude don Larcher – che il Papa abbia centrato il bersaglio di ciò che sta veramente a cuore ai giovani, aiutando nel contempo la nostra Chiesa a vedere la realtà dei giovani con questo “filtro” e capendo ciò che loro, i giovani, ci stanno domandando senza usare parole.»
Giovanni Lesa