
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 6, 39-45
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».
Parola del Signore.
Commento al Vangelo del 2 marzo 2025,
VIII domenica del Tempo ordinario (Anno C)
A cura di don Pietro Giassi
«La bocca esprime ciò che nel cuore sovrabbonda». Prima di aiutarci assieme con questo breve commento lancio una proposta/provocazione: facciamoci aiutare dai nostri familiari/amici/conoscenti facendoci elencare da loro le parole che più spesso pronunciamo. Avremo così una lista di quelle parole che maggiormente abitano il nostro cuore. Spesso da noi stessi non abbiamo sufficiente luce per operare questa pulizia; detta in termini evangelici: spesso non ci rendiamo conto da soli che nel nostro occhio c’è una trave. L’indulgenza e l’autogiustificazione ci fanno considerare le nostre travi come pagliuzze mentre non di rado sono grossi ostacoli che intralciano la vista. Ecco allora l’aiuto che potremo trarre dalle persone che vivono accanto a noi: porteremo luce, questo sarà un esercizio per fare verità e per imparare un po’ l’umiltà.
«Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro». È bene ora fermarci chiedendoci chi sono i maestri della nostra vita, a chi ci rifacciamo per trarre ispirazione e insegnamento lungo il nostro cammino. Non di rado veniamo raggiunti da brevi frasi colte da immagini in rete piuttosto che da pensieri e discorsi avuti con amici o sentiti alla televisione. La nostra coscienza ci aiuta a cogliere ciò che di vero vi è in quanto sentiamo, ma talvolta è necessario ripulire il messaggio da mezze verità o interpretazioni che tendono a trarre in errore o se non altro non aiutano affinché la verità ci porti a vivere una vita buona. Ecco allora la necessità di avere un Maestro interiore che ci aiuti a fare discernimento rispetto a tutti quei pensieri che bussano alla porta del nostro cuore. Lo Spirito del Maestro, se invocato, ci difenderà e ci sosterrà per camminare con il Signore, dietro al Signore sulla via della vita. «Non vi è ancora buono che produca frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto».
Come allora capire e quindi discernere tra i vari “maestri” che si affacciano alla nostra vita? Ci vien detto che li riconosceremo dai frutti che porteranno. Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza… (Gal 5,22-26): se qualcuno di questi frutti inizierà a sorgere nel nostro cuore capiremo che quanto ci viene suggerito viene dal Signore. Al contrario, se dentro di noi inizieranno a spuntare l’ansia, la fretta, la paura, la tristezza di non essere stati capiti, la rabbia e l’autocommiserazione, il parlar male degli altri… allora inizieremo a intravedere l’opera del maligno che vuole abbatterci e dividerci tra noi. Frutti sono anche le azioni che veniamo spinti a compiere e le parole che nascono in noi. Così, ritornando all’esercizio proposto all’inizio del commento, sottolineiamo l’importanza delle parole che custodiamo in noi e che possono costruire o distruggere il mondo attorno a noi: che il Signore ci dia la grazia di parlare per l’edificazione comune e tacere con umiltà.
don Pietro Giassi