Cinque opere – “Trincea”, “Droga”, “Bandiera e Mascherone in via Mantica”, oltre ai “Primi studi per ritratto di famiglia” – a firma del maestro Giovanni Cavazzon, donate alla comunità friulana e ora accolte al Palazzo del Governo di Udine, sede della Prefettura.
La cerimonia di presentazione dei quadri, svoltasi venerdì 22 novembre, è stata l’occasione per ripercorrere il percorso artistico dell’autore che ha “firmato”, tra le altre, anche le icone della chiesa del Sacrario di Redipuglia. Formatosi all’Accademia Toschi di Parma, situata vicino al prestigioso Teatro Regio – percorso di studi che ha contemplato sette anni di durissime esercitazioni – Cavazzon si considera “un figlio diretto della scenografia”, come è stato evidenziato nel corso dell’evento a cui hanno partecipato, tra gli altri, il prefetto Domenico Lione, il presidente del Consiglio regionale del Fvg, Mauro Bordin, il delegato del sindaco di Udine, il consigliere Iacopo Cainero, la presidente del Club Unesco di Udine, Renata Capria D’Aronco.
La lectio del professor Ivan Crico, davanti agli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Udine, è stata l’occasione per soffermarsi sull’interessante percorso artistico di Cavazzon. «Un artista che non solo guarda alla tradizione – è stato detto –, ma la utilizza come strumento di esplorazione contemporanea. La scenografia, da lui definita “come il vero, dunque la vita” e come “tecnica assoluta”, diventa un mezzo per comprendere anche altre forme d’arte, come quella astratta e concettuale, per poi tornare alla rappresentazione del reale e del figurativo».
Cavazzon, è stato aggiunto, «coinvolge lo spettatore come in un teatro. La sua opera rappresenta un esempio tangibile di come la pittura figurativa possa essere reinterpretata in senso attuale, mantenendo una connessione profonda con la tradizione, ma utilizzandola per esplorare tematiche moderne e universali». Un lavoro, dunque, che «si colloca in quel dialogo tra passato e presente ribadendo che lo studio della storia dell’arte e delle tecniche tradizionali è ancora oggi una via per raccontare, con forza e autenticità, i drammi e le speranze di uomini e donne in cammino lungo le strade dell’essere».
Monika Pascolo