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Le opere di Alessandra Aita in mostra a Trieste. «Intreccio i legni “vissuti” del Tagliamento coi sentimenti dell’essere umano»

Era appena una bambina quando ha iniziato a dar forma ad argilla, gesso e “das”. Mentre le sue manine impastavano, lo sguardo lo ha sempre rivolto a papà Bruno, artista contemporaneo che si esprime attraverso lamiere, tele, disegni. Ha respirato arte da sempre, Alessandra Aita, classe 1983, di Buja. Poi da ragazzina il suo angolo di mondo preferito lo ritagliava tra colori e pennelli. Sempre a creare. Dopo gli studi all’Istituto d’arte Sello di Udine – «Una scelta del tutto naturale», racconta – un corso di grafica pubblicitaria le ha aperto la strada a quello che è diventato il suo mestiere. Ma la sua vita è sempre stata divisa tra l’impiego – il suo studio “Crea-Grafica&Stampa” è a Tricesimo, affacciato sulla Statale 13 – e quella «necessità di far uscire ciò che ho dentro». Emozioni, pensieri, riflessioni. Un percorso che l’ha avvicinata alla scultura. A quel fare con le mani – in principio maneggiando argilla e gesso – che le era rimasto dentro fin da piccola. E che coltiva ogni qualvolta riesce a ritagliarsi un momento libero, tutto per lei. «Al mattino presto, alla sera tardi, nei week end, seguendo qualcosa che “mi chiama”». Momenti magici che iniziano sul greto di quel fiume il cui scorrere delle acque l’ha accompagnata nella crescita. Sì, perché la materia scelta per dar forma a ciò che ha dentro la trova nella natura.

Alessandra Aita nel suo laboratorio a Buja

Vengono chiamati scarti, ma per Alessandra quei pezzi di legno che trova sulle sponde del Tagliamento sono racconti di una storia. Che lei trasforma per dar vita ad altre narrazioni. Alcune di queste sono le “protagoniste” di “Humans”, mostra personale che sarà a Trieste – a Palazzo Costanzi-Sala Veruda, in piazza Piccola 2 – dal 7 marzo al 1° aprile (tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20, a ingresso libero). «La prima esposizione nella mia terra, interamente dedicata alle mie opere, è per me una grande emozione», afferma. È la sintesi dell’evoluzione artistica di Alessandra. Di quelle legna ritrovate che raccontano la condizione umana. «Quegli oggetti già carichi di un vissuto li combino con metalli e resine che mi offrono l’opportunità di realizzare i dettagli dei volti – spiega –; così, elementi naturali e artificiali mi aiutano a evidenziare la complessità dell’esistenza, la fragilità e pure la bellezza della vita».

“Verso il domani”

Ogni opera per l’autrice «è un esperimento». Che nasce da bozzetti oppure da ciò che il pezzo di legno suscita. «Solitamente esco alla ricerca del materiale per le mie creazioni dopo abbondanti piogge, nella zona di Cimano, dove la bellezza del paesaggio è già arte».

Il “suo” protagonista è sempre l’essere umano. Con i suoi sentimenti. L’amore, il dolore, la separazione, la solitudine, la ricchezza delle relazioni, i rapporti con la tecnologia… Nelle sue mani il legno dà luogo – volutamente – a figure incomplete. «Ciascuno di noi è segnato da qualche mancanza o ferita e lo spazio vuoto non diventa solo l’occasione per comprendersi, ma anche per riempire quei buchi». Invito alla riflessione, dunque, personale e intima. Ma anche sguardo rivolto al futuro, partendo da salde radici. «Utilizzo parti della natura sopravvissute a chissà quali intemperie e arrivate fino a me, facendole rinascere a nuova vita».

Una delle sue opere

E grazie alla sua abilità nell’intrecciare e accostare la materia – utilizzando pochi strumenti –, dopo aver galleggiato sulle acque del Tagliamento, ciò che era albero o pianta un tempo, sembra che ora ondeggi pure nell’aria. «E ogni volta diventa per me una sfida provare a dare l’impressione del movimento».

Ora, dunque, l’approdo delle sue sculture a Trieste, nella rassegna proposta dal Comune in collaborazione con l’associazione culturale “Play Art-Alta Val Torre”.

La prima volta che le sue opere sono uscite dal laboratorio di Buja è stata nel 2013, con alcuni pezzi presenti al Fuori Salone di Milano, poi nel 2015 alla Fiera Arte Dolomiti di Longarone dove Alessandra ha vinto il primo premio. Tra le esposizioni, indimenticabili, una personale alla Alson Gallery nel cuore di Milano, e poi la rassegna a lei dedicata dal Festival di Majano nel 2018 che di fatto l’ha fatta conoscere anche “in casa”, oltre ad una mostra collettiva a Londra, che le ha aperto la porta per essere conosciuta e apprezzata pure all’estero (Dubai compreso). E poi c’è l’esposizione del cuore, insieme a papà Bruno a Lignano Sabbiadoro.

“Unione spirituale”

“Abbonata” agli ambienti artistici della Lombardia dove è già stata a Palazzo Martinengo a Brescia e al Castello medievale di Padernello, nella Bassa Bresciana (a maggio “tornerà” a “Milano Scultura”, prima fiera italiana dedicata esclusivamente a sculture e installazioni), qualche tempo fa la scultrice friulana è stata invitata in Svizzera a realizzare una mega opera – “Rinascita” – alta oltre due metri, in mezzo al bosco. E accade che, a mesi di distanza, siano ancora tante le persone che le scrivono per complimentarsi di quell’intreccio magico. «Una bella soddisfazione – ammette –, sapere che i legni “regalati” dal Tagliamento donano emozioni dappertutto». Anche a collezionisti ed appassionati che continuano con interesse ad appoggiare gli occhi su quell’originale forma espressiva, tanto che molte delle sue creazioni sono già state scelte per abbellire angoli di studi e dimore un po’ dappertutto in Europa.

“Incontro sospeso”

Ed è già pronta a nuove realizzazioni Alessandra, mentre si racconta e osserva quanto raccolto dalle acque a due passi da casa. Intanto, suo figlio Leonardo di appena quattro anni e mezzo, con un occhio rivolto alla mamma, dà fantasia alle sue creazioni. «Di certo non lo fermo perché si sporca, anzi. Farò di tutto affinché possa sempre esprimersi liberamente. E se lo vorrà fare attraverso l’arte, ne sarà felice». Così come papà Bruno lo è sempre stato di lei.

Monika Pascolo

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