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ChiesaGiubileo 2025

Tra interiorità ed esteriorità: quali ingredienti per vivere il Giubileo?

Giubileo, Giubileo, Giubileo. Nelle Parrocchie se ne parla molto, pare che in questo 2025 tutto sia Giubileo: è sufficiente che il titolo di qualche iniziativa contenga la parola “speranza” (virtù indicata come tema dell’Anno Santo) o l’aggettivo “giubilare” ed ecco che la ricetta è pronta.

Il Giubileo non è un aggettivo, né tantomeno un’etichetta. È certamente un “qualcosa” da approfondire, da esplorare, da capire. Ma è soprattutto un’opportunità spirituale che – come tutte le cose che hanno a che fare con lo spirito – richiede un percorso interiore, sicuramente personale, ma che non disdegna di essere vissuto in comunità. E poi, certo, certe prassi esteriori che fanno da “bastone” a quel cammino, sostenendolo anche fisicamente.

Ma che cos’è, in fin dei conti, il Giubileo? Più che su una strada, conviene che ci poniamo su un binario e procediamo in parallelo tra interiorità ed esteriorità, con la seconda che aiuta a comprendere (e vivere) la prima.

Giubileo è perdono

Se il nostro binario deve avere una partenza, lo “start” è la Sacra Scrittura. Sul precedente inserto che “La Vita Cattolica” ha dedicato al Giubileo, il biblista don Stefano Romanello ricordava come «In tre codici legali dell’Antico Testamento si prescrive l’istituzione dell’anno sabbatico, che consiste nel far riposare la terra e nel condonare i debiti alla scadenza di sette anni». Di quali debiti abbiamo bisogno di essere condonati, oggi? Forse dalle rate del mutuo? O da qualche pendenza aperta con un istituto di credito? Il binario del Giubileo entra nel tunnel dei debiti dell’anima, i peccati, con le loro conseguenze visibili – cioè esteriori, i rapporti tra le persone – e invisibili – la “pena” che viene da Dio, così chiamata dalla dottrina cattolica –. L’occasione dell’indulgenza permette di cancellare entrambe queste forme di debito, grazie ai Sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia. Oltre alla Parola di Dio, dunque, il Giubileo fa tappa in queste due stazioni, Sacramenti che possiamo definire “della via”, capaci cioè di sostenere con assiduità un cammino di fede. Lo ricorda ancora una volta Papa Francesco: «Le chiese giubilari – scrive il Papa nella bolla di indizione del Giubileo – potranno essere oasi di spiritualità dove ristorare il cammino della fede e abbeverarsi alle sorgenti della speranza, anzitutto accostandosi al Sacramento della Riconciliazione, insostituibile punto di partenza di un reale cammino di conversione». Cosa c’è di più concreto che ripercorrere la giornata di oggi, quella di ieri, l’ultima settimana e trovare quei momenti per cui dire “Grazie, Signore!”, oppure quelli per cui è meglio chiedere scusa? Celebrare il Giubileo è quindi, anche, impegnarsi con tutto noi stessi affinché il nostro binario volga decisamente verso un domani più vicino al Vangelo rispetto a quanto non lo fosse oggi o ieri. Fuor di metafora, è questo il senso del Giubileo: una conversione.

La Porta Santa di San Pietro

Giubileo è pellegrinaggio

Prima che al perdono, tuttavia, è il pellegrinaggio è la prima cosa a cui si pensa quando viene indetto un Giubileo: «Si va a Roma!» Certo, sulla tomba dell’apostolo Pietro. Ma lo stesso vale anche per tanti altri luoghi significativi della fede. Il binario dell’esteriorità, in questo caso, fa rima con fatica, sudore, zaino, attesa. Il pellegrinaggio è una modalità necessaria di vivere il Giubileo, a patto che i binari restino paralleli e alla fatica del corpo corrisponda quella dello spirito. Lo ricorda anche Papa Francesco nella bolla di indizione del Giubileo, Spes non confundit: «Mettersi in cammino è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita». Celebrare il Giubileo significa quindi mettere in moto il cuore, perché cammini verso il Signore. Paradossalmente, quindi, il Giubileo può essere vissuto con pienezza anche da chi non può muoversi da casa per motivi di salute o età, elemento ricordato anche dalle Norme della Penitenzieria apostolica sulla Concessione dell’Indulgenza durante il Giubileo Ordinario dell’anno 2025.

Giubileo è fede, è speranza, è carità

Riassumiamo le stazioni del viaggio: Parola di Dio, Riconciliazione, Eucaristia, pellegrinaggio interiore, conversione. Elementi che portano vita, la rinnovano, se ne prendono cura. E ogni vita curata è una vita offerta e disponibile anche a curarne altre. C’è una sorgente di speranza più grande della vita stessa? È il motto del Giubileo a ricordarcelo: “Pellegrini di speranza”. Che tra fuori e dentro di noi permette di cogliere ciascuno dei giorni di questo anno giubilare come un’occasione di svolta di vita.

Giovanni Lesa

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