Dal Vangelo secondo Luca Lc 2, 1-14
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Parola del Signore.
Commento al Vangelo del 25 dicembre 2024,
Natale del Signore
A cura di don Davide Larcher
Non facciamo fatica a sentirci anche noi assieme a Maria e Giuseppe, lungo la strada che li porta verso Betlemme. Lei, col pancione e tante domande custodite nel cuore, sulla groppa di quell’asinello che Giuseppe guida sotto un cielo buio e trapuntato di stelle, quasi abbiano capito che questa notte non è come tutte le altre. Non facciamo fatica, perché pare che il mondo intero viva la sua notte: il gelo ha intorpidito il cuore di troppi uomini. L’odio e la guerra all’ordine del giorno; la gioia e la speranza per il futuro faticano a fare capolino. È come se mancasse qualcosa per tornare ad essere Uomini. Cesare Augusto aveva indetto un censimento. Per questo Maria e il suo sposo sono in viaggio. Non che a Cesare interessasse degli uomini, a lui interessava sentirsi numericamente grande. Gli uomini, per lui, erano numeri a disposizione delle sue smanie di grandezza. Somiglia un po’ al nostro mondo, vero? Ma quanto più il cielo è buio, tanto più le stelle brillano. Se n’erano accolti i pastori che coricati nel freddo avevano visto le stelle gioire più del solito. E partono, un po’ come noi, nel cuore della notte a cercare il motivo di tanta gioia nell’universo. Hanno sete di luce, e si mettono in cammino. Scoprono così che è stato Dio ad andare loro incontro. Li attendeva lì, a Betlemme, nell’intimità di una ragazza appena diventata mamma di un Dio che s’è fatto bambino quasi per avvicinarsi a noi senza intimorirci, in modo che nulla di ciò che riguarda la nostra vita fosse a lui sconosciuto. Lo avevano gridato i profeti dell’antico Israele, che col cuore sognatore e lo sguardo capace di andare oltre l’apparenza delle cose avevano intuito che Dio avrebbe eliminato ogni distanza con l’uomo. Ad attendere Gesù è il cuore di ogni uomo che desidera la felicità e la libertà: oggi è nato il Salvatore!
«Oggi è nato il Salvatore!» è la notizia sempre nuova che oggi ci portiamo a casa con lacrime di gioia. «Oggi è nato il Salvatore!» racconteremo ai nostri bambini incantati dalla magia del Natale, mostrando loro come il vero regalo di questa notte appartenga all’ordine spirituale delle cose e mai sarà destinato a perire.
«Oggi è nato il Salvatore» diremo ai nostri ragazzi, che magari hanno paura a volgere lo sguardo a Gesù perché il mondo ha insegnato loro a non dar retta all’infinito che cerca il cuore. «Oggi è nato il Salvatore!» diremo a noi stessi, quando con un po’ di nostalgia guarderemo quella sedia rimasta vuota al pranzo di Natale, perché chi amavamo è partito per il grande viaggio, perché da oggi la morte ha incontrato la sua sconfitta.
«Oggi è nato il Salvatore!». Nasce ogni giorno, se vogliamo. E ogni volta che la vita sembrerà mostrarci tutta la sua pesantezza, andremmo a Betlemme. Bet-lehem, in ebraico, signica “casa del pane”. E nella mangiatoia dell’altare la carne del Dio bambino che si fa pane rinnova il miracolo che fa vibrare le stelle.
Portiamo a casa un po’ di questa luce: quando là fuori, l’uomo sarà stremato dal freddo e dal buio dello spirito, verrà a cercare la luce, e la troverà in noi, piccole braci nascoste sotto la cenere del mondo, ma capaci di accendere l’universo di stelle.
don Davide Larcher