Circa trecento persone, tra le luminarie natalizie del centro di Udine, a camminare dribblando i tavolini di avventori infreddoliti e incuriositi dal “serpentone”. Nell’aria il profumo delle cioccolate calde e delle rose bianche, monito di dignità, ad accompagnare un corteo che si è snodato fino a via Spalato, sede della casa circondariale di Udine. Proprio il carcere è stato il motivo di tanta aggregazione, che nel pomeriggio di sabato 21 dicembre ha dato vita alla marcia non violenta “Io ci sono”, per i diritti e la dignità dei detenuti.
A camminare, persone comuni accanto alle autorità – per il comune di Udine presenti gli assessori Arianna Facchini, Stefano Gasparin, Federico Pirone e Rosi Toffano, oltre a diversi consiglieri. Presente anche la deputata Debora Serracchiani e la consigliera regionale Manuela Celotti -, a volontari di associazioni e realtà in servizio presso il penitenziario udinese, scout con le lanterne della “Luce della Pace di Betlemme” giunta lo stesso giorno con le staffette. E le rose bianche.
I temi: condizioni di vita e sovraffollamento
Due i temi che hanno messo in movimento tante persone, a partire delle precarie condizioni di vita negli istituti di pena. Basti pensare che da inizio anno sono stati 83 i suicidi di detenuti nelle carceri italiane, a cui se ne sono aggiunti 7 da parte del personale. Altro tema è quello del sovraffollamento, da anni nell’agenda delle associazioni di volontariato e non solo. Nei cinque penitenziari della nostra regione sono detenute 685 persone a fronte di una capienza complessiva di 484 posti: il 41,5% in più, quasi il doppio del dato nazionale (22%. Dati del Ministero della Giustizia aggiornati al 30 novembre 2024).
Mons. Lamba: «Difficoltà nei detenuti e nel personale»
Ma torniamo al corteo udinese, una camminata che ha avuto il suo inizio in piazza del Duomo. Sul sagrato della Cattedrale, le parole dell’arcivescovo mons. Riccardo Lamba. «Voglio ringraziare tutte le persone che lavorano nelle case circondariali. Come possiamo immaginare, nella carenza del personale anche loro vivono una situazione di difficoltà». La Chiesa udinese ha istituito una cappellania penitenziaria attiva nei due istituti del territorio diocesano – a Udine e Tolmezzo -, curate dai padri vincenziani. Nel carcere di Udine è attivo anche un centro di ascolto gestito dalla Caritas diocesana, impegnata anche in progetti sul “dopo carcere”. Un tema su cui mons. Lamba è intervenuto anche nella recente intervista al nostro settimanale.
«Ci tenevamo a lanciare questo messaggio e far caprie che i detenuti non sono soli. La società civile è vicina» ha affermato Andrea Sandra, garante dei diritti delle persone private della libertà per il comune di Udine, ai microfoni della RAI.
Le rose per la Messa di Natale
Le rose bianche, dicevamo. Giunto il corteo in via Spalato – tra i saluti dei detenuti in regime di semilibertà e i canti -, sono state raccolte e saranno donate al carcere udinese, dove orneranno l’altare su cui l’Arcivescovo celebrerà la Messa di Natale, il 25 dicembre alle 9.30. Un segno di dignità e di bellezza, elementi di cui il mondo carcerario ha estrema necessità.
G.L.