L’uomo moderno, grazie anche al contributo degli strumenti che la tecnologia mette a sua disposizione, vede ridursi sempre di più i tempi dell’attesa. Per certi versi potremmo dire che non è più abituato ad attendere perché basta un click oppure fissare con lo sguardo un sensore e, come per magia, si aprono delle app o delle porte.
Eppure la vita porta in sé iscritto il mistero dell’attesa, sin dal suo primo sorgere: è fisiologico attendere nove mesi dal concepimento perché un bambino, seguendo tutte le tappe necessarie per il processo di maturazione di tessuti ed organi nell’utero della madre, venga alla luce per poi proseguire il suo cammino di crescita psicofisica, sociale, morale e spirituale fino alla fase adulta dell’esistenza in cui esprimere la propria identità ed autonomia.
Anche noi credenti nel tempo liturgico di Avvento, siamo invitati a vivere consapevolmente il tempo dell’attesa: attesa di quella salvezza, segnata una volta per sempre dall’evento dell’Incarnazione del Verbo di Dio, ma che culminerà nell’incontro personale con il Signore Gesù Cristo al termine della nostra vita e per l’umanità tutta con il Suo ritorno glorioso alla fine dei tempi.
La Parola di Dio che ascolteremo nel tempo di Avvento ci inviterà a perseverare nell’attesa con gioia e speranza perché il Signore è sempre più vicino e sta compiendo sin d’ora la Sua promessa di salvezza. La nostra risposta consisterà nell’impegno di vegliare e pregare in ogni momento, preparando la strada al Signore che viene con tutti quegli atteggiamenti che esprimono il desiderio di conversione ai valori del Vangelo.
Ci accompagneranno in questo tempo di attesa le grandi figure della storia della salvezza: il profeta Isaia, che raccoglie le speranze del popolo d’Israele della venuta del Messia; Giovanni Battista, l’ultimo dei profeti, che indicherà il Cristo già presente in mezzo al suo popolo; Maria che mirabilmente Dante così descrisse: “Tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti sì, che il suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l’amore per lo cui caldo ne l’eterna pace così è germinato questo fiore”; Giuseppe, sposo di Maria, uomo giusto, alla cui custodia premurosa Dio ha affidato gli inizi della nostra redenzione.
Auguro a tutti di poter riassaporare con loro il gusto di questo tempo di attesa, nella gioia che da più di duemila anni sgorga sempre fresca dall’annunzio della nascita di Nostro Signore Gesù Cristo e che, come “pellegrini di speranza”, celebreremo in modo speciale nell’ormai prossimo Anno Giubilare.
Riccardo Lamba, arcivescovo