Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,1-4;4,14-21
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Parola del Signore.
Commento al Vangelo del 26 gennaio 2025,
III domenica del Tempo ordinario (Anno C)
A cura di don Alex De Nardo
La Parola di Dio oggi irrompe come una ventata d’aria fresca e rompe il clima di pessimismo che spesso respiriamo. La prima Lettura racconta della difficile ripartenza di Israele dopo l’esilio a Babilonia. Pur essendo tornati in patria da quasi un secolo, la rinascita tarda ad arrivare. Come risollevare le sorti morali della città ricostruita? Esdra ha un’intuizione: raduna il popolo e solennemente fa leggere la Scrittura che giaceva dimenticata nelle sacrestie del tempio distrutto. Ne scaturisce un pianto collettivo perché quella Parola ha toccato le corde più profonde della vita di quelle persone e le ha fatte vibrare; finalmente hanno un orizzonte, una norma da seguire, una Parola che Dio ha donato ed era stata dimenticata. La Parola di Dio, allora, è l’antidoto ai problemi del nostro mondo, l’unico fondamento di una società giusta, finalmente libera dal male e dall’ingiustizia, una società in cui gli uomini si sentono davvero figli dell’unico Padre.
È questo che annuncia anche il Vangelo. Gesù si trova a Nazaret ed entra nella sinagoga per la liturgia del sabato.
Egli si presta come lettore e a lui tocca commentare il passo che ha proclamato. Ma Luca evidenzia alcuni particolari significativi. È Gesù stesso ad aprire il rotolo: senza Cristo il testo sacro è un libro chiuso, gli oracoli e le parole antiche rimangono incomprensibili. Dopo la lettura, il rotolo viene riconsegnato. Anche questo particolare non è casuale: l’Antico Testamento ha lo scopo di portare a Gesù e, raggiunto questo scopo può essere arrotolato, l’attesa del Messia è finita.
Poi Gesù si siede, come facevano i rabbini per insegnare, e comincia l’omelia non commentando il testo di Isaia con parole altrui, ma proclamandone la realizzazione. Sono parole meravigliose, quelle del profeta, intrise di speranza, rivolte ad un popolo scoraggiato, in esilio, sconfitto. Nell’anima, anzitutto. E Isaia, che aiuta a leggere gli eventi con lo sguardo di Dio, vola altissimo. Il suo mandato è proclamare che, in un mondo che sembra destinato alla rovina, Dio irrompe e libera; proclama «l’anno di grazia del Signore» (Lc 4, 19), il giubileo, il tempo in cui sono condonati i debiti, cessa la schiavitù, viene ristabilita la giustizia. E questo annuncio che Gesù riferisce a sé, accade oggi. Oggi la sua Parola ci libera dal groviglio di passioni che ci fanno ripiegare su noi stessi, dalla sete di possesso, dalla frenesia di potere che sono come catene diaboliche che avviluppano l’uomo e lo tengono schiavo. Oggi questi ceppi cominciano ad essere frantumati. La forza che li spezza è quella dello Spirito che è all’opera in Gesù e nella sua Parola potente.
È significativo rileggere l’annuncio di Gesù in questo anno giubilare. Esso irrompe nella nostra storia, così travagliata e votata al pessimismo, come l’annuncio che oggi Dio agisce e libera: non ieri, quando le cose ci sembravano andare meglio, non domani in un futuro indefinito, ma oggi, in mezzo ai drammi della storia, in mezzo ai nostri problemi concreti, in mezzo alla nostra vita così ordinaria, Dio viene e ci libera da tutto ciò che ci rende schiavi.
Oggi ci viene dato un tempo per avere speranza, una speranza che non poggia su fragili basi umane, ma è fondata sulla Parola di Dio che ci mostra che, se le diamo ascolto, la storia può cambiare.
don Alex De Nardo