Abbonati subito per rimanere sempre aggiornato sulle ultime notizie
ArcivescovoChiesaGiubileo 2025In evidenza

L’Arcivescovo alle persone detenute di Tolmezzo: «Il Giubileo come tempo di riconciliazione e speranza»

Un incontro intenso e carico di significato quello vissuto nel pomeriggio di giovedì 20 febbraio dalle persone detenute nel carcere di Tolmezzo, dove l’arcivescovo di Udine, mons. Riccardo Lamba, ha proposto la prima delle tre catechesi dedicate al Giubileo e rivolte proprio a chi è privato della libertà personale. Mons. Lamba ha spiegato il senso storico e spirituale del Giubileo, dialogando con i presenti su temi profondi come la pace, l’indulgenza e la misericordia di Dio.

Il significato del Giubileo e le sue radici bibliche

Mons. Lamba ha introdotto il tema del Giubileo partendo dalla sua origine nella tradizione ebraica. Nell’Antico Testamento, ogni 50 anni il popolo d’Israele celebrava l’“anno giubilare”, sancito dal suono del corno (lo jobel), durante il quale la terra doveva riposare, i debiti venivano condonati e gli schiavi liberati. Il Giubileo era dunque un tempo di riequilibrio sociale e di ritorno a Dio, concetti che trovano continuità nella tradizione cristiana.

L’indulgenza: il volto misericordioso di Dio

Un altro punto dell’intervento è stato il tema dell’indulgenza. Dopo aver ricordato la storia della concessione dell’indulgenza della Porziuncola e la successiva estensione della stessa a partire dal giubileo del 1300, L’Arcivescovo ha sottolineato che «L’indulgenza è espressione della misericordia divina: Dio, vedendo il sincero pentimento del peccatore, si fa carico della sua colpa e della riparazione del male compiuto».

Ha usato, mons. Lamba, un’immagine efficace: «Quando un bambino rompe un oggetto, il padre interviene per riparare il danno. Così fa Dio con noi: quando riconosciamo il nostro errore e ci pentiamo, Lui si fa carico delle conseguenze, colmandoci della sua misericordia». Ha poi aggiunto un esempio pratico: «Pensate a una pentola lasciata sul fuoco troppo a lungo. Anche se la si pulisce, spesso rimane l’odore di bruciato. L’indulgenza è ciò che rimuove quel residuo, riportando tutto alla purezza originaria».

La pace: dono da costruire con la preghiera. «Anche voi potete aiutare»

Rispondendo alle riflessioni dei presenti, mons. Lamba ha affrontato il tema della pace, partendo dalla sua dimensione personale fino a quella globale. Ha ricordato episodi come la tregua di Natale del 1914, quando soldati nemici sul fronte della Prima Guerra Mondiale deposero le armi per cantare insieme canti natalizi. Ha citato anche esempi di riconciliazione tra popoli in conflitto, sottolineando che la pace inizia da un cambiamento interiore: «Se nel nostro cuore c’è riconciliazione con Dio, sarà più facile costruire la pace tra gli uomini».

Rivolgendosi ai presenti, l’Arcivescovo ha affermato inoltre che: «Forse pensate di non poter fare nulla per la pace nel mondo. Ma voi, come le monache di clausura, potete intercedere con la vostra preghiera. Nessuno la vede, nessuno la sente, ma Dio la ascolta. È un segno silenzioso e nascosto, ma potente. Come dice il Vangelo: “Il Padre vostro, che vede nel segreto, vi ricompenserà”.»

Le opere di misericordia: un cammino possibile a tutti

Mons. Lamba ha poi parlato delle opere di misericordia, sottolineando che il Giubileo non è solo un pellegrinaggio fisico, ma anche interiore. «Chi è in carcere o chi è malato può vivere il Giubileo compiendo gesti di carità: aiutare un compagno di cella, offrire un indumento, essere operatori di riconciliazione. Anche questi piccoli atti, se fatti con amore, hanno un valore immenso agli occhi di Dio».

Un Dio che ama senza condizioni. E la preghiera per il Papa

Infine, l’Arcivescovo ha esortato i presenti a rivedere l’idea che spesso si ha di Dio come giudice inflessibile: «Dio non ci abbandona a causa dei nostri errori. Il Giubileo è il tempo per riscoprire il suo amore incondizionato e lasciarci trasformare dalla sua misericordia». Mons. Lamba ha concluso con un invito alla speranza, sottolineando che anche chi ha sbagliato può intraprendere un cammino di redenzione. Al termine dell’incontro, le persone detenute hanno espresso un desiderio comune: pregare per la salute del Papa. Con un canto dedicato alla Madonna, “Madre, io vorrei”, hanno infine affidato a Maria le speranze e le sofferenze del loro cammino.

Bruno Temil

Articoli correlati