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Crescono le disuguaglianza, ma un nuovo modello produttivo è possibile

È notizia recente: secondo un rapporto di Oxfam sulle disuguaglianze nel 2024 il patrimonio complessivo dei miliardari di tutto il mondo è aumentato di duemila miliardi di dollari, tre volte di più rispetto all’aumento del 2023. Al contempo, rivela lo studio, il numero delle persone che vivono con meno di 6,85 dollari al giorno è vicino a 3,6 miliardi, cioè al 44% della popolazione mondiale. Anche restando a “casa nostra”, tanto i dati Istat quanto i report di Caritas italiana (confermati dai numeri dei Centri di ascolto della nostra Diocesi) registrano non solo un aumento della povertà (soprattutto a Nordest), ma un contestuale divaricarsi delle disuguaglianze economiche e sociali.
Disuguaglianze che spesso diventano abissi invalicabili e che per le generazioni più giovani si traducono nell’impossibilità anche solo di immaginare un futuro. Eppure è noto che favorendo una dignitosa qualità della vita per quante più famiglie possibile e creando un ambiente socioeconomico stabile, a crescere è il benessere complessivo della comunità. La perdurante crisi economica, sociale e ambientale impone una riflessione sull’opportunità di pensare a un cambiamento del nostro modello di produzione, basato sul sovrasfruttamento delle risorse e su una visione consumistica dei beni e delle persone. Il mondo pare però andare noncurante in tutt’altra direzione. Muove da qui la volontà del gruppo di «Solidarietà per azioni» di iniziare l’annuale percorso di formazione da un incontro aperto a tutta la cittadinanza (in programma venerdì 31 gennaio alle 18.30 al Centro culturale Paolino d’Aquileia) che si concentri sui diversi “volti dell’economia”. Quella solidale, per esempio che ha come elementi caratterizzanti il mutualismo, la cooperazione, la sostenibilità, la democrazia e la giustizia. In questo senso nel mondo si stanno sperimentando pratiche che, pur nella loro grande diversità, hanno un obiettivo comune: riportare gli scambi economici in una dimensione che permetta ai cittadini di decidere non solo quali beni acquistare, ma anche quali scelte produttive adottare sul proprio territorio. Il distretto solidale del Friûl di Mieç e la sua filiera della farina ne sono un esempio significativo. Un’economia dunque fortemente caratterizzata da un protagonismo delle comunità locali che restano però aperte al mondo tessendo reti solidali con altre comunità. Guardare ai diversi volti dell’economia vuol dire inoltre comprendere l’impatto che può avere scegliere una finanza capace di mettersi al servizio delle comunità e delle persone, rispondendo alle loro esigenze e ai loro bisogni, per favorire la costruzione di una società in cui la forbice delle disuguaglianze va progressivamente riducendosi. Di questo e molto altro si parlerà venerdì 31 gennaio alle 18.30 al centro culturale Paolino d’Aquileia, a Udine, insieme a Anna Fasano, economista e presidente di Banca Etica, e Nadia Carestiato, geografa, ricercatrice e docente all’Università di Udine, presidente di proDES Fvg, realtà che si occupa di promuovere e comunicare l’economia solidale in Friuli-Venezia Giulia.

Silvia Cotula

Caritas diocesana di Udine

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