In un contesto internazionale complicato, con le guerre ancora aperte dopo gli anni della pandemia, continua a Udine il fenomeno della progressiva riduzione delle insegne. Stando ai dati dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane di Confcommercio nazionale, report costruito su dati del Centro Studi delle Camere di Commercio G. Tagliacarne (la fotografia sul 2024 è scattata al mese di giugno), dal 2012 al 2024 il calo è del 22% nel commercio al dettaglio del centro storico (da 564 a 436 imprese, -128) e del 14% nell’area non centrale (da 403 a 346, -57).
Al contrario, si registra un incremento dei numeri di alberghi, bar e ristoranti: in centro storico si passa dalle 358 imprese del 2012 a 360 (+2), mentre fuori dal centro c’è un incremento da 235 a 249 (+14).
Il confonto con il pre-Covid
Quanto al raffronto tra il 2019 e il 2023, gli anni del Covid e del post Covid, il trend all’ingiù rimane evidente sul commercio, che segna -62 imprese in centro storico (da 498 a 436) e -9 fuori dal centro (da 355 a 346), mentre su pubblici esercizi e ricettività siamo a -13 insegne in centro (da 373 a 360) e a -9 in periferia (da 258 a 249).
La desertificazione
«Le difficoltà del terziario, settore comunque trainante dell’economia cittadina, visto che parliamo di oltre 11.500 lavoratori a Udine nelle aziende del commercio e dell’ospitalità – è il commento del vicepresidente nazionale di Confcommercio e provinciale di Udine Giovanni Da Pozzo –, si aggravano quando manca una programmazione urbanistica che sia coerente con le dimensioni della città. Un cambiamento epocale nelle abitudini di consumo, con il sempre più marcato utilizzo del commercio elettronico, si aggiunge a una desertificazione in alcune aree di Udine, al peso delle incombenze burocratiche e agli insostenibili costi della fiscalità sia nazionale che locale».
Il progetto Cities
Un quadro non diverso in varie altre aree del Paese, cui Confcommercio nazionale, ricorda Da Pozzo, propone il progetto Cities, «un contributo concreto per migliorare i centri urbani e rafforzare le economie di prossimità promuovendo il ruolo del terziario di mercato nell’ambito di un nuovo modello di sviluppo urbano basato su sostenibilità, comunità e identità». Le principali proposte? «Rigenerazione dello spazio pubblico e dei quartieri; Mobilità e logistica sostenibili per la città di prossimità; Patti locali per la riapertura dei negozi sfitti; Gestione partecipata e collettiva delle città; Politiche per il commercio locale più efficaci grazie all’uso di tecnologie digitali».
Le condizioni per fare impresa
«La situazione rimane di sofferenza – aggiunge il presidente del mandamento di Confcommercio Udine Giuseppe Pavan – ed è certamente conseguenza della riduzione del potere d’acquisto delle famiglie. Nell’attesa che possa dare i suoi frutti l’iniziativa dei Distretti del commercio, come pure la riforma regionale su cui sta lavorando l’assessore Bini, la nostra associazione continua a lavorare sui tavoli istituzionali perché si creino le condizioni migliori per fare impresa in città. L’auspicio è che l’amministrazione comunale assecondi lo spirito e la volontà con cui le aziende coraggiosamente continuano a operare in centro e in periferia».