«L’ascolto della Parola di Dio non è qualcosa di culturale, ma è un modo per presentarci, per identificarci, cioè per comprendere sempre meglio qual è l’identità di Gesù, di Pietro e di conseguenza di ciascuno di noi. Quindi la vostra identità, Aeneid e Manuel».
Da sabato 22 febbraio l’identità di Manuel Minciotti e Aeneid Ugonna Ozuo – richiamata nelle parole, citate, dell’arcivescovo mons. Riccardo Lamba – è cambiata per sempre. Nella mattina di sabato, infatti, essi hanno promesso l’impegno costante nella preghiera, nell’evangelizzazione e nel celibato, ricevendo quindi la consacrazione a diaconi. A Dio piacendo ne riceveranno presto un’altra, di consacrazione, con il presbiterato. Ma Dio procede per gradi, così come la Chiesa. E così nella Cattedrale di Udine – gremitissima nonostante un giorno e un orario non convenzionali per un’ordinazione – è iniziata una prima, grande, festa.
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L’identità dei discepoli. «Anche la vostra, Aeneid e Manuel»
Nella sua omelia mons. Riccardo Lamba ha puntato su un tema – peraltro di grande attualità nel dibattito culturale – che procede tuttavia dall’episodio evangelico narrato dalla Liturgia del giorno: l’identità. In particolare l’identità del discepolo di Cristo. «Gesù pone una domanda ai suoi discepoli: “La gente chi dice che io sia?”. E oggi a noi; tu Aeneid, tu Manuel, tu don Riccardo, tu “Chi dici che io sia? Chi sono io per te?”».
«Perché per noi che siamo credenti desiderosi di essere sempre più discepoli di Gesù Cristo – ha proseguito mons. Lamba – l’ascolto della Parola di Dio non è qualcosa di culturale, ma è un modo per presentarci, per identificarci, cioè per comprendere sempre meglio qual è l’identità di Gesù, di Pietro e di conseguenza di ciascuno di noi. Quindi la vostra identità, Aeneid e Manuel».
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Un momento in cui la vita cambia. «Gesù non ha aspettato la perfezione»
Nelle parole dell’Arcivescovo è ricorrente, quasi assillante a ritmo del battito del cuore, la domanda che Gesù rivolse ai discepoli: “Chi dite che io sia?”. Un quesito la cui risposta fu decisiva per i dodici… e anche per noi oggi. «Da quel momento, da quella domanda e da quella risposta di Pietro, i discepoli incominciano a distinguersi dalla folla», ha constatato Lamba. «I discepoli da quel giorno in poi sono chiamati a dirigersi decisamente con Gesù verso Gerusalemme, dove parteciperanno con tutta la loro fragilità (che conosciamo bene) al Mistero pasquale di Gesù. Cari Manuel ed Aeneid – ha concluso -, anche voi oggi in questa celebrazione ricevete con Pietro, gli apostoli e tutti noi la rivelazione di chi è Gesù, la rivelazione della sua identità. Non ha aspettato che foste perfetti, non ha aspettato che foste pienamente consapevoli della vostra identità agli occhi di Dio, o che foste pienamente consapevoli della vostra missione. Questa rivelazione è donata a voi e a noi e coglie voi e noi in cammino, pellegrini con Gesù. Pellegrini verso Gesù».
I nuovi diaconi: «Siamo piccole barche, Gesù sa fare grandi cose con poco»
«Il Signore Gesù sceglie come sua prima cattedra la barca di Pietro. Non è una grande imbarcazione, o una nave da guerra, in grado di difendersi; è una piccola barca di pescatori, poco più di una scialuppa. Eppure il Signore sceglie quella. Come a dire che Lui, il Signore, sa fare grandi cose con il poco che noi gli mettiamo a disposizione». Queste le prime parole di don Minciotti e don Ozuo, al termine della celebrazione con cui sono stati ordinati diaconi.
«Ci sentiamo un po’ quella piccola barca – hanno proseguito -, noi che con il nostro ministero vorremmo portare alle persone che incontriamo il Signore Gesù. Alle persone desiderose di ascoltare la parola di Dio, quella Parola fatta carne. E vorremmo che gli occhi e gli orecchi di chi incontriamo non fossero puntati a noi, piccole barche, ma a Colui che sta sopra alla barca e insegna, a Colui che solo ha parole di vita eterna, a Colui che è la Parola di Vita».
G.L.